An, paletti sul partito unico
Storace e Alemanno attaccano Fini
La destra sociale boccia il partito unico. E non solo. Dopo tre giorni di discussioni nel Palazzo dei capitani del popolo di Orvieto, la corrente degli ex rautiani traccia tutte le linee della sua strategia, e passa in rassegna casa comune, proporzionale e, soprattutto, entità del partito. Insomma, non ci saranno soltanto degli yes-men ad assecondare i capricci di Fini, che “per quattro chiacchiere al bar frantuma tutto”.
E’ Francesco Storace il più esplicito, che senza peli sulla lingua, attacca il leader di An per le scelte effettuate in seguito a quella famosa conversazione tra i colonnelli: “Equilibrio - affonda il ministro della Salute - non significa azzerare tutto, umiliare chi lavora e magari minacciare un repulisti nella federazione. Non mi piace il metodo con cui Fini anticipa futuri esercizi di dispotismo verso un partito che ora sembra costretto a difendersi più dal proprio leader che dagli avversari”.
Quello che serve, dunque, è una nuova dimensione unitaria di An che senza strappi e dissapori, prenda atto dell’esistenza delle diverse correnti e trovi il modo di coordinarle. Ne è convinto pure Gianni Alemanno, che, pur con toni più pacati, non si allontana troppo dalle considerazioni di Storace: “Fini ha la responsabilità di ricostruire l’unità - tuona il ministro dell’Agricoltura - basta con l’idea di un capo che pensa per tutti. Oggi non c’è più una classe dirigente, ci sono solo incarichi funzionali, An non può andare agli appuntamenti di autunno commissariata, soppressa”.
Dunque, in vista della direzione nazionale del partito prevista il 28 luglio, meglio mettere a priori le cose in chiaro. Non solo per le faccende intestine, ma anche per quel che riguarda il partito unico e la riforma elettorale. A togliere ogni ipotetico malinteso, ci pensa Storace che con il suo inconfondibile aplomb affonda il progetto unitario: “Sono sicuro che non si farà” visto che “una casa dove possono entrare anche Rutelli e la Mussolini non è una casa comune , ma un casino”.
Insomma, servono delle regole ben precise. “Senza costringere - spiega meglio Alemanno - a mettere insieme tutto e il contrario di tutto, rendendo determinante anche una forza dello 0,1 per cento”.
Stabilite le priorità, poi si può cominciare a parlare del futuro, anche perché entro le politiche non è fattibile, secondo la destra sociale, nessun cambiamento radicale. Questo significa che “non vogliamo chiamarci fuori – precisa ancora Alemanno -ma non faremo gli yes men”. Tutto qua. Serve che la rotta venga ridefinita, a partire dall’identità di An. “Fini ci deve giurare -avvisa infatti Storace -che alle elezioni andremo con nostro simbolo e la nostra lista”. Altrimenti saranno guai per il leader aennino, visto che, lo mette in guardia il ministro della Salute, “se Rutelli ha messo in discussione Prodi, anche da noi si deve parlare delle scelte del leader senza temere censure”. Fine dell’avvertimento.
fonte tgcom.it
Fini è convinto di essere insostituibile è ragiona esclusivamente con la sua testa, continuando con il suo becero berlusconismo strafottendosene della base del partito.
Sa bene che essa ormai non si lascia più illudere dalle cazzate del duo gasparri-la russa, ed ha una fottuta paura di indire i congressi per evitare di trovarsi di fronte all'ormai inevitabile bivio SVOLTA SOCIALE-CROLLO PERSONALE.
Personalmente sono ancora scettico, ma mi piace pensare che la seria resa dei conti interna alla destra italiana sia sempre più vicina...
E MO ASSETTATE, C'A TERZA PARTE è BELLA E L'EA VERè!!!