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Nick: alylia
Oggetto: A cheServe la letteratura
Data: 7/6/2003 16.39.3
Visite: 8

Il Festivaletteratura si è chiuso l'11/09/2000 a Mantova con una rivelazione:
il semiologo ha anticipato la trama del suo quarto romanzo.

ECO, il bugiardo di Barbarossa

Eco è qui per chiudere Festivaletteratura. La mattina lo storico Eric Hobsbawn dibatte con Edmondo Berselli nel cortile della Cavallerizza. Alle 18,30 tocca a Eco dare l'arrivederci alla manifestazione che ha accolto centro autori e artisti in oltre 180 incontri. E lo fa - di fronte a una platea numerosa come quella che l'altro giorno ha seguito il guitto Paolo Rossi - con un tema provocatorio:
"A che cosa serve la letteratura".

Ma qui si vuole sapere della sua letteratura. Ed ecco che spunta "Baudolino", il quarto romanzo. Dice Eco:"Ho sempre sognato di usare come titolo il nome di un personaggio, cosa frequente nei classici ma non oggi". Il Baudolino del romanzo vive all'epoca della fondazione della città, ha avventure con Federico Barbarossa e, soprattutto, è un clamoroso bugiardo, ma ogni balla che inventa diventa una storia".
Poi lo scrittore sfotte sè e il pubblico:"Naturalmente troverete amore e morte sotto le palme su terre infuocate". Sulla trama non concede altro, ma si lascia andare sulla nascita del libro:"Fra il primo e il secondo romanzo trascorsero otto anni, sei prima del successivo, e di nuovo sei adesso. Di questi i primi due li ho passati a seguire altre piste, che ho abbandonato, ma che qualche traccia tra le mani hanno lasciato. Dopo altri due anni e mezzo, quando ero già a metà, mi sono ritrovato a quello che chiamo il Capo di Buona Speranza, un promontorio che non ti lascia andare avanti, ma che devi superare. Ho girato lì intorno un anno e mezzo. Quanto l'ho superato, prevedevo di spenderne altri due".
Invece accade qualcosa che scardina una superstizione:"Dovete sapere che ho finito "Il nome della rosa" il 5 gennaio, giorno del mio compleanno. E così ho fatto con gli altri:"Il Pendolo" era pronto a settembre, e allora ho rallentato per arrivare al 5 gennaio. Che è poi la stessa data dell'"Isola". In giugno con "Baudolino" è successo che me lo sono ritrovato pronto il fretta, in grande anticipo. Qualcosa non aveva funzionato. Ma pochi giorni dopo è nato mio nipote. Ho capito che dovevo finirlo per il suo compleanno, non per il mio". Ma per la propria data di nascita se n'è regalato un altro. Uscirà a cura dell'Università di Toronto(e sarà poi pubblicato anche in ITalia): un saggio sullo spinoso problema della trasposizione dei libri in altre forme, come il cinema.
E di cinema, di letteratura, di fiabe e classici, di fumetti e di Pokèmon ha trattato la sua "lezione". Che, attraverso un itinerario complesso e scintillante tra le varie forme di espressione, alla letteratura ha assegnato non soltanto una funzione, ma un vero proprio potere imprescindibile quanto indistruttibile. L'ha presa da lontano, citando Stalin che voleva sapere quante divisioni armate avesse il Papa:"Il Papa gli ha dimostrato che le divisioni non sono tutto. Ci sono poteri immateriali che pesano enormemente e la letteratura, benchè un po' materializzata nel libro, è uno di questi".
Sull'e-book ha tagliato corto:"Il preferisco la carta, ma se una generazione di hackers gusta "Don Chisciotte" in Internet, ci guadagna per la mente, un po' meno per gli occhi". Più volte, a proposito del vuoto totale della mente, al di là dello strumento, ha fatto riferimento - lui alessandrino - a "una banda di sciagurati" che il 27 dicembre '96, lanciando sassi da un cavalcavia di Tortona, ha ucciso Maria Letizia Berdini. Poi a quelli che danno fuoco a una bambina:"E non per il computer al posto dei libri, perchè non hanno acceso neanche il computer".
Per qualunque vi arrivi, dice Eco, la letteratura, che è invenzione, ha un grande vantaggio sulla realtà: tutto ciò che afferma è assunto dal lettore come verità assodata. Parte dallla lingua e dai fallimenti del fascismo che voleva mutarla, e passa per i classici: il volgare illustre di Dante cui per secoli si è ispirata una comunità e forse anche un'unità politica. Subito stoccata: "Bossi per questo non parla un volgare illustre".
Manzoni, poi Svevo, poi Moravia. Nasce un'identità: in Grecia con Omero, in Germania con Lutero, in Italia con i Poemi della Fondazione, in Russia con Puskin. Ma nasce pure quella verità di cui parlava: "Potrebbe qualcuno supporre che Napoleone non sia morto a Sant'Elena, bensì su una nave del rientro, ma nessuno nega la fine di Anna Karenina o che Sherlock Holmes fosse scapolo o che Superman sia Clark Kent".
E' uno svolazzare tra personaggi del mito, dei classici, della letteratura contemporanea, dela fiaba, del fumetto. E c'è una verità accolta anche quando qualcosa viene lasino aperto:"Pensate a Manzoni:... e la sventurata rispose. Ma rispose come? Ridendo? Torcendosi le mani, e fino a che punto si spinse con Egidio? Oggi possiamo insinuare qualunque cosa sulla vita politica, ma se qualcno dicesse che la Monaca di Monza è stata corrotta dal comunismo, i conti non tornerebbero nemmeno per chi non ha letto".
Ecco il potere della letteratura:"Da Ulisse a D'Artagnan, da Emma Bovary a Pinocchio, i personaggi sono quelli e quella narrata è la oro vera storia, è frutto di fantasia ma nessuno si sogna di metterla in dubbio". Non è tutto:"Pensiamo all'infuenza sulla vita. Nessuno si ucciderebbe per una fidanzata che sa essere fedele, seppur fantasticando che potrebbe lasciarlo. Ma c'è chi si è ucciso sull'onda de fittizio Werther". E poi il linguaggio:"Stiamo pieni di perpetue, dubbi amletici, complessi di Edipo".
E c'è ancora una forza, la più totale e la più dura, nella letteratura, quella che forse Baudolino ci insegnerà con le sue sparate bugiarde:"La letteratura ci trasmette l'immodificabile, l'impossibilità di mutare destino. Racconta le verità della nostra vita, ci educa con un'azione repressiva. E' la sua funzione principale. Ci insegna anche a morire"


Commentate pure ora, e se potete spiegate secondo voi a cosa serve la letteratura.




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