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Nick: FoggyPunk
Oggetto: Un libro geniale
Data: 29/8/2005 19.1.17
Visite: 95

[...] se un uomo tenta il minimo approccio con una donna dicendole magari un semplice ciao, automaticamente, adesso che grazie alle femministe incazzate la donna si è emancipata, la donna emancipata pensa che l'uomo in realtà le abbia detto vieni qui che ti voglio scopare. Che nella maggior parte dei casi può anche essere vero, però secondo me ora che noi uomini sappiamo che le donne emancipate lo sanno la cosa ci blocca. Con Margherita ad esempio è ovvio che mi piacerebbe uscirci e baciarla e spogliarla e vabbe', volendo anche fare l'amore con lei[...] Ma l'idea che se uno di questi giorni trovo il coraggio di avvicinarla e di dirle semplicemente ciao, lei intanto grazie alle femministe incazzate si è emancipata, subito pensa questo in realtà mi ha detto vieni qui che ti voglio scopare, be', francamente mi mette un po' d'ansia.
Magari se cominciassimo a vederci e andassimo a prendere un gelato o anche solo a fare qualche passeggiata per i prati, prima o poi glielo potrei anche dire, vieni qui che ti voglio scopare. Ma dirglielo così, non solo la prima volta che le parlo, ma proprio alla prima parola, mi sembra un po' esagerato. In teoria oltretutto oggi come oggi dovrei aspettare che in quanto donna emancipata grazie alle femministe incazzate me lo dica lei, vieni qui che ti voglio scopare. Che a me tra parentesi starebbe pure bene. Ma giusto per ipotesi. Mettiamo che lei domani mattina inspiegabilmente arriva e mi fa ciao. Quel ciao vuol dire solo ciao o vuol dire vieni qui che ti voglio scopare? Oppure vuol dire proprio solo ciao anche se ormai è palese che grazie alle femministe incazzate le donne emancipate si comportano come gli uomini e se dicono solo ciao in realtà dicono vieni qui che ti voglio scopare, e io devo essere così intelligente e sensibile da capire che se lei mi dice solo ciao in realtà non vuol dirmi vieni qui che ti voglio scopare ma vuol dirmi proprio solo ciao? E se io sono così intelligente e sensibile che se lei mi dice solo ciao io deduco che in effetti mi sta dicendo solo ciao e non in realtà vieni qui che ti voglio scopare e mi comporto di conseguenza e le rispondo solo ciao e attacco a parlare del più e del meno, e poi però viene fuori che lei non voleva dirmi solo ciao manco per niente, ma che siccome ormai grazie alle femministe incazzate è una donna emancipata quel ciao voleva veramente dire vieni qui che ti voglio scopare, e che quando le ho risposto solo ciao e ho attaccato a parlare del più e del meno come se non si fosse ancora emancipata mi sono fatto una figura da scemo integrale?
Nel senso. Oggi come oggi c'è o non c'è un modo per capire se un ciao è solo un ciao oppure in realtà è un vieni qui che ti voglio scopare? E questo modo è uguale sia per i ciao detti dagli uomini sia per quelli detti dalle donne emancipate grazie alle femministe incazzate o c'è qualche differenza? E se sì, quale? Totale: non si capisce più un cazzo. E tutto per colpa del cazzo. Forse alla fine hanno ragione loro, le femministe incazzate dell'UTERO È MIO E ME LO GESTISCO IO e del TREMATE! TREMATE! LE STREGHE SON TORNATE! Se per due o tremila anni metti il cazzo al centro di tutto, be', poi sono tutti cazzi tuoi.
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Francesco Zazzi
Tema
IL VOLGARE E LA LINGUA ITALIANA
Svolgimento

Datosi che viviamo in un'epoca di grandi tensioni, personali, sociali, nazionali e internazionali, l'uso del volgare nella lingua italiana è sempre più diffuso. Al Nord come al Sud, sia in città sia in campagna. Basti pensare all'utilizzo sempre più frequente del sostantivo genitale maschile "cazzo". Fino a pochi anni fa io il "cazzo" non lo usavo granché. E nemmeno i miei coetanei. Forse anche perché andavamo ancora alle elementari. Ma con le medie l'uso del "cazzo" da parte dei giovani si intensifica. Finché, giunti alle superiori, i giovani lo adoperano di continuo. Il "cazzo", del resto, si presta a svariati tipi di uso. In definitiva, lo si può mettere praticamente dappertutto. Da un punto di vista eminenetemente linguistico, infatti, non ci sono limiti. Ficcalo dove vuoi, funziona sempre. Ma passiamo ad alcuni esempi pratici.
Il "cazzo" si adopera innanzitutto come affermazione, quando ti chiedono qualcosa. Ad esempio: "Li hai già fatti i compiti delle vacanze?" Risposta: "Cazzo!" Oppure: "Hai rinnovato l'abbonamento del treno?" Risposta: "Cazzo!" O anche: "Ti sei ricordato di lavarti le ascelle?" Risposta: "Cazzo!" Tuttavia, grazie alla sua versatilità, il "cazzo" si può pure usare come negazione. Nello specifico: "Che hai mangiato oggi?" Risposta: "Un cazzo". Oppure: "Ci hai capito qualcosa della spiegazione?" Risposta: "Un cazzo". O perfino: "Che cosa vedi all'orizzonte?" Risposta: "Un cazzo". E via dicendo. Esso però funziona parimenti come interrogativo, nel caso di "Cazzo fai?", "Cazzo vai?", "Cazzo vuoi?", "Cazzo sei?", "Cazzo è?", ma anche "Cazzo dici?", "Cazzo rompi?", "Cazzo parli?" eccetera.
Il "cazzo" insomma non va sottovalutato. Tant'è vero che esso funge inoltre benissimo da superlativo. Talvolta, per assurdo, in compagnia della "figa". Un esempio su tutti, lo strausato "Cazzo, che figa!", espressione tra le più ricorrenti quando passa una ragazza anche solo carina. Peraltro, il "cazzo" funge alla perfezione anche da diminutivo. Per intenderci: "Come ti sembra quella moto?" Risposta: "Secondo me, non vale un cazzo". Oppure: "Ma quant'è bassa quella?" Risposta: "Meno di un cazzo". O anche: "Dimmi che cosa pensi di me". Risposta: "Scendi dal cazzo e vai a piedi". Per sua natura, comunque, il "cazzo" è essenzialmente esclamativo. Rompi un vaso di fiori di tua madre ed esclami: "Cazzo!" Investi un cane che attraversa sulle strisce e urli: "Cazzo!" Ti accorgi di avere finito le sigarette e gridi: "Cazzo!"
I giovani poi tirano fuori il "cazzo" per esprimere alla perfezione tutta una gamma di emozioni e di sentimenti. Dall'angoscia, quando all'improvviso vieni a sapere di un compito in classe e sospiri "Oh, no, cazzo", alla gioia, quando ti regalano un disco e dici "Grazie, cazzo!" Dalla tristezza, come quando ti muore il gatto e sussurri "Poverino, cazzo", all'entusiasmo, come quando la tua squadra segna e urli "Che gol, cazzo!" Il "cazzo" è poi sempre in ogni caso dativo. Quando ti va di sfiga però può rivelarsi genitivo. Un caso limite di uso del "cazzo" si riscontra allorquando un amico, sapendoti innamorato, ti chiede: "Ma lei te la dà?" E tu rispondi: "Col cazzo".
In conclusione, il "cazzo" parte come termine volgare ma non arriva come tale, poiché nella lingua italiana contemporanea viene usato non tanto nella sua veste di organo sessuale maschile erettile e volendo riproduttivo ma in qualità di ausiliario, avverbio, sinonimo o simile. [...]

"Guarda che il tema era sul Volgare, non sul volgare", gli faccio notare.
"CAZZO significa?"
"Sul volgare inteso come lingua che succede al latino, utilizzata in poesia e in prosa", gli spiego. "Non sul volgare inteso come cazzo".
"Ma va'?" mi guarda sbigottito lui.
"È ovvio."
"CAZZO! Lo sapevo che quella TROIA mirava a fregarmi, diokén!"
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Ciao Margherita , scrivo, tu non mi conosci, e probabilmente adesso starai pensando che visto che sono un uomo al posto di ciao Margherita in realtà c'è scritto vieni qui che ti voglio scopare, ma

Non esiste.

Ciao Margherita , scrivo, tu non mi conosci, e per la verità neanche io ti conosco, e certe volte mi dico che siccome tu fai la quinta e per giunta sei anche la figlia del dentista probabilmente non ci conosceremo mai, e che

No, così non va. Troppo pessimista.

Ciao Margherita , scrivo, tu non mi conosci, e per la verità neanche io ti conosco, e credo che è per questo che ti scrivo, perché secondo me è proprio una stronzata che io e te non ci si conosca, e

Che cazzo sono 'ste parolacce?

Ciao Argherita,

Oh, cheppalle.
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Tipo che io al cesso, non so perché, non riesco a liberarmi se non leggo qualcosa. Una cosa qualsiasi. [...] A scuola invece se devi chiedere il permesso di andare in bagno mica puoi portarti dietro il libro di storia. Così di solito mi faccio prestare il giornale dalla bidella del nostro piano, che come la Cavalla prende «la Repubblica». [...]
Tiro giù la cerniera dei jeans. Li abbasso alle caviglie. Mi accovaccio. Leggo. Notizie dal mondo.
« Il premier israeliano Rabin si è dimesso in seguito alla scoperta di un conto in dollari presso una banca americana.»
Mmmhhh. Certo Diabolik è un'altra cosa.
« Dopo il fallimento del SALT 2, il negoziato USA-URSS per la limitazione delle armi strategiche, si inaspriscono le tensioni tra le due superpotenze in seguito alla denuncia americana della violazione dei diritti umani in Unione Sovietica .»
Mmmhhh. Dài che ne arriva uno. Lo sento.
« In Salvador continua lo stato d'assedio proclamato dal generale Carlos Romero. Prosegue la guerra civile tra il governo di destra sostenuto dagli USA e la guerriglia di sinistra.»
Mmmhhh. Macché. Niente da fare. Passo alle notizie dall'Italia.
« Cicciolina: "Vuoi venire a letto con me?" L'unica trasmissione erotica in Italia, almeno così la definiscono gli autori, inizia con queste parole. La manda in onda Radio Luna, un'emittente privata romana che cerca con ogni mezzo di conquistare ascoltatori. Questa volta il "mezzo" è una donna bionda, con gli occhi azzurri, ungherese, ventidue anni. Ilona Staller.»
Mmmhhh. Ecco. Lo sento. È lì. Proprio sul punto di mettere fuori il naso.
« MI CHIAMO BERLUSCONI E VOGLIO FARE CARRIERA », fa il titolo di un'intervista. Dài che forse ci siamo.
Domanda: « Lei politicamente come la pensa? » Risposta: « La vera alternativa è nella DC, una DC che si trasformi in modo da permettere al PSI di tornare al governo. Vede io sono un pratico, ma anche un sognatore: spero che venga fuori una nuova classe politica, poche idee ma chiare, capacità di farsi capire in modo comprensibile, e senza cadaveri nell'armadio, con le mani pulite».
Aaahhh! Eccolo! Ci credo che non scendeva. Era enorme.
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[...] Non faccio in tempo a richiudere la porta dietro di noi che SBAM!, Franz si è già buttato a peso morto su un letto. Il colpo è tale che le gambe di questo cedono di botto, e la rete si schianta sul pavimento.
[...] Io mi sistemo sull'unica sedia, una di quelle da spiaggia di plastica bianca. Nel cortile dell'albergo svetta un pino gigantesco. Mollo esce sul balcone.
«Ehi, ragazzi! Da qui si vede il mare!»
«Un istante che lo INQUINO subito!» gli fa Zazzi stravolto, fiondandosi in bagno. Piscia con la porta spalancata. Poi tira l'acqua con una violenza tale che la catenella gli resta in mano.
«ASSURDO!» sbotta. «Ma con che CAZZO le fanno 'ste robe?»
Torna nella stanza e si getta dietro le spalle la catenella, colpendo in pieno la luce sopra il lavabo e mandandola in frantumi. In un paio di minuti ha già distrutto un letto, un cesso e un neon. Punkissimo.

Il paese delle meraviglie - Giuseppe Culicchia


http://www.foggypunk.com



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