Nick: Bukowski7 Oggetto: Kajimunugatài Data: 5/9/2005 23.44.5 Visite: 151
ATTENZIONE: CONTIENE IMMAGINI ESPLICITE. NON PROSEGUIRE NELLA LETTURA E NELLA VISIONE SE NON VI INTERESSA LA REALTA' !!!! Questa è una storia che nessuno racconta. Questa è una storia che troppi hanno dimenticato. Questa è una storia che nemmeno i giapponesi sanno. Questa è una storia che parla di guerra. Vi sembrerà assurdo, ma ai giapponesi a scuola non raccontano nulla riguardo Hiroshima e Nagasaki. "Racconti di vita e di morte portati dal vento".
Questa è Okinawa (la pronuncia esatta è Okinava…la "w" si legge come la "v" italiana, in giapponese). Uno dei mari più belli del mondo. Uno dei posti che ha visto il maggior numero di morti durante la seconda guerra mondiale. PAUSA E’ da poco uscito un "fumetto". Si, uno di quelle cose che molti di voi considerano roba per ragazzini. Sulla copertina di questo fumetto c’è un mare cristallino, una barriera corallina, cose così. Sul retro di copertina c’è scritto "Avete preso in mano questo volume perché vi hanno affascinato il cielo azzurro ed il mare cristallino della sovracopertina? Benvenuti, allora! Questa è Okinawa, una minuscola isola del sud del Giappone che è anche un paradiso terrestre dai paesaggi stupendi e dal clima accogliente. Adesso provate a sollevare la sovracopertina ed a guardare sotto.
Anche questa è Okinawa. Sul fondo di quel mare azzurro riposano decine di migliaia di vittime di una delle pagine più tragiche della seconda guerra mondiale. Il genocidio di Okinawa, che portò allo sterminio di più un quarto della sua popolazione, non fu operato solo per mano dell’esercito statunitense, ma fu anche il frutto di una campagna di disinformazione e lavaggio del cervello imposta dal governo giapponese, che inculcò nella pacifica gente dell’isola la convinzione che gli americani fossero dei barbari che torturavano ed ammazzavano i prigionieri e che il suicidio fosse l’unica soluzione per non disonorare la patria e l’imperatore. Non solo: molti abitanti di Okinawa morirono proprio per mano di quell’esercito giapponese che doveva proteggerli e che li considerava invece poco più di carne da macello da dare in pasto al nemico per ritardare lo sbarco americano in Giappone. "Kajimunugatài" (il nome del volume in questione) è una cronaca cruda ed agghiacciante di episodi realmente accaduti durante la guerra di Okinawa; un insegnamento importantissimo su come la propaganda di un paese in guerra possa distorcere l’assurdità delle proprie azioni militari sino a giustificare dei veri e proprio genocidi".
Si. Molti ragazzi giapponesi non sanno nulla di queste storie. Non sanno nulla di cosa successe ad Okinawa in quegli anni di follia mondiale. E non sanno cosa successe dopo. Gli stupri da parte dell’esercito americano perpetrati ai danni delle timorose donne (e bambine) giapponesi erano all’ordine del giorno. Nella maggior parte dei casi le donne, non sopportando l’onta e la vergogna, si uccidevano. I vecchi venivano uccisi a bastonate. I soldati americani usavano i lanciafiamme per "stanare" i "ribelli" che si rifugiavano nelle umide grotte di Okinawa, guardandoli bruciare. L’esercito giapponese, in ritirata, non faceva nulla per fermarli. Ancora oggi il 19% del territorio dell’isola di Okinawa è occupato da basi militari americane. Okinawa, che rappresenta lo 0,6% del territorio nipponico, ospita da sola il 75% di tutte le basi statunitensi in Giappone. In Giappone fioccano i McDonald’s. I ragazzi guardano alla parte marcia dell’America come il modello da imitare. Le TV non fanno altro che proporre lo stile di vita americano, sbattuto in faccia ai "perdenti". L’onta della sconfitta della seconda guerra mondiale non è mai stata superata. Questa storia è taciuta. Nessuno ne parla. Nessuno ne vuol sentire parlare. La convivenza tra gli abitanti di Okinawa ed i militari non è delle più felici: le basi militari spezzano a metà i centri abitati ostacolando lo sviluppo economico dell’isola, occupando aree di interesse turistico ed intaccando paradisi naturali. Impensabili soprusi e gravi incidenti vengono sopportati dai locali con una pazienza sorprendente. Okinawa è, in pratica, occupata legalmente dall’esercito americano, col benestare del governo giapponese. Nel 2000 Okinawa è stata sede del "G8". Il 13 Agosto 2004, alle 14:15, nella città di Ginowan (80.000 abitanti) un elicottero americano della vicina base di Futenma si abbatte su un edificio dell’Università Internazionale di Okinawa, a pochissimi metri da un’affollata strada e da una fermata dell’autobus. E’ solo il caso a non decretare un tragico numero di vittime: nella frequentatissima università sono da poco iniziate le vacanze. Ma la rabbia esplode subito dopo: prima ancora di chiamare pompieri ed ambulanze, l’esercito americano circonda la zona allontanando personale e civili, chiude la strada al traffico ed impedisce agli abitanti del vicinato di accedere alle loro case e alle loro auto. I militari non permettono nemmeno alle forze dell’ordine di Okinawa di avvicinarsi alla zona, e le telecamere dei giornalisti vengono violentemente allontanate. La zona resta "off-limit" a chiunque, un pezzo di Giappone caduto improvvisamente per alcuni giorni sotto il controllo totale dell’esercito americano. Soldati armati di tutto punto circondano la zona 24 ore su 24. Le eccezionali misure di sicurezza dell’esercito americano fanno temere che l’elicottero potesse trasportare qualche arma chimica o radioattiva. Il primo ministro giapponese, Koizumi, è in vacanza, a casa a guardarsi le Olimpiadi. Di tanto in tanto lancia alla stampa divertiti commenti sulle imprese degli atleti nipponici ad Atene e sulle gioie dell’ozio vacanziero, ma tace su ciò che sta accadendo ad Okinawa. Il portavoce di Koizumi riferisce che la faccenda sarà trattata dal primo ministro alla fine delle ferie. Le proteste (pacifiche) degli abitanti di Ginowan si erano fatte sentire già da molto tempo prima dell’incidente: la base USA di Futenma spezza a metà un centro abitato e le esercitazioni dell’esercito americano, nonché i voli degli elicotteri a quote pericolosissime sono all’ordine del giorno. Dopo una settimana gli americani, raccolte tutte le prove dell’incidente, si allontanano. Portano anche gli alberi che circondavano la zona, con loro, abbattuti e trasportati nella loro segretissima base per "accertamenti". Il 25 agosto Koizumi si decide ad incontrare il governatore di Okinawa, Inagaki, solo per ribadire che la legge in merito è ambigua e che, anche se il terreno dove l’elicottero è caduto è dell’Università ed è quindi suolo nipponico, l’elicottero era proprietà dell’esercito USA e dunque sotto l’esclusiva giurisdizione di questo. I media tacciono, riguardo all’accaduto. Vedete voi se vale la pena di subire questo per mangiare un panino che non sa di nulla al McDonald’s o una bevanda composta di acqua, zucchero e "ingredienti segreti". Il genocidio di Okinawa è raccontato dal vento. A testimoniarlo rimangono i pianti delle donne stuprate, la paura dei civili suicidatisi, le urla dei civili bruciati vivi dai lanciafiamme. E decine di migliaia di cadaveri sul fondo di quel mare cristallino. Il titolo del volume è "Kajimunugatài", di Susumu Higa. Ho scritto anche troppo. Buona notte, se voi riuscite a dormire. "Qui vige l'eguaglianza: non conta un cazzo nessuno!" "Noi/ generazione post BR figli della bomba/ voi/ generazione di PR figli della bamba... |