Nick: sociologo Oggetto: cervelli in fuga Data: 9/9/2005 10.14.12 Visite: 98
Da qualche tempo in qua il Sud ha ripreso a diventare più povero. Soprattutto di risorse ad alto potenziale, ovvero di giovani laureati dai profili brillanti che impossibilitati a esprimere le loro potenzialità nelle terra d’origine, si trovano obbligati a diventare sempre più "mobili". Piccole trottole senza requie e senza gioia. Molti sono felici di andare, di compiere nuove esperienze, di maturare lontano da casa, ma quando vorrebbero tornare per impiegare quelle qualità si accorgono che non possono. Che la loro è una strada senza ritorno. Secondo l’indagine realizzata dallo Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, le cose stanno peggio (se possibile) di quanto ci si potesse aspettare. La migrazione dei giovani laureati costretti a lasciare le loro regioni sta accelerando sempre di più e a questo si deve aggiungere che il Mezzogiorno, dopo aver creato 350 mila nuovi posti di lavoro nel triennio compreso tra il 2000 e il 2002, nell’ultimo triennio (tra il 2002 e il 2004) ha perso invece 48 mila posti di lavoro. A lasciare le proprie regioni dopo essersi laureati sono soprattutto i "cervelli" ovvero coloro che si sono laureati con il massimo dei voti (vedi tabella). Il 37% di coloro che si sono mossi hanno infatti conseguito il diploma di laurea con la votazione massima di 110 e lode e il 43,9 per cento ha un voto tra 100 e 109. Con l’aggravante che molti finiscono per fare lavori dove la laurea non viene considerata come requisito essenziale: un quinto (il 21,8%) dei giovani laureati del Mezzogiorno dice che la laurea è un titolo eccessivo per il lavoro che svolgono. Studiare lontano da casa Ma molti dei giovani meridionali cominciano a muoversi ancor prima tanto che degli oltre 43 mila laureati meridionali del 1998 circa uno su cinque si è laureato in una regione del Centro Nord. Le regioni in perdita A registrare un’accelerazione del fenomeno (vedi tabella) in questi ultimi anni soprattutto la Calabria, la Basilicata, il Molise, la Puglia e la Campania mentre Abruzzo, Sicilia e Sardegna hanno mostrato variazioni meno preoccupanti. Una vera e propria emorragia di risorse umane qualificate che, dicono gli esperti dello Svimez, è tanto più grave quanto più queste figure sono la chiave di volta in un contesto di crescente integrazione economica e accompagnata dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Migrazione rosa Inoltre negli anni si sta registrando una crescita di coloro che si muovono e non tornano (dal 10% del 1998 al 13,2% del 2001) così come aumentano i mobili-post lauream che passano dal 13 del 1998 al 17,9 del 2001. Al contempo i giovani del Mezzogiorno non disposti a muoversi sono diminuiti tra il 1998 e il 2001 di sette punti percentuali (dal 67% al 60%) e a pesare in particolare è la riduzione della quota delle donne "immobili" (dal 70% al 61%). Abbiamo sentito Sandro Gattei dello Svimez (vedi intervista) per cercare di comprendere le ragioni del fenomeno e individuare i rimedi possibili. |