Interessante esperienza...
Tanti "poeti" a dividere un palco e a condividere con gli altri i propri pensieri.
C'era quello che faceva il bello e dannato e fumava mentre leggeva e, diceva :"tutti quelli che sono qui salgono sul
palco con l'obiettivo di ricevere un applauso", mentre lui (bello e dannato) era diverso, fino a dire "vaffanculo"
quando dopo la sua prima lettura nessuno ha fatto incontrare i propri palmi...
C'era quello delle poesie goliardiche :
"Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
è mammt' c'aiz' a tapparell'"
E poi c'era la sfilza di pippomani incalliti, a declamare umori vaginali forse mai assaggiati,
sesso a tre immaginato, urlando i propri "viaggi" mentali quasi fossero l'emblema di una virilità inesistente ma voluta.
E alla fine... s'ammazzavano...
Chi prendeva la rivoltella, chi moriva dentro...etc etc... (ddu palle!!!)
Ma c'era anche il ragazzo che faceva i suoni...
Una performance eccezionale, utilizzando una pedaliera per gli effetti vocali...
Registrava la propria voce e recitava su basi sonore create al momento, con modulazioni gutturali, battiti, pugni sul petto, il tutto accompagnato da un'intensità nei testi veramente apprezzabile.
E poi il ragazzo de "il miracolo di San Gennaro", piccolo estratto di un poteziale romanzo. (credici è bello)
E poi, una vecchia conoscenza del centro storico.
La solita barba lunga, il solito cappello, i soliti jeans che lasciano intendere la fragilità dei suoi arti, le solite stampelle che sembrano stiano quasi per cedere e un foglio dove aveva scritto a penna, poesie sull'amore, la vita, la Palestina...
Il piu' vero, quello senza maschera, è stato lui...
Mi ha avvolto con la sua energia fino a farmi sentire, quasi somatizzare, la sua fragilità e non per la potenza del testo, ma perchè m'ha fatto capire che a leggere era la sua anima.
Alla fine grazie a tutti, anche all'umidità che m'è entrata nelle ossa, m'aiuta a ricordare meglio, almeno per oggi, l'atmosfera che c'era ieri...
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