Nick: Franti Oggetto: Ier Sera Data: 30/9/2005 8.8.11 Visite: 207
Sono già in Ufficio. Attendo una telefonata per dei "risultati". Anzi no. Non voglio attendere proprio un cazzo. Odio le telefonate. Ieri sera, ore venti e qualcosa. Un’amica. "Piè, vuoi scendere a Napoli, ci si vede verso le dieci". Non esito un secondo. "Va bene". Doccia. Mi lavo i denti. Mi viene di farmi una sega ma evito, vado di fretta. Non ho deodorante ascellare. Cazzo. Uso la crema al cioccolato bianco come deodorante ascellare. Secondo me ho fatto una cazzata. Scendo. Accendo il motore dell’auto. Parto. Cazzo, piove. Anzi no, diluvia. Vedo quasi un cammello che chiede aiuto, perché è caduto dall’Arca di Noè. In autostrada mi serve compagnia, con ‘sta pioggia. Chiamo una mia amica che si chiama Federica. Dieci minuti di conversazione e quasi smadonno. Ma ribadisco che che le voglio bene. Non riferito a Federica. E che sono arrabbiato. Ore ventuno e trenta. Mi chiama Francesco. "Piè a che altezza sei?" "Francè, Pomigliano" "Ok. Piè allora fra mezz’ora sotto casa". Mi chiama Cira. Sta bene, dice. Ma è stanca, dice. E andrà a dormire a breve, dice. Arrivo da Francesco. Carichiamo un’amica tettuta. Odio le tettone. Ma lei è un’amica. Ergo non la odio. Partiamo. Una birreria al Vomero. Durante il tragitto una telefonata a un’amica che lavora in ospedale. Ha il turno di notte. ‘Sto telefono stasera mi sta rompendo i coglioni. Sto diventando schiavo. Del telefono. Locale. Siamo una decina. Si aggregano altri amici. Cinque per la precisione. Si beve. Si mangia. Gli altri chiacchierano. Io no. Sono annoiato. Però bevo. A tavola qualcuno fa discorsi sciocchi. Per me sciocchi, almeno. Circa la distinzione tra fare amore e fare sesso. Non mi dite nulla, ma mi cadono le braccia. Scopro addirittura che esiste una distinzione tra il pompino sessuale e il pompino sentimentale. Il primo propinato durante sesso puro, il secondo propinato mentre si fa all’amore. Non so se piangere o ridere. Scelgo la seconda e rido. E immagino questo pompino sentimentale, con la tipa che ha il cazzo in bocca e fa i grattini coccolosi e dolci al tronchetto del pisello. E che ogni tanto dice: "HHHHHHHHCIIIIIIIHHHHHHHH’CiIIIII". Dove il suono gutturale "HHHHHHHHCIIIIIIIHHHHHHHH’CiIIIII" sta per "PUCCI PUCCI" pronunciato dalla tipa col cazzo in bocca, mentre fa i grattini al tronchetto del pisello. Provate a parlare con un cazzo in bocca. Insomma "HHHHHHHHCIIIIIIIHHHHHHHH’CiIIIII" esce fuori gutturalmente per via del cazzo in bocca. Che pompino sentimentale sarebbe senza un "PUCCI PUCCI"? Comincio a rompermi. Andiamo via. Un caffè. Una sigaretta con Francesco ed un’amica. Sono le tre di notte. Alle sette e trenta devo essere in ufficio. Decido di dormire da Francesco e svegliarmi alle sei, per poi ripartire alla volta di quest’ufficio di merda. A casa di Francesco mi viene una colica che se conto fino a tre a due e mezzo mi sono cacato addosso. Per correre al cesso quasi calpesto il cane e sbatto contro il divano dove dorme un bimbo, placidamente. E’ il nipote di Francesco. Caco. Sto meglio. Vado in camera e trovo una lettera "impersonale" di una persona a cui tenevo e tengo. Nella lettera ‘sta persona fa una latrina una terza persona. La terza persona sono io. Mi incazzo, poiché sono accuse campate in aria. Mi calmo. Ci rimango male. Mi riprendo. Poco. Le voglio bene a ‘sta persona. Sarà incazzata magari. La capisco. Fino ad un certo punto. Ma la capisco. Le rispondo. Sono le quattro e trenta. Alle sei devo svegliarmi. Francesco inserisce la sveglia e mi da la buonanotte. M’addormento. Mi sveglio dopo un quarto d’ora. Colpa di un sogno di merda. la persona che mi ha fatto una latrina nella lettera, m fa una latrina anche nel sogno. Eccheccazzo! Non riesco più a dormire. Alle sei arriva in camera Francesco, puntualissimo. Ma sono sveglio da un pezzo. Vado nel cesso e mi lavo la faccia. E c’è ancora. La mia faccia è ancora lì, liscia e bianca come un fantasma. E, come un fantasma, infesta lo specchio. Si nutre di luce e vive nel vetro. Non vuole andarsene. Per fortuna, dai. Sono contento. Gli specchi sono la sua casa e io lo so. Cosa so? So che una faccia del genere può andare in un sacco di posti. Mi torna sempre utile questa faccia. Scendo. Francesco gentilmente m’accompagna all’auto. parto. Cazzo. Devo inviare un sms. Odio gli sms. Non ne mando mai. Ma questo devo inviarlo. "Chiamami urgentemente. E’ importante, davvero. Ps – Buongiorno. Un bacio". Sono in ufficio. Rotto di coglioni. E attendo una telefonata per alcuni "risultati". Spero che ‘sta telefonata non arrivi oggi. Lo sto odiando. Il telefono. Au revoir. Ah…ti voglio bene uguale. E ti connetterei alla mia assenza di gravità... |