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Nick: Giuiello
Oggetto: Per voi nottambuli....
Data: 1/10/2005 0.1.32
Visite: 167

una canzone indimenticabile ...

A Whiter Shade of Pale
di Francesco Sallustio

Paul McCartney conobbe sua moglie Linda una sera del 1967, a casa di amici. Ad un certo punto qualcuno mise sul giradischi un 45 giri appena uscito, e quelle note catturarono subito l'attenzione di tutti. Ecco il ricordo di Paul: "… i versi erano così strani e poetici, e la musica ricordava un famoso tema di Bach. Tutti pensammo: Dio, che disco incredibile! Capimmo subito che quella canzone era una specie di spartiacque, un nuovo termine di paragone. E tutti ci chiedevamo chi fosse: qualcuno pensò a Stevie Winwood…".
Non era Stevie Winwood. Era un nuovo gruppo con uno strano nome di origine latina: i Procol Harum. E la canzone era "A Whiter Shade of Pale", il loro singolo d'esordio. Quella canzone era già al numero 1 delle classifiche inglesi: vi sarebbe rimasta per mesi, fino a diventare una delle canzoni più famose degli anni '60, e di tutto il pop internazionale.

* * * * *

Paul McCartney aveva ragione: quella canzone diventò subito un punto di riferimento in un mondo musicale che stava cambiando. La stagione del beat era ormai terminata e si cercavano nuove strade, quelle stesse strade che avrebbero portato alla frammentazione stilistica degli anni '70. Coloro che guardavano all'America si spingevano verso il rock-blues, che di lì a poco avrebbe avuto in Jimi Hendrix il suo massimo esponente. Altri sperimentavano forme musicali provenienti da altri paesi: molti, fra cui gli stessi Beatles, fecero conoscenza con la cultura e la musica orientale. I Procol Harum tentarono una strada diversa, in cui trovavano posto diversi elementi: l'estrazione classica di Gary Brooker, compositore e pianista del gruppo, dotato di una voce calda venata di blues; i testi del poeta Keith Reid, così inusuali e così pieni di sfumature letterarie; il timbro caratteristico dell'organo Hammond di Matthew Fisher, quasi il "marchio di fabbrica" del gruppo.
E funzionò subito: "A Whiter Shade of Pale" ebbe immediatamente un enorme successo di pubblico e di critica. Al pubblico piacque l'atmosfera della canzone, così suggestiva e romantica, mentre la critica salutò una nuova forma di canzone "colta", notando la somiglianza della progressione armonica con la celebre "Aria sulla Quarta Corda" di Bach. E fiorirono centinaia di cover in tutto il mondo, fra cui l'italiana "Senza luce" dei Dik Dik, con il testo di Mogol: e oggi, quella canzone così particolare è ancora amata in tutto il mondo.
Dopo un successo così grande, la lunga carriera musicale dei Procol Harum conobbe diverse fasi. Sono degli anni '60 altre canzoni famose, come il secondo singolo "Homburg", ripresa in Italia dai Camaleonti con il titolo "L'ora dell'amore", e "A Salty Dog", in cui la voce di Gary Brooker si liberava a raccontare una storia di marinai e di terre lontane su un bellissimo arrangiamento orchestrale. Negli anni '70, cambiando spesso formazione, la band dette altre buone prove di sé, senza però riuscire a ripetere il grande successo degli anni precedenti. Non importa: è bastata "A Whiter Shade of Pale" per riservare ai Procol Harum un posto nella storia della musica popolare.
Vogliamo trovare un difetto a questo capolavoro? All'epoca, le sole critiche riguardarono la tecnica di registrazione, in mono e con una qualità ben lontana da quella del contemporaneo "Sgt. Pepper" dei Beatles. Ma il tempo ha fatto giustizia. Nel 1997, trent'anni dopo, è stato recuperato un nastro a quattro piste con una diversa registrazione della canzone: quel nastro è stato remixato e rimasterizzato, con una qualità finalmente all'altezza, e quella nuova versione, che gli appassionati dei Procol Harum chiamano ormai "versione stereo", è stata inclusa in una raccolta uscita l'anno scorso. All'ascolto, l'emozione è ancora più grande.

* * * * *

Fin dal primo momento, il testo ermetico di "A Whiter Shade of Pale" ha attirato la curiosità degli appassionati e degli addetti ai lavori: ma cosa voleva dire Keith Reid con quelle parole?
In tutti questi anni il testo è stato analizzato in ogni minimo dettaglio, e moltissimi hanno voluto cercare in quei versi significati nascosti e riferimenti letterari, collegando le parole di Keith Reid a passaggi di "Canterbury Tales" di Geoffrey Chaucer, o di "Tam o' Shanter" di Robert Burns, o di "Alice in Wonderland" di Lewis Carroll. Ma il significato della canzone non è mai stato veramente chiaro. Giudicate voi:

We skipped the light fandango
Turned cartwheels 'cross the floor
I was feeling kinda seasick
But the crowd called out for more
The room was humming harder
As the ceiling flew away
When we called out for another drink
The waiter brought a tray

And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly
Turned a whiter shade of pale

She said: "There is no reason
And the truth is plain to see"
But I wandered through my playing cards
And would not let her be
One of sixteen vestal virgins
Who're leaving for the coast
And although my eyes were open
They might just as well've been closed

And so it was…

Ballavamo un delizioso fandango
Facendo le giravolte sul pavimento
Sentivo una specie di mal di mare
Ma la gente chiedeva il bis
Nella stanza il mormorio era sempre più forte
Mentre il soffitto volava via
Quando chiedemmo ancora da bere
Il cameriere arrivò con un vassoio

E fu così che poi
Mentre il mugnaio raccontava la sua storia
Il volto di lei, dapprima solo spettrale,
Schiarì in un'ombra pallida

Lei disse: "Non c'è motivo
Lo vedi da solo come stanno le cose"
Ma io vagavo fra le mie carte da gioco
E non avrei permesso che lei fosse
Una delle sedici vergini vestali
In partenza per la costa
E anche se i miei occhi erano aperti
Sarebbe stato lo stesso se fossero stati chiusi

E fu così…

La canzone aveva in realtà altre due strofe, spesso eseguite dal vivo, che furono tagliate nel disco per contenere in quattro minuti la durata del brano. Chissà, magari la chiave di lettura è negli ultimi due versi:

So we crash-dived straightway quickly
And attacked the ocean bed

Allora immediatamente ci tuffammo con forza
E affrontammo il letto dell'oceano

Forse nient'altro che un tentativo di seduzione. Riuscito, pare…

* * * * *

Questa storia, come spesso accade, ha anche il suo eroe oscuro, l'uomo che quel giorno si trovò lì per caso. Quest'uomo ha il volto di un batterista jazz, e il suo nome è Bill Eyden.
"A Whiter Shade of Pale" fu registrata in un pomeriggio d'inverno, nei primi mesi del 1967. Quel giorno il batterista titolare dei Procol Harum, Bobby Harrison, non prese parte alla registrazione. Per qualche motivo mai del tutto chiarito, il produttore della band, Denny Cordell, decise che in quella sessione dietro i tamburi doveva sedere Bill Eyden, ben noto nell'ambiente londinese. Eyden diede al brano un tocco di vivacità, con quelle rullate e quei "fill-in" di impronta jazzistica fra una battuta e l'altra, contribuendo in definitiva al risultato finale al pari degli altri strumentisti (gli appassionati potranno fare il confronto con la versione stereo, in cui alla batteria c'è Bobby Harrison). Fu liquidato con la paga sindacale, 15 sterline e 15 scellini, e non rivide mai più i Procol Harum. Fu solo più tardi, dopo l'enorme successo della canzone, che a Bill Eyden fu riconosciuta una cifra più alta, a titolo morale, per le sole esecuzioni televisive in playback nelle quali Bobby Harrison mimava la sua parte.
Alla fin fine, forse la vera "ombra pallida" di tutta la storia è proprio Bill Eyden…

Le immagini provengono dal sito "Beyond the Pale" (www.procolharum.com), costruito dai fan dei Procol Harum. L’adattamento in italiano del testo di "A Whiter Shade of Pale" è un mix fra diverse traduzioni disponibili in Internet e qualche spunto originale.


Per Pagine 70:
Francesco Sallustio



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