E' teatro per tutta la natura
ognuno rappresenta la sua scena,
Napoleone con la sua bravura
nell'isola morì di Sant'Elena
così Crocco già umile pastore
dai briganti promosso generale
dopo lotte di sangue e di terrore
sconta in galera lo già fatto male.Con queste parole, Crocco chiude la sua biografia, grato per aver ottenuto la commutazione della pena di morte in carcere a vita e consapevole di pagare uno "scotto" dovuto alla società.
Il brigante Crocco non era nemico della povera gente, ma suo difensore: voleva, infatti, riscattarla dalla miseria in cui i "galantuomini" la costringevano a vivere, negandole ogni diritto ed ignorandone ogni aspirazione.

Capobrigante lucano,
Carmine Crocco, soprannominato Donatelli, nacque a Rionero in Vulture (PZ) il 5 giugno 1830, da Francesco e Rosa Gerarda Santomauro. All'età di cinque anni mentre giocava in giardino con i fratelli e fu azzannato da un labrador di un nobile del posto, la madre per salvare dallo sbranamento uccise l'animale, arrivò il signorotto e pestò la donna che era incinta e dopo due mesi morì di emorregie interne, cinque mesi dopo questo nobile si procurò un incidente sul lavoro e la colpa venne data incolpevolmente al padre di Crocco che fu giustiziato per tentata vendetta.
Crocco crebbe con la rabbia nel cuore e vedendo le ingiustizie fatte sulla povera gente decise di diventare un Robin Hood del meridione, razziava i ricchi per sfamare i poveri.
Si vendicò dell'omicidio della madre quando ormai il nobile era diventato vecchio e condannato, si diede alla macchia e fu uno dei capi banda più temuti. Rigido nelle idee, si definiva partigiano della propria terra combattendo sotto l'ideale della libertà di vivere di ogni essere umano e contro l'oppressione straniera.
Dal 1860 al 1865 operò contro le truppe regolari italiane a fianco delle bande borboniche del Borjes, come "generale di Francesco II".
Nel 1865 si rifugiò nel territorio dello Stato Pontificio, ma presto fu catturato e condannato a morte dalla Corte di Assise con una sentenza dell'11 settembre 1872.
Nel 1874 la pena inflitta gli venne commutata in quella dei lavori forzati a vita, che scontò nel carcere di Porteferraio, ove morì nell'ottobre del 1905, all'età di 75 anni.
a 100 anni dalla sua morte mi sembrava giusto lasciargli un tributo...che serva da lezione a chi è nato in questa terra e anche con tutte le cose brutte che ci sono continua a disprezzarla invece di cercar di fare qualcosa..dimenticando i sacrifici di vite umane che vi son state in passato, la lotta e il rincorrere di ideali che gli uomini come Crocco hanno portato avati..che la loro anima riposi in pace in eterno!