Nick: Bukowski7 Oggetto: La vera storia di Zenigata Data: 3/10/2005 23.12.4 Visite: 437
Eccomi qua! Sono felice che la vera storia di Goemon vi sia piaciuta! Ora passiamo al successivo! Come vi avevo anticipato, anche Koichi Zenigata, (anche noto al pubblico italiano come "Zazà") ha un antenato molto famoso in Giappone. Trattasi infatti di Heiji Zenigata, un noto investigatore del periodo Edo protagonista di una serie televisiva straordinariamente famosa, programmata per anni dalla televisione giapponese. La sua carica non era né quella di bugyo (magistrato) né quella di machikata-doshin (funzionario), bensì quella di okappiki (poliziotto semplice), e se la vedeva contro i furfanti servendosi di una semplice jutte (bastone di ferro), senza usare la spada. La caratteristica che lo rese così noto era quella di fermare i furfanti in fuga facendoli cadere con una tecnica particolare: colpendoli con delle monete! Questa singolare tecnica di lancio di monete è richiamata anche nel suo nome, dato che "zeni" significa appunto "moneta" (altro particolare: sulle monete era inciso il suo nome ed il suo volto)! Ai nostri occhi la cosa sembra piuttosto ridicola, me ne rendo conto, ma i giapponesi raccontano con entusiasmo le avventure televisive di Heiji Zenigata. Heiji abitava con la sua amatissima moglie Oshizu nei pressi del tempio shintoista di Kanda Myojin (una zona molto popolare di Tokyo nella quale è rimasta un po’ l’atmosfera dei tempi andati…attualmente è noto anche come "Quartiere delle librerie" dato che molte delle più note case editrici del Sol Levante hanno i loro uffici proprio in questo quartiere) e la sua fama gli ha permesso di ottenere addirittura monumenti in memoria sua e del suo sottoposto Hachigoro, che costituiva la parentesi comica di ogni puntata della serie. In pratica il popolo nipponico tratta questo poliziotto come se fosse un personaggio realmente esistito. Si tratta insomma di una specie di Sherlock Holmes nipponico, e lo Zenigata che vediamo in Lupin III discende proprio da questo eroe. Ma chi ha creato questo personaggio diventato poi tanto famoso da far sì che il popolo giapponese costruisse dei monumenti in suo onore? Il suo autore si chiama Kodo Nomura, e il romanzo originale sul quale fu modellata poi la serie televisiva, intitolato "Zenigata Heiji torimono ko" è apparso a puntate sulla rivista "All Yomimono" dall’aprile del 1931 al maggio del 1957, per ben 27 anni consecutivi! E come ha fatto Zenigata a diventare così famoso? Molto del suo successo è dovuto al fatto che non si trattava di un comune poliziotto giapponese. Zenigata, infatti, aveva un carattere molto particolare, non usava il katana (la nota spada giapponese…NB: si dice "il" katana e non "la" katana) e spesso permetteva ai furfanti di fuggire, in quanto nella maggior parte dei casi si trattava di poveracci spinti al gesto criminale dalla fame o dalle pessime condizioni di vita. Si dice che i modelli di Zenigata e della moglie Oshizu fossero lo stesso Kodo Nomura e sua moglie Hana. Kodo amava ripetere che Zenigata "tende a perdonare i criminali, preferendo concentrarsi si motivi che li hanno spinti a commettere gli atti illegali", una visione del crimine estranea a quella che avevano (ed hanno, in molti casi) i giapponesi. Insomma, che tipo di messaggio voleva dare Kodo ai suoi lettori attraverso questo eroe? La risposta la possiamo trovare nella sua biografia. Kodo era un poeta ed una persona da tutti ritenuta saggia e sensibile. La sua storia d’amore con Hana, purtroppo, non fu così facile: il loro rapporto scatenò una polemica nel villaggio in cui Kodo era cresciuto perché il ragazzo, figlio del capo-villaggio ed erede della famiglia Nomura, aveva già una ragazza, scelta per lui dal padre. Kodo partì per Tokyo per dimenticare Hana all’età di vent’anni, ma quattro anni dopo la incontrò nuovamente, per caso. Nonostante tutte le avversità, il loro amore era destinato a non finire. Si sposarono nel 1910, dopo la morte del padre di Kodo, con uno dei più modesti matrimoni mai visti, davanti ad un semplice piatto di soba (potrete capire da soli che avevano delle pesanti difficoltà economiche). In seguito Kodo cominciò a lavorare come giornalista e a tenere una celebre rubrica di musica classica. Nella provincia di Iwate c’è un museo dedicato a lui. Quando sembrava che la sua vita avesse iniziato a prendere una piega positiva, una serie di sfortune colpì la sua famiglia. Nel 1927 la primogenita Junko morì di tubercolosi (aveva 17 anni). Poco dopo anche il loro unico figlio maschio, Kazuhiko, si ammalò di tubercolosi. Nel 1933 Kodo iniziò a scrivere un romanzo per il figlio, impossibilitato a muoversi dal letto: era la storia di Heiji Zenigata. A proposito dell’idea del lancio di monete, Kodo dichiarò di aver preso l’idea da Suigoden, il primo lungo romanzo cinese dell’epoca Min (1368-1644) in cui uno dei personaggi usa dei sassi come arma. Kazuhiko commentava di mese in mese la storia, spronando il padre a scrivere sempre di più. Kodo, da parte sua, non faceva altro che scrivere per regalare dei momenti di felicità al figlio. Ma nonostante tutti gli sforzi fatti e le speranze di Kodo, nel 1934 morì anche Kazuhiko, seguito nel 1940 dalla seconda figlia Keiko, che allora aveva 23 anni. La popolarità di Heiji Zenigata era in continuo aumento, ma Kodo e Hana erano nella disperazione più profonda. Nella vita dell’autore c’è anche un episodio particolarissimo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, all’apice della popolarità e della ricchezza, Kodo fece un prestito di cento milioni di yen (una cifra enorme, se si considera che con 2000 yen si poteva comprare una villa lussuosa!) ad un amico per salvarne la ditta che stava per fallire. La ditta si chiamava SONY. Già, proprio QUELLA, Sony. Sui quotidiani nazionali apparve il titolo "Questa volta le monete di Heiji Zenigata salvano la Sony". Quando il presidente della Sony fu in grado di restituire il denaro a Kodo, questi lo rifiutò, e così la somma fu usata per costituire una borsa di studio. Kodo, generoso fino all’ultimo, devolse tutto il suo denaro in beneficenza, e abbandonò la carriera di scrittore nel 1957, scrivendo l’ultimo capitolo della storia di Zenigata poco prima di diventare cieco a causa di una cataratta. Negli anni successivi ottenne una serie infinita di riconoscimenti e di premi. Morì nel 1963, stroncato da una polmonite. Così, ogni volta che leggo il manga di Lupin III o che ne vedo l’anime in TV, guardando quel buffo ispettore dall’impermeabile arancione, mi viene in mente la storia della vita del creatore dell’ "originale" Zenigata (che dovrebbe essere il bisnonno di Zazà, se non sbaglio), un uomo davvero speciale, di quelli la cui vita e i cui insegnamenti valgono la pena raccontare. "Qui vige l'eguaglianza: non conta un cazzo nessuno!" "Noi/ generazione post BR figli della bomba/ voi/ generazione di PR figli della bamba... |