Nick: harding Oggetto: la sosta Data: 27/7/2003 2.30.36 Visite: 23
Arriviamo di notte in un posto uguale a mille altri incontrati prima. Ci fermiamo. Il greco che ci accoglie è simpatico e ospitale. Ha un viso abbronzato e solcato da fascinose rughe che sobbalzano mentre in inglese ci chiede quanto tempo rimarremo. Diciamo che siamo di passaggio. Forse "one day stay" "not a long stay". Solleva le spalle e ci chiede se vogliamo mangiare. Ho una fame di pazzi. La "sala" ristorante è fuori il locale. Su una specie di terrazza di legno sul niente. E' notte e non si vede un cavolo di quello che c'è sotto. La strada che separa il locale dalla terrazza è deserta, non passa nessuno e i grilli fanno un concerto quasi assordante. I tavoli sono vuoti e ci siamo solo noi che mangiamo attorniati da gatti lunghi e flessuosi che ci scroccano cibo a ripetizione. Lefteris (il nome del greco) porta piatti in continuazione. Siamo sazi già al secondo ma è inarrestabile. E' strana la sensazione di sapere di vivere un momento che rimarrà indelebile nella memoria. Si vede tutto da una certa distanza, quasi senza viverlo, ma la vibrazione è netta, palpabile. Ad un certo punto ci accorgiamo che il rumore di fondo è quello di un fiume che scorre chissà quanto sotto di noi. E il senso di perfezione si chiude in maniera quasi dolorosa. Non so dove mi trovo, non so che paesaggio mi ritroverò domattina, non so neanche se domani avrò voglia di rimanere ma adesso non voglio essere da nessun'altra parte. |