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Nick: AnJeLiCa
Oggetto: Bulimia e Anoressia
Data: 30/7/2003 9.5.41
Visite: 59

COSA SONO I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA)

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate da una alterazione del rapporto che una persona ha con il cibo e il proprio corpo.
Colpiscono prevalentemente gli adolescenti, in particolare di sesso femminile, e sono caratterizzati dalla presenza di comportamenti patologici finalizzati alla perdita di peso da anomale attitudini nei confronti del peso e delle forme corporee e da severe complicanze fisiche e psichiche.
Dal punto di vista diagnostico vengono distinti due principali disturbi dell'alimentazione: anoressia nervosa e bulimia nervosa. Accanto ad essi è stata descritta un'ampia categoria di "disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati" che si riferisce a disturbi alimentari clinicamente significativi ma che non corrispondono a tutti i criteri diagnostici dell'anoressia nervosa o della bulimia nervosa. In particolare di recente concettualizzazione è il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder).

Una persona è affetta da Anoressia Nervosa se manifesta tutte e quattro le seguenti caratteristiche:

- Perdita di peso rilevante (più del 15% del peso considerato normale per età, sesso e altezza)
- Paura intensa di ingrassare anche quando si è in sottopeso
- Alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee.Le persone affette da anoressia nervosa sono insoddisfatte del proprio peso e aspetto fisico, considerano brutte e grasse alcune parti del loro corpo. Basano inoltre le propria autostima principalmente su quello che dice la bilancia: una aumento di peso può determinare frustrazione e autosvalutazione; al contrario un calo di peso può aumentare il senso di autocontrolollo e autostima.
- Scomparsa delle mestruazioni (nelle donne assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi)

La caratteristica principale dell'anoressia nervosa è il rifiuto del cibo, ma chi soffre di tale disturbo ha sempre una intensa fame e appetito. Il rifiuto di mangiare nasce dalla forte paura di ingrassare e dalla necessità di controllare l'alimentazione. Per evitare di ingrassare chi soffre di anoressia nervosa mette in atto una serie di comportamenti tipici del disturbo quali seguire una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo.
Si distinguono due forme di anoressia nervosa: l'anoressia restrittiva, forma in cui il dimagrimento è causato dal digiuno e dall'intensa attività fisica, e l'anoressia con bulimia, forma in cui la persona mette in atto comportamenti che insieme al digiuno servono a diminuire il peso corporeo (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito).
Le abbuffate, cioè episodi in cui il soggetto mangia grandi quantità di cibo senza riuscire a controllarsi o fermarsi, spesso insorgono a causa dell'intensa fame dopo un primo periodo di forte restrizione che produce inizialmente, nelle persone con problemi alimentari, un forte aumento dell'autostima e un forte senso di autocontrollo legato all'attribuzione di valore estremamente positivo alla dieta e alla magrezza. Con il passare del tempo lo stato di benessere iniziale viene sostituito da una vera e propria ossessione per il cibo che porta l'individuo a seguire rituali stereotipati (contare le calorie, mangiare lentamente, sminuzzare il cibo, cucinare per gli altri) e a pensare al cibo in continuazione. L'ossessione per il cibo scompare solo nella fase finale della malattia caratterizzata da una profonda depressione e una marcata astenia con incapacità di muoversi e reagire. Questa fase di solito precede la morte.
Fortunatamente alcune persone affette da anoressia nervosa non arrivano al termine dell'intero processo che caratterizza la malattia perché vengono intrapresi trattamenti terapeutici adeguati o perché il disturbo si presenta in forma meno grave.

Una persona affetta da Bulimia Nervosa presenta le seguenti caratteristiche:

- Abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull'atto di mangiare
- Comportamenti di compenso. Le abbuffate nelle persone affette da bulimia nervosa sono seguite da condotte compensatorie finalizzate a prevenire l'aumento di peso. Il vomito autoindotto è il meccanismo di compenso più frequentemente utilizzato, molte persone utilizzano lassativi e diuretici impropriamente, altre fanno esercizio fisico in modo eccessivo
- Le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno 2 volte a settimana per tre mesi
- Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee. Come le persone affette da anoressia nervosa, quelle affette da bulimia nervosa si preoccupano molto del peso e dell'aspetto fisico e la loro autostima varia in base a questi due fattori
- Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa. Ad una persona che si abbuffa e vomita ma ha un peso basso verrà diagnosticata l'anoressia nervosa, una persona che presenta gli stessi comportamenti ma ha un peso al di sopra dell'85% di quello standard avrà una diagnosi di bulimia nervosa

La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo autoperpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee -> dieta ferrea -> abbuffate -> vomito autoindotto.
La diretta conseguenza dell'intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l'autovalutazione personale sulla magrezza è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate.
Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell'alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo: "Ormai ho perso il controllo….tanto vale che mi abbuffi e poi vomiti".
Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano però emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate.
Col passare del tempo la qualità della vita delle persone affette da bulimia nervosa ne risentono enormemente: si sentono depresse, demoralizzate, prive di valore, senza speranza. Nei casi gravi vengono intaccati tutti gli ambiti della vita, alcune persone diventano così disperate che arrivano a togliersi la vita.

Una persona affetta da Alimentazione Incontrollata presenta le seguenti caratteristiche:

- Ricorrenti episodi di alimentazione incontrollata. Le abbuffate sono caratterizzate dal mangiare con una sensazione di perdita di controllo grandi quantitativi di cibo in un arco di tempo limitato
- Gli episodi di alimentazione incontrollata sono caratterizzati da sintomi caratteristici: mangiare velocemente, mangiare in solitudine, mangiare per altri motivi rispetto alla fame fisica, provare sentimenti di vergogna, depressione e colpa dopo essersi abbuffati
- È presente un marcato disagio riguardo il mangiare in modo incontrollato
- Le abbuffate si verificano almeno due volte a settimana per almeno due mesi

Le caratteristiche cliniche del disturbo da Alimentazione Incontrollata sono molto simili a quelle della bulimia. Non è presente la dieta ferrea ma sono presenti le abbuffate anche se è difficile individuare la conclusione perché non c'è un comportamento, come il vomito autoindotto, che ponga termine all'episodio bulimico. Le persone affette sono molto preoccupate per il loro comportamento, se ne vergognano e lo giudicano un grave problema, sia per la sensazione di perdita di controllo, sia per le conseguenze che le abbuffate hanno sul peso corporeo e sulla salute.

Il 20-30% dei soggetti che richiedono un trattamento per l'obesità e il 5-8% degli obesi in genere soffre di un disturbo da alimentazione incontrollata.



LE CAUSE DEI DISTURBI ALIMENTARI

Non esiste una causa specifica per spiegare la natura e l'insorgenza di un disturbo dell'alimentazione, tutti gli studiosi concordano nell'affermare che per spiegare l'origine del disturbo sia necessario ricorrere ad una ottica "multifattoriale", cioè ricercare un insieme di fattori che concorrono all'instaurarsi e al mantenersi del disturbo.
Si evidenziano tre tipi di fattori:
- Fattori predisponenti: quei fattori che se presenti possono favorire l'influenza delle altre cause. (Possono essere individuali, familiari, ambientali, socioculturali)
- Fattori scatenanti: quegli eventi che possono provocare l'insorgenza del disturbo in persone predisposte.
- Fattori perpetuanti: quei fattori che permettono al disturbo di continuare ad automantenersi nel tempo, fino, talvolta a cronicizzare.






E' possibile riassumere lo sviluppo ed il mantenimento dei disturbi dell'alimentazione in tre fasi principali.
Nella prima fase il soggetto sviluppa una "vulnerabilità", cioè una predisposizione allo sviluppo di un disturbo alimentare, nella maggior parte dei casi attraverso l'attuazione di comportamenti "precursori" dei disturbi alimentari, come il mettersi a dieta o l'iperattività. Fattori che possono influenzare questa prima fase sono: la presenza di alcune caratteristiche di personalità (perfezionismo, scarsa autostima), la presenza di sovrappeso e quindi il ricorso frequente alle diete, la presenza di disturbi psicologici (abuso di sostanze, depressione), l'isolamento sociale, una predisposizione familiare allo sviluppo di disturbi alimentari.
Nella seconda fase insorge il disturbo alimentare, in seguito ad uno o più fattori precipitanti, che possono essere: una malattia o la perdita di un genitore o di una persona cara, una separazione, la presenza di conflitti familiari, una esperienza traumatica, o semplicemente il verificarsi di eventi comuni nell'adolescenza come la separazione dai genitori, l'inizio di nuove relazioni interpersonali e affettive, il sentirsi presi in giro o non accettati dal gruppo.
Nella terza fase il disturbo può mantenersi e stabilizzarsi oppure risolversi. Alcuni fattori possono intervenire nel favorire il mantenimento, tra questi sono particolarmente importanti il ruolo della famiglia e dell'ambiente esterno all'insorgenza della malattia, l'isolamento sociale, le caratteristiche psicologiche del soggetto.



SEGNALI D'ALLARME

I seguenti segnali di allarme sono tutti indicatori della possibile presenza di un disturbo alimentare.
Questa lista può essere d'aiuto a genitori, amici, insegnanti, allenatori sportivi per riconoscere la necessità di un intervento specifico anche se la persona non ha ancora sviluppato un disturbo alimentare.




a) Segnali d’allarme generali DCA - Fisici-Medici:

Perdita di peso rapida

Riferire nausea o dolori epigastrici dopo aver mangiato anche poco

Problemi dentali frequenti e non comuni (erosione dello smalto causata dall’acido del vomito)

Ritenzione di liquidi o edema

Stipsi e perdita della regolarità intestinale

Ingrossamento delle ghiandole salivari

Anomalie del ritmo cardiaco

Anomalie o perdita del ciclo mestruale

Crampi muscolari

Problemi renali

Problemi urinari

Pallore

Osteoporosi



b) Segnali d’allarme generali DCA - Personalità - Emozioni

Perfezionismo e pensiero dicotomico (tutto o nulla)

Isolamento sociale

Irritabilità, umore depresso

Organizzazione della giornata secondo rituali precisi e stereotipati

Bassa autostima





c) Segnali d’allarme generali DCA - Attitudini nei confronti del peso e delle forme corporee

Isolamento sociale ed evitamento di numerose attività per la preoccupazione per il cibo il peso e le forme corporee

Difficoltà di concentrazione e nel provare piacere nelle abituali attività giornaliere per la preoccupazione per il cibo, il peso e le forme corporee

Sensi di colpa dopo aver mangiato un pasto normale

Ansia di fronte ad un piatto normale

Costante preoccupazione per il cibo, il peso e le forme corporee

Mostrare particolare interesse per tutti gli argomenti che trattano di cibo, peso e forme del corpo

Eccessiva attività fisica

Induzione del vomito in segreto

Rubare, nascondere il cibo

Collezionare ricette e libri di cucina

Evidenza d’uso di lassativi, diuretici, clisteri

Modificazione del comportamento alimentare (rallentare il tempo di assunzione di cibi, sminuzzare, aumentare l’uso di spezie e cibi “salutari”)




d) Segnali d’allarme specifici per l’anoressia

Perdere peso in modo notevole

Ridurre la quantità e la qualità dei cibi e la frequenza dei pasti

La restrizione diviene il centro delle discussioni con familiari e amici

Senso di benessere e piacere nel fare la dieta

Non tollerare un aumento di peso

Negare di aver fame e mangiare solo piccole quantità di cibo

Provare ansia nel vedersi sempre grassi pur avendo perso peso

Inventare scuse per evitare situazioni durante le quali gli altri mangiano

Assumere abitudini alimentari atipiche (sminuzzare, mangiare spesso pacchetti di gomme, utilizzare molte spezie)

Collezionare ricette e libri di cucina ma cucinare solo per gli altri

Fare molta attività fisica

Lamentare spesso intenso freddo e vestirsi a strati, con indumenti inappropriati rispetto alla stagione

Perdita di capelli

Presenza di peluria diffusa sul corpo

Palmi delle mani e dei piedi giallo-arancio

Lamentare difficoltà digestive, ripetuti dolori epigastrici o addominali




e) Segnali d’allarme specifici per la bulimia

Scomparsa di cibo dal frigo, comperare grandi quantità di cibo, rubarlo, nasconderlo (segnali che possono indicare la presenza di abbuffate)

Andare in bagno dopo i pasti, tracce di vomito nel water, calli o erosione sul dorso delle mani (segnali che possono indicare la presenza del vomito autoindotto)

Alternare periodi di dieta ferrea a periodi di alimentazione eccessiva

Alimentazione eccessiva nei momenti di stress

Mangiare grandi quantità di cibo senza aumentare di peso

Mangiare di nascosto

Gonfiare delle ghiandole salivari ed erosione dei denti

Utilizzo di lassativi

Presenza di atti impulsivi (cleptomania, abuso di alcol o droghe, autolesionismo)

Crampi muscolari e battito cardiaco alterato




f) Segni di emergenza associati ai DCA

Pensieri suicidi

Tentativi di suicidio

Aritmie cardiache, dolori al petto, parestesie agli arti, svenimenti improvvisi

Abbuffarsi e vomitare molte volte al giorno

Incapacità di mangiare senza indursi il vomito

Presenza di autolesionismo

Dolori addominali severi

Tracce di sangue nel vomito

Edema alle gambe





COME SI CURANO I DISTURBI ALIMENTARI

La cura delle forme più serie di anoressia o bulimia è lunga e faticosa, richiede impegno e motivazione da parte del paziente.
Esiste in primo luogo una cura medica che ha lo scopo di "limitare i danni" prodotti dal digiuno, dalle abbuffate, dal vomito e di riabilitare il paziente dal punto di vista nutrizionale; esistono delle cure farmacologiche che comprendono farmaci per aiutare il riequilibrio dei valori internistici e psicofarmaci; esistono gli interventi psicoterapeutici ritenuti oggigiorno indispensabili per raggiungere e mantenere lo stato di guarigione.
Oggi in Italia e all'estero la maggior parte degli studiosi sono concordi nell'affermare che l'approccio terapeutico deve essere multidisciplinare (deve coinvolgere figure professionali diverse: medico, psichiatra, psicologo, nutrizionista, internista ) e integrato (un trattamento in cui le diverse discipline coinvolte si integrino in n unico progetto terapeutico che tenga conto delle differenze individuali e delle varie fasi della malattia).

Ospedalizzazione e day hospital
Esistono due tipi di ospedalizzazione cui si può ricorrere per la cura di un disturbo dell'alimentazione: il ricovero in un reparto internistico dell'ospedale; il ricovero in reparti specializzati per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare.
Quando il calo di peso è veloce e continuo e quando il peso è così basso da essere pericoloso per la vita il ricovero è l'unico modo per gestire la situazione. Quando è mirata al trattamento delle complicanze mediche, l'ospedalizzazione è un trattamento prioritario e non richiede motivazione da parte della paziente. Come parte del processo di guarigione l'ospedalizzazione mira alla riabilitazione nutrizionale e alla risoluzione delle complicanze fisiche, ma anche alla cura delle problematiche psicologiche che mantengono i disturbi dell'alimentazione Il ricovero può essere indicato anche in casi in cui i tentativi ambulatoriali non hanno dato esiti positivi ed esiste il rischio della cronicizzazione.
Il trattamento di day hospital può avvenire in seguito l'ospedalizzazione o sostituire il trattamento ambulatoriale. Il trattamento in day hospital consiste nel fornire una supervisone dei pasti e la possibilità di una psicoterapia intensiva, senza che la paziente sia completamente protetta dalle difficoltà quotidiane al di fuori del dell'ospedale

Psicoterapia
La terapia cognitivo comportamentale è divenuta il trattamento standard della bulimia nervosa e costituisce la base teorica per la maggior parte del trattamento dell'anoressia nervosa. Obiettivo della psicoterapia cognitivo comportamentale è quello di modificare i comportamenti patologici legati all'alimentazione e di riorganizzare i processi cognitivi e le convinzioni distorte che influenzano tali comportamenti. Nel trattamento dell'anoressia e della bulimia le aree di intervento si focalizzano sulle assunzioni sottostanti della paziente secondo le quali il peso, le forme corporee o la magrezza possono servire come unico strumento per inferire il valore personale e sulla paura di ingrassare. Componenti della terapia interpersonale e della terapia familiare sono spesso integrate nella terapia cognitivo comportamentale a lungo termine; gli interventi cognitivi sono finalizzati non solo ad affrontare i pensieri disfunzionali che mantengono la dieta estrema o la riduzione cronica del peso, ma anche le assunzioni fondamentali associate ai conflitti interpersonali, ai sentimenti di inefficacia, alle lotte per l'autonomia, alle paure legate allo sviluppo psicosociale.

Farmacoterapia
Spesso l'uso dei farmaci è molto utile, specialmente nei soggetti che soffrono di bulimia. È importante che i farmaci non vengano considerati è come la risoluzione dei problemi né come un "demonio" da evitare a tutti i costi. È stato dimostrato che se usati correttamente possono essere un valido aiuto e supporto alla terapia psicologica. I farmaci più usati nei disturbi dell'alimentazione sono alcuni antidepressivi definiti "serotoninergici" per la loro specifica azione su quel neurotrasmetittore cerebrale detto serotonina che ha una importante funzione di regolazione del meccanismo fame/sazietà oltre che nella regolazione degli impulsi verso il cibo e dell'umore. Questi farmaci avrebbero dunque una azione sia sulla depressione, che è spesso presente in soggetti con dca, sia sull'impulso verso le abbuffate. Sia la depressione che l'ansia possono avere un ruolo importante nel mantenere il disturbo alimentare ed è quindi importante, quando è necessario, agire anche a livello farmacologico .





A CHI RIVOLGERSI:
http://www.bulimia-anoressia.org/rivolgersi.htm



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Bulimia e Anoressia   30/7/2003 9.5.41 (58 visite)   AnJeLiCa
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