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Nick: Peppos
Oggetto: Problematiche di Napoli
Data: 15/10/2005 10.2.24
Visite: 124

Criminalità e camorra

Da una parte la camorra, dall'altra il fenomeno della delinquenza minorile, senza contare il numero esorbitante di rapine. Sono questi i fattori principali che hanno reso Napoli la città italiana più invivibile per quanto concerne la criminalità, una piaga che ne ha diminuito pesantemente il valore agli occhi del turismo, una delle prime vittime di questo fenomeno. I dati parlano da soli: tra il 2003 e il 2004 si sono verificati 107 omicidi, la maggior parte dei quali legati alla camorra, ben 83 accertati. Enorme il numero di furti e rapine: 3434 gli 'scippi', spesso di orologi preziosi rubati a turisti e poi smerciati negli Stati Uniti, o telefonini il cui mercato della ricettazione a Napoli è sterminato; 3287 i borseggi, effettuati quasi sempre da due persone a bordo di motorino; 7896 i furti di auto e 3790 i furti di moto, che nella maggioranza dei casi si concludono con l'abietto fenomeno del "cavallo di ritorno" (un losco individuo si fa vivo per chiedere soldi in cambio della restituzione del mezzo); minore rispetto ad altre città il numero di rapine nelle abitazioni, anche perché i cittadini da tempo si sono organizzati con sistemi di allarme e sbarre alle finestre nei casi di abitazioni in piani bassi. Tutto ciò senza contare il numero senz'altro maggiore di casi non denunciati. Fiorente il traffico di droga in mano alla camorra (quasi quindici chili di droga sono stati sequestrati nel 2004), e quello della vendita pirata di CD e DVD, tanto che i più di 26000 dischi sequestrati non coprono che una percentuale vicina al 10% del fenomeno di vendita. La delinquenza minorile resta alta, nonché in anumento con il fenomeno delle baby-gang dominanti nelle zone di quella definita una volta la "Napoli bene" (Vomero, Chiaia) ora preda anch'esse di ragazzini provenienti dalla periferia tramite il sistema metropolitano o addirittura 'autoctoni' (non poche, infatti, le baby-gang composte da figli di insospettabili e onesti professionisti).

La camorra ha un'origine antica che risale ai tempi della dominazione spagnola a Napoli. Si ritiene che alcuni esponenti della spagnola "Confraternita della Garduna" (dedita a rapine) fondata nel 1417 abbiano insegnato ai delinquenti napoletani dell'epoca il successo della loro organizzazione, fondata su una struttura verticistica con incarichi ben definiti. La camorra nasce però ufficialmente nel 1820 col nome di Bella Società Riformata (=confederata) con una struttura più gerarchica rispetto a quella attuale e dedita all'estorsione e all'usura, dominante principalmente nelle bische clandestine. Si ritiene infatti che il termine 'camorra' derivi da "morra", un gioco d'azzardo diffuso a Napoli tra XVII e XVIII secolo su cui appunto veniva imposta una percentuale da pagare ai camorristi. La camorra moderna nasce però nel secondo dopoguerra, in una situazione - quella napoletana - desolante, dove solo il contrabbandono e il mercato nero permettono la sopravvivenza. Si impone col contrabbando di sigarette, ma l'apogeo del suo potere l'ottiene col traffico di droga che nasce intorno agli anni '70. E' la camorra contemporanea, la più violenta e sanguinaria, dominata dalla NCO, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che opera fino al 1983 e poi si estingue creando un incredibile frazionamento dei clan e portando alla condanna nel 1987 dello stesso Cutolo. Diminuiscono gli omicidi ed anche l'arroganza pubblica dell'organizzazione (eclatante l'assassinio del giornalista Giancarlo Siani nel 1985, 26enne, per aver scritto un articolo "infamante"), aumenta il giro d'affari. S'impongono nuovi clan: i Giuliano, i Mazzarella, i Di Lauro; e nuovi mercati: l'immigrazione, la prostituzione, lo smercio di CD. Oggi si stima che il giro d'affari della camorra sia intorno ai 13 miliari di euro l'anno, la metà dei proventi derivante dal traffico di stupefacenti, circa due miliardi dal traffico di armi. La sua struttura non è più molto gerachizzata, è composta di clan locali che si fanno e si disfanno continuamente, quasi sempre in lotta tra loro. Tra il 2004 e il 2005 la guerra tra il clan Di Lauro e gli "Scissionisti" per il controllo del traffico di droga nei quartieri di Scampia e Secondigliano ha prodotto più di sessanta morti. Il 16 settembre 2005 Paolo Di Lauro, il numero uno della camorra napoletana, è finito in manette. Il problema maggiore, per quanto riguarda lui e i centinaia di camorristi ancora in carcere, è evitare che da dietro le sbarre possa continuare a gestire l'attività della propria famiglia. La camorra, comunque, rimane prospera.

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La cultura dell'illegalità

Parte del successo di fenomeni quali la camorra a Napoli hanno origine da un diffuso atteggiamento che si potrebbe definire "cultura dell'illegalità", derivante da una completa assenza di senso civico. Tale atteggiamento è riscontrabile a più livelli. Ad esempio l'uso del casco sui ciclomotori raggiunge percentuali molto basse, tanto che l'ordinanza di sequestro del veicolo in simili casi - emanata nel settembre del 2005 - ha visto a Napoli circa 1000 sequestri nell'arco di nemmeno due mesi. Non è raro inoltre vedere intere famiglie, di tre o quattro persone, circolare su un ciclomotore omologato per il trasporto di non più di due persone. Esempio di questa mentalità resta la 'leggenda' diffusa in anni scorsi secondo cui un ingegnoso napoletano avrebbe commercializzato magliette con una striscia nera trasversale a imitazione delle cinture di sicurezza, per coloro che non cedevano all'imposizione di allacciarla. Il non rispetto di semafori, precedenze, sensi unici, parcheggi è un'altra costante della circolazione urbana. Ad esso si aggiungono altri esempi: Napoli è la città italiana dove si acquistano più CD e DVD falsi. Noto fu poi il fenomeno dei migliaia di utenti che avevano accesso alla programmazione televisiva satellitare pur senza essere abbonati, grazie a modifiche del proprio decoder. Sugli autobus molti utenti non obliterano il biglietto , e non è raro assistere all'impotenza dei controlli preposti dinanzi all'irruenza di persone che pretendono di non dover essere multate. Questi comportamenti sono evidenziati - come al solito in maniera quasi teatrale a Napoli - ma purtroppo fanno ormai parte della normalità di molte grandi città italiane.

A questi fenomeni se ne aggiungono altri ben più gravi. Il lavoro in nero è dominante, ed è per molti napoletani l'unica via d'uscita alla disoccupazione dilagante (intorno al 25%). Gli altissimi premi per l'assicurazione auto sono risolti con un'assicurazione falsa o semplicemente non assicurando il proprio il veicolo, col risultato che i costi dell'RCA aumentano. Un enorme numero di persone (circa 100.000) ottiene grazie a imbrogli la pensione di invalidità, con altissimi costi per l'amministrazione. Non è poi raro il fenomeno delle 'bustarelle', cioé delle raccomandazioni nel mondo della scuola e dell'università (dipomi comprati e accessi a corsi di laurea a numero chiuso 'venduti' fino a 50.000 euro) e nel mondo del lavoro. Infine preoccupante la dispersione scolastica: se la Lombardia vanta il tasso più alto, è solo perché lì il lavoro si trova con maggiore facilità. Nella provincia di Napoli, dove un ragazzino su cinque non si presenta a scuola (circa 17mila tra i 7 e i 13 anni), il fenomeno è dovuto alle idee dei genitori che preferiscono far lavorare in nero il proprio figlio o affidarlo alla camorra per portare entrate in famiglia: un pensiero che danneggia alla base il senso del vivere civile.

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Degrado e abusivismo
 
Altri fattori che contribuiscono alla scarsa vivibilità della città sono il degrado urbano e il fenomeno dell'abusivismo.

Il problema dei rifiuti attanaglia Napoli da vari anni. Si è stimato che ogni napoletano produce in media 1,5 kg di spazzatura al giorno , e che ogni anno in Campania se ne producano due milioni e mezzo di tonnellate. I centri per la combustione dei rifiuti situati nella periferia della città lavorano sempre con estrema lentezza, e le discariche - per lo pù abusive e gestite dalla camorra - vengono aperte e chiuse di continuo. Periodicamente la città viene letteralmente sommersa da cumuli di rifiuti non raccolti dagli agenti della nettezza urbana, che frequentemente indicono scioperi. La soluzione indicata dal Governo e dalla Regione è stata quella della realizzazione di un grande impianto termovalorizzatore nei pressi di Acerra: gli abitanti della zona hanno risposto con tumulti e dimostrazioni impedendo la costruzione dell'impianto. Il sistema della raccolta differenziata, attuato con grande generosità di mezzi, non ottiene il successo sperato a causa dell'indifferenza della maggioranza dei cittadini. La questione rimane tutt'ora irrisolta, e di estrema gravità per la vivibilità e la salute di Napoli e della provincia. A ciò si aggiunge il degrado e l'incuria di molte infrastrutture cittadine, spesso lasciate a sé stesse: casi esemplari quelli dello zoo, dell'Edenlandia, della Mostra d'Oltremare, degli impianti sportivi, dei parchi. Molte nuove strutture sono paralizzate dalla burocrazia, e non realizzate dopo anni ed anni di progetti; l'area dismessa dell'Italsider, ad esempio, e nuove infrastrutture nei quartieri Soccavo e Pianura. La burocrazia 'malata' è un altro gravissimo problema, riscontrabile nelle amministrazioni e nella sanità, che porta i cittadini all'esasperazione (ed è sempre nel malgoverno che la camorra ha prosperato e prospera tuttora). Desolante la situazione della rete viaria, inadatta e continuamente riassestata (ogni anno sono centinaia i cantieri aperti per lavori del genere): nubifragi come quelli del 15 settembre 2001 e del 18 settembre 2005 (quest'ultimo meno distruttivo) hanno prodotto enormi danni per le strade che cedono e per le fogne che scoppiano. Si aggiunge infine il fenomeno dell'abusivismo edilizio, che domina nei quartieri più recenti, in particolare a Pianura - costruita senza alcun piano regolatore e del tutto abusivamente - e nelle zone periferiche alle pendici del Vesuvio, esposte tra l'altro a grave rischio vulcanico-sismico. Dominante tra gli anni '70 e gli '80, ora il fenomeno è combattuto tenacemente: tra il 2003 e il 2005 ben 1.600 edifici sono stati abbattuti dal Comune. La regione ha rigettato il condono edilizio proposto dal governo Berlusconi nel 2002, e ha intensificato il lavoro di abbattimento.

Tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Napoli


valle TI AMO DI COSCIONA *_*



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   re:Problematiche di Napoli   15/10/2005 11.6.40 (43 visite)   jeanee
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