Nick: \\\Ulisse Oggetto: re:Notte di S.Lorenzo Data: 10/8/2003 20.10.16 Visite: 8
Notte di San Lorenzo ( G.Pascoli) San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! Cielo coperto per la notte di San Lorenzo e, allora, niente pioggia di stelle cadenti e tanto meno desideri segreti da realizzare. Solo e ancora certi versi di Giovanni Pascoli, che ci riportano invariabilmente ai giorni di scuola. Va però detto che niente è perduto, perché la massima visibilità di quelle che vengono dette "lacrime di San Lorenzo" è prevista per questa notte e soprattutto per quella di domani, a partire specialmente da mezzanotte, con la luna in fase crescente che non disturberà l'osservazione del cielo. E, comunque sia, le "stelle cadenti" saranno visibili per circa una decina di giorni, a patto naturalmente che il tempo sia benigino. Secondo un'antica tradizione (che è poi quella cui si era riferito Pascoli), le stelle cadenti sarebbero una sorta di eco delle lacrime stesse sgorgate dagli occhi di San Lorenzo, martire cristiano, durante il supplizio della graticola. Una convinzione che viene completamente e perfettamente rovesciata da un'altra tradizione, che vuole vedere nello sciame stellare che precipita le faville del fuoco che ardeva crudele sotto la graticola per consumare il povero corpo del santo. Le faville si erano alzate in cielo durante il martirio per ricadere in terra nella notte estiva, come ben suggerisce un vecchio proverbio veneto: "San Lorenzo dei martiri inozenti piove dal ciel carboni ardenti" e i vecchi contadini polesani smuovevano la terra dei campi per trovarvi i tizzoni infuocati. Si tratta di leggende lontane, che la verità storica non ha mai suffragato. In realtà da ormai più di un secolo si è stabilito che si tratta di "sciami meteorici", vale a dire il prodotto della disgregazione di antiche comete. E le "piogge di meteore" che intersecano l'orbita terrestre poco prima della metà di agosto appartengono alla costellazione di Perseo, da cui il nome "Perseidi". Ma i minuscoli corpi luminosi che, attratti dalla forza di gravità terrestre, precipitano ad una velocità che può raggiungere anche i 250.000 km. orari, non sono proprio di provenienza meteoritica e sono semmai detriti della coda della Cometa Swift-Tuttle. Quanto alla spettacolare pioggia di corpuscoli celesti, per vederla bene, tempo permettendo, occorre raggiungere un luogo appartato e privo di luce (e dunque lontano dai centri abitati), voltare le spalle al Sud e guardare in direzione della Stella polare, girando poi il capo verso destra, cioè a levante, fino ad individuare la Costellazione di Perseo.
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