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Ci sono straordinari comprimari della tv italiana che frullano come passeri inquieti sulle notizie. Per esempio, oggi Michele Santoro annuncia la sua partecipazione (come epurato speciale del direttorio berlusconiano…) all’attesissimo spettacolo di Celentano su Raiuno e, facendolo, c’informa pure delle sue dimissioni da europarlamentare. Verrebbe da dire: ognuno ha i suoi problemi. Però in fondo l’ex Sciusà è sempre stato una notizia semovente e ha sempre acceso la fantasia scolorita dei cronisti.
Ma non è tanto rilevante che Michele Santoro- che non è affatto un comprimario- riappaia. Quanto il fatto che un altro Michele, Bonatesta –che è comprimarissimo nonché senatore di An e membro della commissione parlamentare di vigilanza- alla suddetta notizia s’imbufalisca come Mastella alle Primarie e proclami che “Santoro è a tutti gli effetti è un soggetto politico”, che “dovrebbe vergognarsi”, che “è un politico travestito da giornalista, ora si rimette la maschera”.
Un’ opinione, certo. La pensano così anche il nostro austero vicino di casa, il nostro giornalaio che si crede Cossiga e il barista fascistissimo di un delizioso baretto al centro di Milano; ma a differenza di Bonatesta costoro riescono a esprimere la loro autorevole opinione senza bisogno di spiegarcela con dieci lanci d’agenzia. Michele Bonatesta è fatto così.
Un Pastamatic dell’invettiva. Assieme al Moige e al sempiterno Antonio Marziale dell’Osservatorio dei Minori, egli vigila –con un numero impressionante di esternazioni attraverso i mass media- sul buon nome della televisione. Bonatesta è un incrocio fra un moderno Catone il censore e una fotocopiatrice in annoiata emulazione. Il lettore ci prenderà per feticisti, ma in anni di mestiere sulla nostra scrivania giace una cartellina gonfia come un insaccato con la scritta “Puttanate di Bonatesta” (dicitura iperbolica di una collega, ma spesso condivisa); in cui s’affastellano, ogni settimana le poderose uscite del nostro.
Cito a braccio: Bonatesta contro la Ripa di Meana al Ristorante; Bonatesta a favore di Renzo Arbore; Bonatesta che tagliuzza il “Bisturi” delle Pivetti; Bonatesta che attacca il ritorno di Fazio e Kubrick, abbraccia Fiorello e maledice il bacio lesbico delle Tatù al Festivalbar. Ma la performance migliore Bonatesta l’ ebbe alla ventilata presenza di Vasco Rossi a Sanremo, nel 2003, che accusò di avere una faccia di spinellone e d’essere “testimonial della droga libera”; un’invettiva stupefacente –nel senso farmacologico-.
Al punto che qualcuno, sommessamente, replicò che almeno quella di Vasco era roba buona. Non nascondiamo che, da tempo, sull’affascinante figura di Michele Bonatesta progettiamo di scrivere un libro: “La leggenda del senatore Bonatesta e altri racconti”. Anche se, in realtà, siamo convinti di una fondamentale verità .
Bonatesta è un’entità gassosa. Non esiste. Nessuno, nemmeno Klaus Davi,, l’entourage della Lecciso, o Berlusconi possono produrre una tale quantità d’esternazioni, una così schiacciante e ponderosa mole di lavoro. In realtà – ne siamo arciconvinti- Michele Bonatesta , come “Luther Blisset” o “Ellery Queen” è lo pseudonimo collettivo dietro il quale si cela un trust di cervelli. Sul fatto, poi, che questi cervelli siano tutti accesi nello stesso momento, bè, non ci metteremmo la mano sul fuoco…
Francesco Specchia
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