Nick: Giuiello Oggetto: LA NUOVA DROGA Data: 31/10/2005 0.28.15 Visite: 208
RISPONDE PIETRO GARGANO Droga, la nuova minaccia in una «bottiglietta» Un’altra estate è finita. Sotto il ponte della circumvallazione, il sole di autunno scalda le siringhe abbandonate e le buste di plastica nera. È un fiume di rifiuti che inonda le strade. Ma non ci facciamo più caso. I bambini giocano a pallone e fanno le rovesciate sui sacchetti aperti. I gatti al mattino danno lo smonto ai topi. Al Sert arrivano ogni giorno ragazzi nuovi. Svaniti, prigionieri di qualcosa che non vedono più. Di un non-luogo con le sbarre invisibili, di un viaggio di sola andata. La fumata, la pallina, la pera, il buco, la striscia, la pasticca. Calati, fatti, sballati, cromati, a rota, schizzati. Ma c’è una novità. L’estate ha lasciato una lunga striscia di "coca cucinata", detta anche "bottiglietta": un insieme di residui impuri di cocaina, misto ad amfetamine e oppiacei con altre imprecisate sostanze da taglio, venduto a soli 15 euro. Questo mix si mescola a una pari quantità di bicarbonato di sodio e, sul fondo di una bottiglietta di vetro, si espone a una fonte di calore fin quando precipita in una reazione solida. Si forma, così, dalle polveri mescolate e scaldate, una specie di pietra che viene estratta dalla bottiglia rovesciandola. Poi si prende una bottiglia di plastica, tipo mezza minerale, si getta il tappo, si coibenta l’apertura con carta argentata, bucherellata come il filtro di un colino, e la si riempie per meno di metà di acqua. Questa imboccatura-filtro viene cosparsa di cenere di sigaretta, e la "pietra" vi viene deposta sopra. Si pratica un foro nel collo della bottiglia e vi si introduce una cannuccia. Con l’accendino si accosta la fiamma alla "pietra" e si tira avidamente con la cannuccia o si "pippa". Il vapore viene inalato e, attraverso il letto capillare polmonare, arriva al cuore e da qui al cervello. L’effetto micidiale, immediato e violento, viene descritto come una "capata", una "botta" in testa. L’esperienza è caratterizzata da una dilatazione del senso di sé, con destrutturazione della coscienza spaziotemporale, alterazioni motorie e allucinazioni persecutorie. Il tutto, acutissimo, decade rapidamente, lasciando il soggetto in una condizione di insoddisfazione e disagio. Dato il prezzo accessibile, il ragazzo è portato a ripetere subito l’esperienza, a riandare dal pusher. Bisogna che trovi, però, altri 15 euro e poi altri ancora. Dopo aver esaurito i crediti di genitori, nonni, zii e amici, è costretto a mettere in atto una rapina, uno scippo, un furto. Una quota notevole dell’incremento della microcriminalità è attribuibile alla diffusione epidemica di questo mix. Per quanto riguarda la terapia, ancora nei Sert non c’è la possibilità di prescrivere farmaci particolari come i neurolettici atipici che possono attenuare gli effetti collaterali. Questi ragazzi hanno meno di 18 anni e non provengono tutti da quartieri emarginati. Una quota di loro tra pochi anni diventerà eroinomane, un’altra esiterà nella malattia mentale conclamata. Dove li metteremo, allora? Nelle carceri costruite ad hoc per loro da governi provvidenti? Nelle comunità che si andranno trasformando in riformatori? Riapriremo i manicomi? Questo è il lascito di questa estate, senza nessuna presa di posizione delle istituzioni. Oltre gli aerei pieni di turisti che si inabissano, un’altra generazione si sta eclissando col suo carico umano. Qui non ci sono i kamikaze musulmani, ma negli occhi di questi giovani vedo l’occidente tramontare ogni giorno. Non sono un moralista né un depresso. Ho solo incontrato i volti di ragazzi e ragazze bellissimi e innocenti, criminali per caso, tossici senza saperlo, psicopatici in carriera. Così vivaci, colorati, narcisisti e aitanti, con i loro motorini scintillanti, piccoli dei caduti nei crepuscoli del mondo. Farfalle svanite nei tombini del destino. Mentre i riflettori si spengono sui vip che si avviano alle detossificazioni dorate, continuo a chiedermi qual è l’alternativa che abbiamo offerto a chi è venuto al mondo tra gli ‘80 e i ‘90, figlio di genitori distratti, nel caos di una società disgregata, senza orientamenti di valore. Quel Sert a cui questi ragazzi approdano, spesso quando è già tardi, è solo l’ultima sponda. Ogni quartiere, molto prima del Sert, dovrebbe avere in sé un centro sociale diurno con attività diversificate, biblioteca, disco e videoteca, volontari e uno spazio e un tempo gratuiti da offrire a chi, affacciatosi ai suoi 14-15 anni, si trova solo e sbandato e viene preso dalla mano di chi gli offre di provare a sentirsi diverso e più grande con una fumata. Come psichiatra, posso continuare a registrare i fenomeni, a denunciare, a curare, con ogni mezzo, dai farmaci alla terapia di gruppo; a rimanere, d’estate, a Capodanno e a Natale, con i miei volontari e i miei operatori, accanto a chi è "scoppiato" e chiede aiuto. Nei nostri gruppi facciamo sperimentare a questi ragazzi l’effetto che fa incontrarsi con il proprio simile, tenere le sue mani nelle proprie, piangere, sentirsi toccare le spalle. Una sintassi e una grammatica delle fondamentali emozioni che la sostanza ha spiazzato, divelto e obliato. Quasi a dirgli che l’uomo è, per l’uomo, la droga più forte, e che non c’è eccitante più potente della stessa vita. Ma so che non basta. Mi sento, a tratti, come il pifferaio di Hamelin, delegato a ripulire la città dai topi, in realtà costretto a portarsi via, ogni giorno, nella indifferenza generale, con quei topi, anche una parte di bambini. Gilberto Di Petta - NAPOLI Il dottor Di Petta lavora all’Asl Na 3, Centro Giano, comorbilità psichiatrica, area dipendenze. La sua lettera ha in sé il commento. Ha ragione, forse la bottiglietta è indistruttibile con la repressione. Ma prima? Che cosa si fa davvero nei quartieri marginali oltre a mandare divise quando sale la media degli ammazzati? La ricetta del lavoro, del tempo libero organizzato e civile, dell’istruzione data con passione, non è vecchia: è invecchiata per mancanza d’uso. E ogni giorno perso fa altri morti in più: magari non di pistola, ma di droga e di disperazione.
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