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Sardegna e Valle d'Aosta dal 31 gennaio passano al digitale terrestre Soru: «Non spegnete la vecchia tv» Il presidente sardo: «Non rispettati gli accordi, decoder utili solo a ricevere le tv commerciali, non sono terminali della Rete» | |
CAGLIARI - «Farò una battaglia perché non si spenga la tv analogica, non si può negare ai sardi il diritto di continuare a vedere la televisione nel modo in cui la vedono». A promettere di resistere all'avanzata della nuova tv, quella digitale terrestre, non è certo uno abituato a combattere battaglie di retroguardia, soprattutto se si tratta di nuove tecnologie: eppure il presidente della Regione Sardegna Renato Soru, il fondatore di Tiscali, ribattezzato mister Internet, è determinato. L'isola, insieme alla Valle d'Aosta, dovrebbe fare da apripista in Italia è per il passaggio alla televisione digitale terrestre: dal 31 gennaio 2006, sardi e valdostani dovrebbero usare solo televisori collegati a un decoder, ha stabilito un protocollo siglato la scorsa primavera tra le due Regioni, il Ministero delle Telecomunicazioni e le reti televisive Rai, Mediaset e La 7. Ma l'accordo è stato «totalmente disatteso», ha denunciato Soru durante un incontro con il sindacato dei giornalisti: «Non sono stati rispettati gli accordi con la Regione, non metteremo una lira in una operazione che si sta rivelando del tutto diversa da quella che avevamo negoziato nell'aprile scorso». «ALTRO CHE TV TERMINALE DI RETE» - La richiesta che allora la Regione avanzò, impegnandosi a investire proprie risorse, era quella di cogliere l'occasione della sperimentazione in Sardegna della tecnologia digitale terrestre, per portare nelle case dei sardi non semplicemente la televisione commerciale e magari a pagamento, con una offerta limitata di programmi, ma la televisione come terminale della rete, collegata all'Adsl per l'accesso veloce a Internet, a un personal computer e a un'antenna. «Questa è la rete con il suo terminale televisivo - ha detto Soru - è libera, aperta, democratica, che fa sì che anche la televisione ci dia la possibilità di un utilizzo attivo, con contenuti che io decido di prendere, via etere o da Internet, e che fa sì che io interloquisca con la pubblica amministrazione, oltre ad averne i servizi direttamente a casa. Ma di questa idea della tv digitale terrestre - ha continuato - non è rimasto niente. «DECODER NATI VECCHI» - Le requisitoria di Soru contro la nuova tv prende poi di mira i decoder: quelli che si stanno vendendo in Sardegna con i contributi pubblici in un incontro con il sindacato dei giornalisti «saranno superati fra sei mesi. Sono solo strumenti di ricezione delle tv commerciali, non sono il terminale della Rete, né danno accesso ai servizi della pubblica amministrazione». Non vi è traccia del decoder del genere di quello che abbiamo proposto noi, e tantomeno dell'idea di fare in Sardegna la tecnologia dei decoder. Non vi è traccia dei laboratori che la Fondazione Bordoni o le reti televisive si erano impegnate ad aprire in Sardegna nel campo dei servizi, della produzione dei contenuti. Non vedo nient'altro che la pay-tv, sostenuta dal contributo pubblico, una grande operazione delle tv commerciali private, e senza investimenti, che estende enormemente il mercato dell'utenza puramente televisiva». |
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