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Nick: Casual
Oggetto: Si scopa a Itaca terra d'Uliss
Data: 8/11/2005 2.46.10
Visite: 154

Roberto era veramente un lercio, ma ne era consapevole e ci godeva. Quando le conobbe e una di loro era col ragazzo, pensò senza perdere tempo, veloce veloce, che si sarebbe buttato a pesce su quella libera. Due sorelle, una fortuna rara, degna delle più dozzinali fantasie erotiche che si trovassero in giro nei cervelli dei maschietti e Roberto lo era, non senza un pizzico di autocompiacimento che faceva di lui una persona rara. Due sorelle che se lo mangiavano con gli occhi erano poi un colpo di culo ancora più raro, soprattutto se la meno dotata delle due aveva un paio di tette da guiness dei primati che sembravano essere all'oscuro della legge di gravità. In un mondo che tendeva naturalmente verso il basso loro svettavano verso il più radioso dei cieli. Se ne passavano per il cazzo, amesso che le tette ne abbiano mai avuto uno, delle mele che cadevano sulla testa del buon Isacco Newton. Doveva essere uno che scopava poco se aveva tempo da perdere per bighellonare nei campi, oppure le leggendarie mele gli erano cadute sulla zucca mentre era impegnato a fare un po' di su e giù con qualche compiacente contadinotta inglese in una qualche campagna del losailcazzoshire. Ma questa versione non è mai stata accreditata e resta avvolta fra le nebbie del tempo e della leggenda, quello che invece sappiamo per certo è che se la contadinotta, che forse era col vecchio Isacco, fosse capitata davanti a Roberto lui l'avrebbe scopata con la foga che si riserva a un clichet erotico. Segretarie, commesse, infermiere, erano li' a fare la bella posta ai fremiti della sua vrachetta. E anche queste due sorelle, che sembravano promettere un gran bene. La più giovane, quella che era col ragazzo, gli sembrava la più assatanata e che sguardi che gli lanciava. Ma anche l'altra era una drizzacazzi che levati, avrebbe detto il mai troppo lodato Jules in Pulp Fiction, che Dio lo abbia in gloria. E non si parla di piedi massaggiati, ma di uccelli che vanno su di stantuffo fino ad ottenere la meritata liberazione di liquidi. Questa l'immagine l'ossessionava, mentre col pilota automatico inserito se ne stava li' a sparare le cazzate del caso, staccando gli occhi dalle tette della tipa solo per poggiarli su quelli della sorella. Nei tempi morti chiaramente, lunghe frazioni di secondo che l'organo esperto sottraeva alla discussione. Tutto era restare aggangiato al gruppetto. Tre più uno fa quattro, disse a stesso con un sorriso sborrato che gli altri interpretarono come un commento alla chiacchierata e un segnale di disponibilità a una sana amicizia. E poi di getto sussurò a se stesso, col pensiero più dolce e torbido che riusci' ad elaborare, due più uno fa tre. Era una questione di far fuori il terzo incomodo, ma sarebbe stata solo una questione di tempo. Adesso doveva concentrarsi sull'obiettivo, dare chiari segnali alla sorellina grande che era di certo un segno del destino essersi incontrati in quella isola della Grecia, cosi' lontano da casa, cosi' bisognosi d'affetto, entrambi. Però sempre tenendo lo sguardo ben puntato sulle tette dell'altra, in modo da farle capire che, potendo scegliere, lei sarebbe stata la sua Penelope e lui il suo Ulisse. Che poi sarebbero arrivati i Proci era l'ultimo dei suoi pensieri. Quella Penelope dalle tette gioiose come un inno alla vita non avrebbe disfatto niente, se non il branco di Greci ammuchhiandoli nella sala del trono. Lui e Penelope, ah che visione, persi a chiavare da qualche parte in quel mare Egeo del cazzo. E solo il dolce suono della parola chiavare gli fece drizzare l'uccello. Poi fra sorelle si sa come sono, si disse marpione accendosi una marlboro rossa sempre senza smettere di sorridere. Si fanno le scarpe fra amiche, con la loro rivalità piena di cuoricini, sorrisini, blog e diari pieni di amore per gli animali, figuriamoci fra sorelle. Tutta una questione di rivalità, che affonda le ragioni nei giorni in cui si pisciavano ancora a letto. Ma a Roberto non gliene poteva fottere di meno, pensò solo che quell'estate avrebbe avuto da fare e con un tocco rapido si tastò l'arnese, solo per assicurarsi che fosse ancora li', compagno d'avventure mitologiche, nella terra che fu di Ulisse.


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