Nick: Franti Oggetto: Non Solo Subsonica Data: 9/11/2005 17.15.11 Visite: 32
E così ieri c’è stato il concerto dei Subsonica a Benevento. In Piazza, gratis. Diversamente non ci sarei andato. Cioè, pagando. Non per nulla, ma, pur riconoscendo che ti fanno muovere il culo, i Subsonica mi ricordano quel coglione di Scialpi, negli anni ottanta, che cantava "Rocking Rolling". "Rocking Rolling" di Scialpi faceva così, nel ritornello (leggere gridando a squarciagola): "ROCKING ROLLING PER RESISTERE ROCKING ROLLING PER DIFENDERCI ROCKING ROLLING PER NON CEDERE MAI ROCKING ROLLING SOPRAVVIVERE ROCKING ROLLING CON LA MUSICA ROCKING ROLLING AL SILENZIO CHE C'E'" Esco dal lavoro alle diciannove e dieci minuti. Mario mi chiama sul cellulare. Non viene al concerto, Sergio gli ha dato buca. Bestemmia leggermente. Chiamo Nino, sul cellulare. Ho un po’ di ansia, come un diciottenne. "Nino, ciao. A che ora passi per il concerto?". "Ehi Pier…alle ventuno è ok? Vengono pure due amiche." "Ottimo. Per le amiche. Sì, per le ventuno è ok, ma sii puntuale, che voglio comperare un po’ di robetta e non voglio incasinarmi nel traffico di Benevento. Stasera ci sarà il panico". "Madonna Piero! Che stato d’ansia che sei capace di trasmettere…Ma rilassati. "Ma vaffanculo e vatti a fare una doccia. E muoviti. Ciao" "Ciao". Mentre guido non penso a nulla. Canticchio ad alta voce Come una massaia che va a lavare il bucato. La canzone che canticchio è questa: "Parlami d'amore Mariù tutta la mia vita sei tu Gli occhi tuoi belli brillano fiamme di sogno scintillano Dimmi che illusione non è, dimmi che sei tutta per me Qui sul tuo cuor non soffro più, parlami d'amore Mariù...!" La cantava sempre mia madre. Dico "Cantava" perché è morta da anni. Mia madre. Arrivo a casa. Tolgo, nell’ordine, cravatta nera, camicia bianca, scarpe nere, calzini neri, cintura nera, abito nero. Infilo, nell’ordine, un costume da bagno e un paio di infradito. Una maglietta no, perché sono solo a casa e non mi faccio schifo a guardarmi dritto sulla pancia. Mi preparo un’insalata veloce e mangio in piedi. Che ansia! Vado nel bagno, mi tolgo il costume e, mirandomi per come mamma mi a fatto, cago e, immediatamente dopo, mi lavo i denti. Tolgo gli infradito e m’infilo in doccia. Faccio tutto in sedici minuti. Anzi, quasi sedici minuti. Che ansia! Alle ventuno e venti quasi arriva Nino con le due amiche. Sapevo che sarebbe arrivato in ritardo di almeno venti minuti, ma non dico nulla, pur essendo innervosito da questo comportamento. Per non apparire pesante agli occhi delle due amiche di Nino. Le amiche di Nino hanno ventisette anni l’una e si chiamano Matilde e Alessandra. Alessandra è carina molto. Tette piccole, carnagione scura, capelli ricci neri e labbra appena appena carnose. Ha pure un culo talmente bello, che pare ci batta un cuore dentro. Matilde ma ha una faccia da porca e una quarta. Di tette. Secondo me se la tromba Nino, da qualche tempo. Strano che non mi abbia detto ancora nulla al riguardo. Mi assento un attimo nei miei pensieri che mi trasmettono un’ansia, ma un’ansia, ma un’ansia…. "Cazzo! Devo chiamare fefy che non conosce la strada per arrivare a Benevento, per il concerto" "Chi?" "Fefy…Federica. Una mia amica di Napoli che ha una testa gigantesca, con le fattezze di uno degli alieni catturati dai militari americani e conservati in naftalina nella base dell’Area 51". "E chiamala Federica Pierluì. Che cazzo di nome è Fefy?". "E’ un nick" "Un che?" "……..". "Oh Piero, un che? Che hai detto? Che termine hai adoperato?" "Niente! Va bene?! Niente! N-I-E-N-T-E!!!" "Oh…Ma sei nevrotico parecchio stasera, eh!" "....." Chiamo Federica. Federica non risponde. Passa un minuto. Federica squilla sul mio cellulare. (Pidocchiosa! Neppure una ricarica da dieci euro!). "Cazzo Piè! Ti fanno gli squilli e tu richiami come un coglione?" "Non mi fare bestemmiare, Nno, per cortesia. he odio 'st'attegiamenti". Chiamo di nuovo Federica. Federica risponde. "Uè Piero!" "Federì chiama a casa che non ho soldi sul cellulare" (Mi sa che un poco pidocchioso lo sono anche io). Federica chiama a casa e le do dritte sulle strade da percorrere per evitare il traffico cittadino di Benevento. Abbasso la cornetta del telefono e scendiamo. Io, Nino, Matilde la porca e Alessandra la carina molto. Saliamo nell'auto di Nino. Io mi siedo davanti. Matilde la porca e Alessandra la carina molto, dietro. Si siedono. "Nino, passiamo prima da Enrico che compriamo qualcosa" "Va benissimo". "Quanto mi piaci quando sei accondiscendente!" "Eh, Piè…vorrei evitare cazziatoni e rompimenti tuoi soliti di coglioni e allora ti dico Va benissimo" "Ma piglialo in culo, Nino, per cortesia!" "Va benissimo, Piè" Enrico è il nostro pusher di fiducia Nostro nel senso, che è il pusher di fiducia mio e di qualche mio amico più o meno stretto.. Da anni lo è. Dai tempi del liceo. Un pusher di paese ma con una professionalità fuori dal comune, degna del miglior pusher di Brooklyn. Una persona serissima, da certi punti di vista. Prende molto seriamente il suo lavoro. Innanzitutto vende solo hashish e marijuana di tutti i tipi, ma niente merda pesante. Al massimo, ma solo qualche volta, un po’ di cocco come si deve. E già questa cosa fa di lui un pusher d’elite. Ma, oltre a ciò, ti da un sacco di consigli al riguardo degli acquisti e non è il pusher che ti deve rifilare a forza qualcosa a tutti i costi, anche merda. Ad esempio, Enrico è il pusher che ti dice: "Pier, ho dell’hashish, ma secondo me fa schifo. Non è per te. Fossi in te non lo comprerei. M sembra una presa per il culo rifilartelo. Passa domani che avrò sicuramente qualcosa di buono". Cazzo. Come non fai a stimare un pusher così? Sembra il tuo salumiere di fiducia, quello che ti consiglia un tipo di prosciutto anziché un altro, sicuramente più scadente e più costoso. Troviamo Enrico. "Uè Enrì, dobbiamo andare al concerto dei Subsonica a Benevento e ci serve un pò di robetta aggregativi. Hai qualcosa?". Ho più di trent’anni ma in quel momento sembro un diciottenne che si carica di fumo per un concerto. Che cazzo me ne frega. "Uè bello" "Grazie per il bello, buongustaio. Allora? Hai qualcosa?" "Sì, siete fortunati. Ho dell’erbetta. White Widows. Eccellente. Quanta ve ne serve?". White Widows nel mio paese di quasi mille abitanti? Bah. Mi sento in una Amsterdam di quasi mille abitanti. Comunque sono contento. "Venti euro Enrì". "Venti euro….Aspetta che la prendo….Ecco qua. Prego ragazzi" "Grazie Enrì. Sempre un signore" "Per voi questo ed altro" Enrico, ormai, ha sempre più le fattezze dell’impiegato gentile dell’Ufficio Postale. Quell’impiegato gentile che trovi in ogni Ufficio Postale uguale, in qualsiasi posto sia situato. Si rparte per Benevento. Nino guida la sua Alfa 155. Io sono seduto davanti. Matilde la porca e Alessandra la carina molto, dietro. Si siedono. Matilde con la faccia da porca rulla. Fumiamo. "Sogna una carne sintetica Nuovi attributi e un microchip emozionale Occhi bionici più adrenalina Sensori e ciberbenetica neurale Sogna una carne sintetica Nuovi attributi e un microchip emozionale Labbra cromate ricordi seriali Emozioni e un nuovo impianto sessuale Lei senza più mangiare lei senza più dormire Lei senza più mangiare lei senza più dormire" "Per forza ‘sto cd dei Subsonica dobbiamo ascoltare Nino? Qualcosa di più rilassante?" "Piè,scusa ma i Subsonica li stiamo andando ad ascoltare, eh! Se ti stanno sul cazzo e non ti fanno rilassare, percè vai al concerto?" "Nino relax yourself però. Una cosa t’ho chiesto…Comunque l’ultima volta che sono andato a sentire i Subsonica live, ero con Marianna, lo sapevi?" "Oddio Piè, non ricominciare con Marianna! Ti prego!" "Ricominciare? Cioè, Ri-Cominciare? Ci hai pure messo la particella Ri prima del verbo Cominciare? Scusa, ma quando cazzo mai ho cominciato a parlare di Marianna con te? Comunque mi stoppo qua,tranquillo. Sei contento?" "Va benissimo Piè" Alessandra fa: "Scusate,chi è Marianna? E cosa c’entra con i Subsonica?" Nino risponde: "E’ una ex di Piero che è andata con lui al suo ultimo concerto dei Subsonica. Anzi è l’Ex di Piero. Con la E maiuscola. Ovvero la donna che, a detta sua, ha più amato. Tra le tante…". "Ma quale tante, oh? Io due donne soltanto h amato nella mia vita: Anna e Marianna. E Marianna l’ho amata di più." "Che dolce che sei", fa Alessandra la carina molto. Cazzarola. Ne è venuta fuori una tecnica d’acchiappanza inconsapevole. Con ‘sta cosa dell’amata di più, mi sa che ho fatto breccia nel cuore di Alessandra la carina molto. Che – devo direl a verità – mi fa sangue e mi poterei volentieri a letto. Speriamo bene. "Che significa Amata di più, scusa?", chiede Nino. "Amata di più significa che l’ho Amata di più. Che cazzo di domanda è? In maniera più completa, disinteressata, matura. Amata di più insomma. Punto". "Ah…" "Eh…" "Oh!" "Che cazzo c’entra Oh?". "Oh nel senso che nulla avevo detto, eh!" "Ah.." "Eh!" "Ora toccherebbe a me dire Oh e poi sostenere che ho detto Oh per die che una spiegazione alla tua sciocca domanda avevo dato, eh! Ma evito di dire Oh, altrimenti non ne usciamo più" "Ah…" "Eh…" (Che cazzo di discorso tra fumati!!) Matilde la porca e Alessandra la carina molto, fanno, in coro, ad alta voce: "OH!" Tutti e quattro a ridere. E poi di nuovo a ridere. Per nulla. La risata è contagiosa. Specie se fumi. "Solo una cosa so di sicuro: vorrei raschiare la mia faccia contro il muro. Solo una cosa so di sicuro: lasciare andare tutto il mio dolore contro questo muro." ‘Sticazzi! Arriviamo a Benevento. Non c’è molto casino. Compriamo le sigarette e delle birre. Una Ceres io e una Du Demon Nino. Matilde la porca e Alessandra la carina molto, due Peroni, invece. Sì, Peroni. Proletarie. Tra la gente trovo Sonia, una mia compagna del Liceo, Hombre, una specie di No Global acculturato e moderato, Monica, l’ex fidanzata del mio amico Marco che sta a Milano, e il suo nuovo boy che somiglia al figlio di Nanni Moretti. Un girotondino. Mi sta sulle palle. Pelle. E poi scorgo mio fratello che bacia una tipa. Appena mio fratello s’accorge che lo vedo, si stacca dalla tipa, intimidito. Gli sorrido. Lui mi saluta. Non ho mai capito perché mio fratello, spesso, si vergogni di certi suoi atteggiamenti, al mio cospetto. Il concerto inizia. Samuel tiene il palco una vera merda. Boosta si dimena dietro i campionatori. Io e Mario sul palco avremmo spaccato, al posto di Samuel e Boosta. E tutte le femmine sarebbero state ai nostri piedi. E poi Samuel non è bello. E’ pelato. Come me. Boosta poi è orrido. Cioè, io non è che mi intenda di estetica maschile, ma oggettivamente è così. E‘ invidia? Si, può darsi. Comunque io e Mario sul palco avremmo spaccato, al posto di Samuel e Boosta. Il concerto continua. Tutti saltano e ballano. Io no. Nino appena appena fa qualche passo. Si muove roteando lentamente il bacino. Come un Rastaman. Matilde la porca e Alessandra la carina molto,sì. Sì, nel senso che ballano. E muovono le mani al cielo. Il concerto prosegue. Nino rulladue canne. "Di chi disubbidirà . Lungo la terra di chi Sempre disubbidirà . Nella giustizia di chi, Di chi disubbidirà . Sole silenzioso. Quando il futuro è con chi Sempre disubbidirà . Sole silenzioso. La storia fatta di chi" Bellissima questa versione acustica di "Sole Silenzioso. "Buonissima quest’erba, Piè. Sto viaggiando con questi bassi che rimbombano nella testa" "Ah.." "Eh.." "Oh" "Stavolta hai detto tu Oh, Piè!" "Eh.." "OHHHHHHHHHHHHHHH!!!" (Miiiiiiiiiii che erba!!!) Ridiamo. "Come fare a dirtelo che non ci sei più dentro me, che siamo l'eco di parole intrappolate infondo al cuore. Come fare a dirtelo che non ci sei più dentro agli occhi miei, che siamo solamente incomprensione e lacrime." "Piè, sai che ti dico?" "Dimmi, Nino" "Ti sei isolato parecchio ultimamente. Come mai? C’entra qualche donna o la vicenda di tuo padre? Scusa l’accostamento, eh…" "Boh, Nì, non lo so. Non me ne sono accorto. Tu dici che mi sto isolando?" "Beh, sì. Ma si vede, eh! Fai come me, cazzo: non sto mai da solo. Sempre con intorno qualcuno" "Nino, per cortesia…Tu non sai mai da solo, è vero. Ma ti senti solo! Questo è". Nino non dice una parola. Io mi vergogno dopo un secondo. Non sono in grado di gestire le mie debolezze ma sono capace di sottolineare indelicatamente e con arroganza e presunzione quelle altrui. Una vera merda, sono. "Scusami Nino…" "Di nulla Piè….e comunque no hai tutti i torti…a ben pensarci" "No, Nino. Che cazzo dici? Ho torto marcio, altrochè. Scusami ancora e se hai bisogno….sai quando e dove puoi trovarmi". Nino mi da una pacca sulla spalla. Io l’abbraccio. "Vorrei una discoteca labirinto Bianca senza luci colorate Grande un centinaio di chilometri Dalla quale non si possa uscire BOOOOOOOOOOOOOOOSTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!". Io, quando sento urlare BOOOOOOOOOOOTAAAAAAAAAAA", mi esalto. Dopo cinque minuti vedo Mailde la porca che si abbranca a Nino. Lo sapevo che i due rombavano datempo, cazzo. Io mi avvicino ad Alessandra la carina molto e l’abbraccio. Le abbraccia me e balliamo stretti.. Io provo a metterle la lingua in bocca. Ma Alessandra la carina molto si sposta e mi bacia affettuosamente il viso. Palo! Faccio finta di nulla e la butto sul "Mischia! Sei un’espeta nel dare i pali, eh?". Ridendo falsamente. E Alessandra la carina molto: "Ma non è un palo….Il palo è una tua interpretazione. Stai travisando, dai.." "Se, vabbè…" "Un altro giorno un'altra ora ed un momento perso nei miei sogni con lo stesso smarrimento il cielo su Torino sembra ridere al tuo fianco tu sei come me" Il cielo su Torino è sicuramente più cupo del cielo su Benevento. Ma, per via del palo rifilatomi da Alessandra la carina molto, il cielo su Benevento a me appariva molto buio. Più buio di quello di Tornio che è veramente buio. Mi viene in mente Marianna, ma provoco un rutto forzatamente e torna tutto come prima. Nino mi guarda e mi sorride. Sorriso amaro, secondo me. Mi capisce al volo. Come Mario e Sergio e Francesca. "Liberi tutti Liberi tutti Liberi, liberi, liberi Liberi tutti Liberi tutti Liberi tutti Liberi, liberi, liberi Liberi tutti!!!" Tutti saltano. Io no. Forse appena appena. Molti pogano. Io no. Che cazzo ci faccio in questo casino che mi ricorda Marianna e che mi è costato un palo con Alessandra la carina molto? Che poi dovevo chiamare Francesca di Torino con il cellulare per regalarle una song, ma ho dimenticato il cellulare in auto. Anzi, a dire il vero, non l’ho dimenticato. L’ho lasciato apposta nel cassetto, perché mi rompeva di tenerlo in tasca. Scusa Francè. Nino rula un’altra canna. Fumiamo. Nino riguarda e mi fa: "Piè, ma dove cazzo l’hai presa ‘sta camicia psichedelica strana?" Intermezzo. Ho questa camicia da una settimana e l’ho pagata settanta euro con i saldi al cinquanta per cento. Per me è bellissma, ma mi rendo conto che non passa inosservata. Per questo mi piace. Allora, da qualche giorno, al cospetto di chi guarda stranito e fa apprezzamenti sulla mia camicia, ho escogitato ua litania che, secondo me, fa un certoeffetto. E ripeto la litania a Nino. "Ma che cazzo vuoi capire tu? Nella vita ci vuole coraggio. Nella vita occorre osare. Anche indossando una camicia psichedelica che è un pugno in un occhio. Io lo faccio, e tu? Perdi, osano? Pazienza, tutto ha un prezzo. Bisogna saper perdere, amche. Oare perdere, die Giovanni Lindo Ferretti". "Piè..Madonna! Non fare il filosofo! Io ‘na domanda t’avevo fatto" "Ah, si? E stiamo insieme da tre ore e tu adesso vedi la camicia e ti lanci in apprezzamenti umoristici sulla stessa? Subdolamente?" "Piè, ma sai bene?" "Si, tu?" "Si" "Anche io" "Ah…" "Eh.." "Oh" "Di nuovo con ‘sto oh?" "Eh…oh! Piè…Oh!" (Minchia com’era buona quell’erbetta) Ridiamo tutti. Alessandra la carina molt, meno degli altri. Ride. Non so perché. "Se fosse facile fare così Poterti dire già quello che so Farebbe freddo in un attimo che Passerà. Su questi anni e sul cielo di noi, Sulle ragioni dei nostri perché Nuvole in corsa in un attimo che Passerà. E rimarrà forse il vuoto di noi A disarmare i rimpianti che so Per ricordarci in un attimo che Passerà." E’ l’ultima canzone del concerto. Prendiamo quattro birre e ci dirigiamo verso l’auto. Nino fa: "Piè, quell’amica tua dal nome strano…come si chiama?" "Federica? Fefy?" "Eh..Fefy…che cazzo di nome" "Non saprei. Starànel casino…Cazzi suoi". "Vabbè…". Arriviamo in auto. Nino guida la sua Alfa 155. Io sono seduto davanti. Matilde la porca e Alessandra la carina molto, dietro. Si siedono. Matilde con la faccia da porca rulla. Fumiamo. "Tu affogando per respirare Imparando anche a sanguinare Nel gioco che sfugge il tempo reale sei tu Tu a difendermi a farmi male Sezionare la notte e il cuore Per sentirmi vivo In tutti i miei sbagli" Io passo la canna a Matilde la porca e canto nella mia testa. Matilde con la faccia da porca fuma. Abbiamo passato il tempo a parlare, invece di guardare il concerto, mi sa. Allungo i piedi in avanti, poggio le mani dietro la nuca, dopo aver tolto la cintura di sicurezza e divento malinconico. Nino mi guarda e fa: "Piè…che c’è?". Non rispondo. Dopo trenta secondi circa, però sì: "Ragà…sapete che vi dico?" "Cosa?" (in coro) "Che è passato più di un anno e mezzo ma a me Marianna manca ancora.." Silenzio. Alessandra la carina molto mi accarezza la testa e fa: "Lo dicevo io che sei dolce…" Ma non m’avevi dato un palo tu? Penso. Però incalzo e dico: "Ale….." "Dimmi Piè" "Ti va di dormire a casa da me stasera?" "Si..". Nino sorride. Nick: luciesogni Oggetto: nunziatella Data: 25/10/2005 12.28.57 Visite: 10 nunzia, tu ke ne capisci, come si chiama quella canzone degli u2 che ha un assolo ke fa nananaaaanaaaaaaaaaaaa nananaaaaaaaaaaaaana na naaaaaaaaa ecc |