Nick: MosFerarum Oggetto: le periferie Data: 14/11/2005 19.31.4 Visite: 96
La Francia ha una sua specificità, che affonda le sue radici nell'immigrazione, in parte notevole risalente a quasi mezzo secolo fa, dalle ex colonie nordafricane. Ciò non esclude il dato più generale della disarmonia delle città d'Europa con la crescente disperazione delle nuove generazioni, costrette a vivere in non luoghi dal grigiore assoluto, da cui si osservano i colori variopinti di città che si vorrebbero raggiungere. C'è in quei ragazzi di Francia (essi sono in gran parte cittadini francesi da diverse generazioni o addirittura da secoli) un odio furente, ma non per il nostro cosiddetto modello di vita. Al contrario, essi farebbero di tutto per praticarlo. Un tempo il castello lasciava solo immaginare a chi l'osservava da fuori la vita che vi si svolgevaOggi si vede tutto, ma filtrato dagli specchi dell'immagine elettronica, che fa apparire di preziosissimo diamante qualsiasi fondo di bottiglia. Quanto è bella la città con le sue vetrine luccicanti, cantava Giorgio Gaber. E quanto è ancora più bella e irraggiungibile oggi, a dispetto delle promesse mediatiche, per chi vive il degrado di periferie mal pensate e mal costruite. A Napoli circolava una leggenda. Si narrava che il progettista del carcere di Poggioreale, una volta vista da vicino la sua opera, si fosse suicidato. Che cosa, allora, dovrebbero farsi quelli che hanno pensato certi quartieri sorti a Napoli e a Salerno nei decenni seguiti alla fine del miracolo economico? La cosa è seria. Per evitare l'assalto di chi vorrebbe vivere esattamente come noi non basta arroccarsi. A Napoli la camorra offre un odioso simulacro di stato sociale, che di fatto giorno per giorno controlla il rancore dei ragazzi di periferia. In altre città per fortuna la camorra, anche se c'è, non svolge questo ruolo. A Salerno è possibile ancora pensare alla costruzione di una speranza per le nuove generazioni di periferia. La questione è gigantesca, probabilmente risolvibile solo con vigorose politiche nazionali, se non di ambito europeo. Nel frattempo nessuno impedisce alle amministrazioni locali, finora impegnate soprattutto a valorizzare il centro, di concentrare gli sforzi sui quartieri "brutti", quelli dove si concentra la miseria culturale di una generazione, che è nata e vissuta in mezzo al luccichio di castelli, da cui tuttavia è respinta |