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Nick: Franti
Oggetto: Lo rischiaffo qua
Data: 15/11/2005 10.2.38
Visite: 208

Scritto a luglio.


Da ragazzino il mio sogno era quello di fare un viaggio ad Ulan Bator, in Mongolia.
In Transiberiana.
Prendere la Transiberiana agli Urali e farmi cinque giorni di treno, seduto in uno scomparto, a guardare fuori e a conoscere ragazze dai lineamenti asiatici, mentre il culo ti prudeva ad ogni interscambio tra rotaie.
E arrivare così a destinazione.
Dopo cinque giorni di treno.
Ad Ulan Bator.
In Mongolia.
Che è il paese delle aquile, con degli altipiani e degli spazi immensi e verdi che ti ci perdi dentro e che ti annullano tutti i vuoti.
Un posto dove quegli spazi costituivano il Tanto che non è mai Troppo.
Niente a che vedere con il Troppo dell’Occidente insomma.
Ne sarebbe valsa la pena, allora.
Ma non avevo soldi per pagarmi il biglietto.
Della Transiberiana.
Al massimo, d’estate, con i soldi che avevo, avrei potuto raggiungere Palinuro.
In treno.
Ma non Ulan Bator e la Mongolia.
E, quindi le aquile, le ragazze dai lineamenti asiatici, i cinque giorni di treno, gli altipiani, gli spazi immensi verdi e il Tanto rimanevano un sogno.

Sono passati tanti anni ma il sogno del viaggio ad Ulan Bator è rimasto quasi inalterato.
Dico quasi perché adesso i soldi per raggiungere la Mongolia ce li avrei.
Ma hanno soppresso la Transiberiana.
E quindi, al limite, sebbene raggiungessi Ulan Bator, potrei vedere le aquile, gli altipiani, gli spazi immensi verdi e il Tanto, ma non potrei vivere i cinque giorni di viaggio in treno, seduto in uno scomparto, a guardare fuori e a conoscere ragazze dai lineamenti asiatici, mentre il culo ti prude ad ogni interscambio tra rotaie.
Non sarebbe la stessa cosa.
M’hanno buttato giù un altro sogno come hanno buttano giù un vecchio Cinema Diana, in ossequio a mostri multisala con parcheggi ampissimi e il Pagliaccione del McDonald’ che si mira da cinquecento metri..


Ho la convinzione che da quando m’hanno buttato giù, almeno in parte ‘st’altro sogno, come un vecchio Cinema Diana, si sia generato in me una specie di malessere fastidioso, che non riesco ad eliminare.
Posso limitarlo, scordarlo per un po’ di tempo, credere di averlo perso, ma eliminarlo non se ne parla.
Riaffiora sempre.
Puntuale come l’Ufficiale Giudiziario che arriva a casa tua, bussa al portone, e ti notifica un atto di espropriazione mobiliare.
Già!
Questo malessere è strettamente connesso, per qualche strana causa, ai miei sogni.
E a questo mio sogno, in particolare.

Nel libro "Denti", Domenico Starnone sostiene che i sogni siano nascosti sotto i denti, negli alveoli.
Tutti i sogni.
E tutti gli incubi.


Tra sabato e domenica avrò dormito, ad occhio e croce, tre ore in tutto.
E non solo per essermi ritirato alle sei del mattino.
Bensì per colpa di un fastidioso mal di denti.
E di un sogno che mi riportava a certe cose e che mi ha fatto svegliare di soprasalto.
Sudato.
Stavo male che quasi mi veniva a piangere.
Poi mi sono "accorto" di avere un dolore lancinante ad un molare.
Ma il dolore lancinante al molare è passato in secondo piano, al cospetto del malessere creatomi dal sogno.
Strana cosa, anche perché, del resto, i due dolori erano strettamente connessi.
L’uno con l’altro.


Mi sono svegliato che mancavano dieci minuti quasi alle nove ed ero sudato.
E sono andato in doccia.
Mi veniva da piangere mentre gli zampilli d’acqua cadevano sulla mia testa.
Ma non ho pianto.
In compenso ho pisciato liberamente sui miei piedi e ho osservato il gorgo giallognolo scomparire nel foro di scarico.


Non dico che sogno era e non voglio neppure pensarci.
So, però, che ero stanco, di frasi quali (in ordine sparso):

"Piero, oggi vado a fare la Radioterapia…Ho paura";
"Qualcosa si è rotto all’improvviso. E’ dipeso da cosa? No lo so";
"Amore mio…";
"Mi metto a pecora? Dai…";
"Esco con i miei amici. Ho un impegno e quindi non posso uscire con te stasera, Piero….Ah…neppure domani e neppure dopodomani. Ho impegni con altri amici";
"Daiiiiiiiiii!!! Vieni al mare con me!";
"Non ho mai avuto relazioni di questo genere…Solo con te…Però non ti amo".

Dette da più persone, nel corso del tempo, sia ben inteso.
Le frasi.
Poco tempo – Più Persone.
Un'equazione quasi.

Il dolore di denti aumentava.
Ho preso della Novalgina, dieci gocce di Lexotan che sapevano di lampone, e quattro bicchierini colmi di Whisky.
Ho fatto degli sciacqui sul molare e poi l’ho ingoiato.
Povero stomaco.
Il dolore di denti è diminuito.
Il malessere per nulla, invece.
Il malessere è aumentato.
Motivo? Cazzi miei.

Ma avevo deciso.
Eliminare del tutto l’ultima storianonstoria che era rimasta in piedi, a colmare il vuoto egoistico che mi porto dentro da un po’.
Altruismo?
Per nulla, almeno credo.
Ennesima autodimostrazione d’egoismo.
Pure se, stranamente, il pensiero di quella decisione mi affossava e mi provocava un dolore alle ghiandole salivari.

Ma prima di vederla e prendere una decisione, io di stare solo non ne volevo sapere.
Non ce la facevo.
Dovevo stare con qualcuno, anche se questo qualcuno – ne ero consapevole – non avrebbe colmato l’altro vuoto.

"Nino, vieni a casa".

"Va bene Piè Dammi dieci minuti che lavo i denti e sono da te. Oh, ma tutto bene?".

"Sì".

"Bene, a fra poco, ciao.

"Ciao Nì".


Nino è arrivato dopo mezz’ora ma al ritardo non c’avevo fatto caso.

Prendo il cellulare.

"Sè…".

"Uèuè, caro"

(Tipica espressione di Sergio)

"Ascolta Sé….sono qua con un amico e non ho un cazzo…Capisci…Non è che avresti un po’ d’erba, che ne approfitto pure per farmi un giro in auto e risalutarti, dopo ieri sera?".

"Sì Piè, vienitela a prendere…è per te".

Subito dopo, nell’ordine,è andata così:
Viaggio Avellino – Pomigliano D’Arco.
Una lacrima sotto gli occhiali da sole quasi scende.
La trattengo e bestemmio.
Nino che fa "Piè…".
Arrivo a Pomigliano.
Un abbraccio a Sergio.
La consegna dell’erba in mano mia.
Una capatina ad un tavolino ad un bar.
Un invisibile alla menta alle quattro del pomeriggio.
Quattro chiacchiere con Sergio.
Un abbraccio a Sergio, per salutarlo.
Il cellulare di Sergio, da lui dimenticato in macchina mia.
Una virata a Nola e via, di nuovo verso Pomigliano D’Arco.
Riconsegna del cellulare a Sergio.
Un altro abbraccio a Sergio.
Viaggio Pomigliano D’Arco- Avellino.
Due canne rullate.
Due canne fumate.
Redeption Song di Marley nell’autoradio e nella mia testa.
Arrivo a casa mia.
Abbraccio con Nino.
Telefonata a lei.

"Vieni qua ti devo parlare…"

"Adesso?".

"Sì, adesso".

Arriva.

"Che devi dirmi? Che è successo?"

"Ehi, vedi…Aspetta, da dove comincio? Come te lo dico?"

"Non saprei…vedi tu".

"Bene. Ascolta: io mi sto legando parecchio a te e sinceramente non so se ‘sta cosa dipenda dal fatto che stia per innamorami di te oppure dipenda dal fatto che in questo periodo mi senta solo e ho bisogno di qualcuna che riempia certi spazi.
Credo sia più quest'uultima cosa perchè ad innamorarmi io proprio non ce la faccio.
Scusa la crudezza.
Comunque cambia poco: mi sto legando a te e non mi va. Perché? Strano a dirsi ma se tu, adesso, ti inginocchiassi a me chiedendomi di stare con te, ti direi di no.
Perché con te o impazzirei o finirei per limitarti.
O semplicemente perchè non ti amo così come io credo si ami. In tutt'e tre i casi starei male.
E siccome non voglio stare male è meglio finirla qua. Basta con le uscite e con le telefonate.
Mi spiego: non ho paura del farmi male in sé. I
l male lo metto sempre in conto, tra i prezzi da pagare.
Ma avere la certezza matematica di farsi male in un prossimo futuro e affrontare la cosa mi sembra da coglioni..
Non voglio essere un coglione.".


"Piè, io con te sto bene , ma non provo….".

"Alt! Io so già come la pensi, pur se mai hai detto a me qualcosa al riguardo..Lo so.
Ma non ti ho detto ‘ste cose per avere una tua risposta…Davvero…te le ho solo comunicate ‘ste cose…Voglio eliminare questa ultima storia. La più bella? Sì, la più bella.
Ma voglio eliminarla, pure se la fine di qualcosa non è mai dipesa da una mia decisione.
E’ la prima volta che lo faccio…".

"Piè…Stai male?".

"Male? Oddio, male no…dispiaciuto sicuramente…Vabbè…. Forse sì.".

"Mi dispiace troppo tu stia male".

"Non ti preoccupare.
E poi tranquilla: per ogni persona che sta male, ce n’è un’altra che sta bene.
E’ una teoria esatta, questa, sai?
Tu stai bene?".

"No…oramai facevi parte…..No, non sto bene…Già mi manchi".

"…………"

"Che c’è?"

"Nulla. Forse è meglio che tu vada".

Mi abbraccia.
Apre la porta.
E va via.


Non voglio rimanere solo, adesso.
Non voglio rimanere solo, adesso.
Non voglio rimanere solo, adesso.
Non voglio rimanere solo, adesso.
Non voglio rimanere solo, adesso.

Ma non voglio restare in zona.
Ma non voglio restare in zona.
Ma non voglio restare in zona.
Ma non voglio restare in zona.


Mi chiama Nino.

"Piè ti va di scendere per una birretta?".

"No Nino".

Riattacco.

Non voglio restare in zona.
Non voglio restare in zona.
Non voglio restare in zona.


Prendo il cellulare.

"Mario, vengo a prenderti. Andiamo a ballare. Ho voglia di non pensare".

Sono superficiale e vigliacco, a volte.
Anzi, superficiale a volte.
Vigliacco, spesso.
Viva l'autocommiserazione.
A volte.


Il resto della serata?
Nell’ordine:
Viaggio Caserta – Ercolano, destinazione discoteca.
Discoteca.
Balli.
Due invisibili alla menta bianca.
Una quantità industriale d sigarette.
Viaggio di ritorno Ercolano – Caserta.
Incontro tra me, Mario e un’amica comune che mi ricorda mio Zio Alfredo.
Giro per Caserta.
Sosta sotto casa di Mario a parlare d preliminari, pompini, cuniilinguus e stronzate varie.
Con tono serioso.
Bacio all’amica in comune che mi ricorda mio Zio Alfredo.
Mi metto a letto alle cinque e un quarto del mattino.
Alle sei e mezzo suona la sveglia.
Sono rintronato.
Vaggio Caserta – Avellino.
Sono in ufficio.
E penso, penso, penso, penso.

Mi è tornato il mal di denti.
Forte.
E con esso il sogno.
Voglio sognare.
E voglio scappare.
A Ulan Bator.
In Mongolia.
Che è il paese delle aquile, con degli altipiani e degli spazi immensi e verdi che ti ci perdi dentro e che ti annullano tutti i vuoti.
Un posto dove quegli spazi costituiscono il Tanto che non è mai Troppo.
Ma hanno soppresso la Transiberiana.
Il sogno non sarebbe completo, appagante.

Rimedio.
Devo rimediare.
Datemi tre grammi di coca, vi prego.
Voglio scappare e arrivare si corsa, subito, ad Ulan Bator.
Ci sarei andato in Transiberiana,altrimenti.
Ma l’hanno soppressa e hanno quasi buttato giù il mio sogno.
L’hanno soppressa.
La Transiberiana.
Ergo: datemi tre grammi di coca.
Vi prego.


Mentre scrivevo, ‘arriva un sms.

"Come stai?"

Rispondo con un sms.

"Non chiedermelo. Mi fai male".


Qualcuno non ci crede.
Ma io le cose che faccio o non faccio che dico o non dico le scelgo lucidamente.

Nick: luciesogni
Oggetto: nunziatella
Data: 25/10/2005 12.28.57
Visite: 10

nunzia, tu ke ne capisci, come si chiama quella canzone degli u2 che ha un assolo ke fa nananaaaanaaaaaaaaaaaa
nananaaaaaaaaaaaaana na naaaaaaaaa

ecc



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