Nick: novoletta Oggetto: Capitolo 7 - Polvere del passato Data: 24/11/2003 22.38.51 Visite: 488
Mentre Chiara si accingeva ad entrare nello studio del commissario Mezzioni, una telefonata inaspettata giunge in quello stesso momento in questura. “Pronto sono il Sig. Bonera…sto bene….sono libero! Ho solo bisogno di qualche giorno per riprendermi…lontano da qui….in un posto lontano dal mondo….presto sarò a vostra disposizione per tutti i chiarimenti!”. Questa telefonata dava a Chiara, solo una delle tante risposte che aspettava, il resto le avrebbe cercate da sé, dopo che il commissario l’avrebbe lasciata andare. C’era poco da scegliere per Pierluigi per aver salva la vita. Tornarsene al paese, quello stesso da cui era sfuggito, ora sembrava l’unico posto sicuro, cosi Pierluigi o Gianfranco, due identità una sola persona e chissà quante anime, aveva deciso di prendere le distanze da tutti e da tutto, ritornando nel bosco…….non erano i tartufi che avrebbe cercato, stavolta avrebbe rincorso un pezzo di sé, sulle tracce di un passato troppo lontano.. Nel suo fuoristrada Chiara era riuscita a caricare poche cose In bella vista il libro di psicologia con un segnalibro particolare alla pagina 72, la foto di Andrea con una scritta “Questo è il mio impegno per una scelta concreta: IL NOSTRO BAMBINO!”, e poi quella lettera scritta in un momento particolare, quasi frutto di un presagio, di una premonizione, quella lettera ora aveva un indirizzo. Chiara sapeva dove trovarlo….quella frase da lui citata poco prima al telefono “in un posto lontano dal mondo” era per lei un chiaro segno. Tante volte aveva sentito quelle parole in passato. Sentiva che lo avrebbe trovato lì, nella vecchia casa di campagna dei suoceri, abbandonata da anni…. il suo istinto non poteva mentire. Le imposte erano serrate,il cancello di ingresso chiuso, l’erba alta…..ma il camino che fumava era la conferma alle sue certezze. Con il cuore in gola si diresse all’entrata secondaria, quella del boschetto, sorrise nervosa. Doveva entrare, affrontarlo, scrollarsi di dosso pesi e paure, che l’avevano portata ad essere com’era: una donna fredda e razionale. Ciò aveva fatto di lei un’abile professionista, ogni passo mosso nella sua direzione era un flash-back degli ultimi 6 anni della sua vita, in cui aveva imparato a fare delle proprie forze l’unica risorsa, smontando l’universo attorno a cui da sempre aveva ruotato la sua vita. Un universo fatto di amore incondizionato per un uomo, il suo uomo. In un attimo tutto le sembrò più chiaro, aveva preso coscienza che quell’amore l’aveva solo indebolita, estirpandole la personalità….una personalità di cui si era riappropriata grazie al dolore e alle incertezze. Quello che non ti distrugge ti rende più forte. Non era stato un caso che in un momento di massimo sconforto aveva letto: “Crediamo che la disperazione ci blocchi ma invece si incapsula solo in un punto oscuro e costringe il resto del nostro sistema a funzionare, a occuparsi di cose pratiche che ci tengano in movimento, ma soprattutto che ci tengano vivi”. Tra mille pensieri, Chiara era arrivata nella grande stanza con il camino. Il rumore del suo respiro ansioso attirò l’attenzione del Sig. Bonera….. Si fissarono per attimi interminabili, Chiara spinse giù quel nodo in gola, gli porse il libro con la foto e con voce fredda e arrogante gli disse : “Dopo 6 anni avrò il piacere di una spiegazione Gianfranco o meglio Pierluigi?” Sentimenti contrastanti invadevano la sua mente, ma il bisogno di una rivalsa prevaleva su tutto. “ Non ti odio e ho imparato a non odiarti, ti condanno per non esserti fidato di me, per non avermi dato la possibilità di scegliere di seguirti…l’avrei fatto a quel tempo…ti condanno per la superficialità con cui hai agito…PERCHE’, PERCHE’, PERCHE’?Cosa hai rincorso?Cosa hai trovato? Hai realizzato i tuoi sogni di gloria? L’istinto prende il sopravvento sulla ragione :“Chi sei? Cosa devo dire a tuo figlio: Che suo padre ha due vite e con i soldi di entrambe non riesce a trovarne una vera e che non sia il frutto di calcolate menzogne? Chiara torna calma, ha sfogato la sua rabbia istintiva…quell’uomo all’improvviso le sembra un estraneo, prova pena, sente di non appartenergli più, in nessun modo, e questo per un attimo le da un gran senso di pace. Dopo essersi reso conto a fatica, di chi fosse e cosa avesse appena detto quella donna che gli era sembrata quasi un’apparizione, Gianfranco si alza lento, l’aspetto stanco, trasandato, gli occhi fissi, increduli all’interlocutore, tutto ad un tratto le nebbie si diradano: il suo passato, una vita di cui a stento ricorda le emozioni, gli piomba addosso così chiara, così reale, così vicina al punto tale che per un attimo si sente ancora il protagonista. La mente è un turbine di pensieri da tradurre in parole, cosa dire….da dove cominciare. “Chiara perdonami… l’ambizione e il desiderio di fama, hanno prevalso su ogni situazione, su ogni affetto, su ogni persona, sulla mia stessa vita. Fiumi di parole potrebbero scivolare fra di noi, mille spiegazioni, una sorta di giustifica, ma non riesco a proferire parola su tutto ciò, il mio pensiero mi detta un solo desiderio, conoscere mio figlio….ti prego fammelo incontrare, fa che anche da estraneo possa almeno abbracciarlo” “Appunto!” Risponde Chiara “tu SEI e rimarrai un estraneo ai suoi occhi e mai lo incontrerai..la sua vita non ti appartiene ,non né hai mai fatto parte”. Al suono delle sue stesse parole, Chiara sente l’esigenza di fuggire via. Gianfranco sembra averla letta nel pensiero e nello stesso momento le dice : “Non andare”. Lei lo ignora e a passo veloce si avvia all’uscita. Gianfranco è agitato la rincorre, tenta di fermarla tirandole un braccio, lei lo strattona senza guardarlo, le lacrime ormai traboccano… Il movimento brusco, lascia cadere la borsa di Chiara rovesciando sul pavimento il suo contenuto, lei raccatta velocemente il tutto e corre via. Gianfranco sgomento e stanco da quella giornata, avvista l’unico oggetto rimasto sul pavimento, la rubrica di Chiara…. Lei ormai è lontana e nella brama di poter conoscere uno solo dei particolari della vita di lei e di suo figlio, comincia a sfogliare meccanicamente quella rubrica, l’unico oggetto che può tenerlo legato ancora a quella vita. Nello scorrere lo scritto dei vari appuntamenti, rimane sbigottito nel leggere il quinto rigo del giorno (..) , che riporta :” Ore 20:30 cena con il Sig. Martelli al Sun Royal Park”.
|