Nick: Mr_LiVi0 Oggetto: Novità dai compagni Data: 15/2/2006 13.3.49 Visite: 26
we se non lo sapevi... ROMA Mettere a rischio l'alleanza con Romano Prodi o aprire una guerra nel partito? Di fronte a questa scelta Fausto Bertinotti ha preferito la seconda via. Con tutti i rischi, scissione compresa, che comporta. Il leader di Rifondazione è pronto a non candidare Marco Ferrando, il capo dei trotzkisti che aveva giustificato gli autori della strage di Nassiriya. Quanto a Francesco Caruso, il capo dei no global anche lui protagonista di parecchie esagerazioni, la " sanzione" ( per ora) si è limitata a un richiamo orale. Ma se sgarra, è sottinteso, farà la fine di Ferrando. Sul caso del leader trotzkista la segreteria di Rifondazione ha avviato la " procedura" per la revoca della sua candidatura. Ieri è cominciata la consultazione di tutti i competenti del comitato politico ( la decisione, venerdì). Caso risolto? Forse per Prodi. Un po' meno per Bertinotti. Le tre minoranze interne, che rappresentano il 41% del partito, si sono schierate - come era da prevedere - con Ferrando. Claudio Grassi, dell'area dell'Ernesto, dopo aver definito « ridicolo » discutere di questo, ha attaccato la « genericità » del programma dell'Unione che « ha eluso i problemi più controversi » . Esempi? La Tav, i Pacs, la guerra. Per Salvatore Cannavò, rivista " Erre", anziché di « sanzioni disciplinari » , il partito « dovrebbe discutere seriamente dell'ipoteca moderata di Prodi e Fassino sul programma dell'Unione » . In ogni caso, la proposta di depennare Ferrando « non può essere accettata » . L'interessato è pronto a fare le barricate. « La mia candidatura al momento c'è » , ha detto ieri a Radio Radicale. A questo punto, si apre « uno scontro aperto all'interno del partito » . Perché lui di farsi da parte « perché lo hanno chiesto Fini, D'Alema e Prodi » , non ci pensa proprio. E ha annunciato una « vera e propria campagna che investirà tutto il partito » sul suo caso. Finirà a 154 ( i bertinottiani nel comitato politico) contro 106 ( la somma delle tre minoranze). Ferrando non sarà candidato. Ma quasi la metà del partito ( pronto a entrare in Parlamento) condivide, nella sostanza, la linea dell'espulso. « Sono corretto, non farò sgambetti » , ha ripetuto ieri Bertinotti. Caruso? « Ha sbagliato » , ma si « può sempre correggere » . Perfino « suore e preti l'hanno accettato » . Ha difeso la candidatura di Vladimir Luxuria ( « una persona molto bella » ) . Le spine per Prodi, però, non finiscono con il caso Ferrando. L'alleanza con il Professore? « Non è un matrimo - nio » , avverte Bertinotti, « ma un'unione di fatto » . E ieri, attirandosi le critiche di Massimo D'Alema, ha marciato a Strasburgo contro la direttiva Bolkenstein. La nuova parola d'ordine? « Scioglimento della Nato » , sia pure per dare « più spazio all'Onu » . Il problema, del resto, non è solo Bertinotti. Luciana Sbarbati si è lamentata di essere stata « cancellata » dall'Ulivo. E anche sul programma non c'è pace. La Rosa nel pugno chiede di rivedere la parte su fecondazione e ricerca. E sulla Tav, la discussione è in alto mare. Se per Walter Veltroni « va fatta » , per Antonio Di Pietro « i cittadini della Val di Susa si sono già espressi per il no » . « No ai diktat! » , grida Alfonso Pecoraro Scanio. E Clemente Mastella, appellandosi a Prodi, dice di essersi « stufato di una coalizione così » . Il leader dell'Unione, da Madrid, promette che, se occorre, userà anche il « bastone » . Ma di alleati spaventati non se ne vedono tanti. Elisa Calessi Vivere... è sorridere dei Guai !!! |