Nick: ADP Oggetto: re:Morbo di Gherig Data: 17/2/2004 17.38.7 Visite: 36
Personalmente non assumo farmaci, non faccio gare, e credo che non ne assumerò mai. La ricerca oggi s'è spinta così oltre (in campo "non ufficiale") che a me e ad altri amici fa sorridere il fatto che, per esempio, talvolta capiti di leggere articoli scinetifici dai toni sensazionali del tipo "Grande scoperta!! L'ormone IGF-1 aumenta la massa muscolare, prove fatte su cavie da laboratorio..." (...ma va?!). Gli addetti ai lavori, preparatori, o in alcuni casi gli sportivi stessi (come nel BB), spesso sono dei plurilaureati in biochimica che farebbero impallidire i migliori scienziati, quindi, la cosa certa, è che sanno a cosa vanno incontro. O almeno lo sanno molto meglio dei dottori dalla frase facile "questa roba fa male!!". Chi gareggia ad un livello minimamente competitivo fa una scelta, come un pilota di formula 1 rischia di morire ad ogni corsa, loro rischiano la loro pelle in un altro modo. In cambio di cosa? Soldi, fama, titoli, obiettivi estetici. I motivi sono tanti. Io ritengo che ognuno, possa fare del suo corpo ciò che vuole, finché non dà fastidio agli altri. Oggi essere un campione, ma anche un semplice atleta di fama più o meno ampia, significa fare una scelta. Significa fare un ciclo di anabolizzanti, e nel periodo post-ciclo attuare una recovery con altri prodotti, perché magari non ti si alza più l'uccello. Vuol dire avere valori sballati, e prendere altri prodotti per rimetterli a posto. Molti ex-atleti sono inseriti in programmi di recupero per tossicodipendenti, perché lo sono a tutti gli effetti. Ma non sono loro i malati, è lo sport che è così, oggi non esiste lo sport senza droghe, se non nei campetti di calcio tra amici. La vera malattia è la gente che guarda la partita e non si chiede come mai quel calciatore possa bucare la rete tante volte, correre come un robot senza neanche affannare, ottenere uno sviluppo muscolare inaudito in tempi estremamente ridotti. E poi, però, è sempre pronta ad additare i "casi di doping" (vedi Pantani). Questa gente vuol guardare lo spettacolo, e vuol pensare che è senza doping, senza rendersi conto che questa è una CORSA AL MACELLO. Per il loro divertimento c'è gente che muore, tutti i giorni, si ammazzano, perché altrimenti i biglietti non si vendono. Non c'è più niente da fare, oramai lo sport e la chimica non possono essere considerati separatamente. Si è arrivati troppo oltre, e ovviamente non si può più tornare indietro... per motivi largamente immaginabili. Io accetto lo sport come gara tra atleti che fanno uso di farmaci, conosco diversi atleti, conosco la loro abilità nell'utilizzare i farmaci, e sono cosciente del fatto che questa abilità, oggi, fa in gran parte l'atleta. Da questo punto di vista, niente mi sembra più immorale. Anche perché, come dicevo, sanno a cosa vanno incontro.
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