Oggetto: Ti illumino
Data: 15/9/2006 16.47.5
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sono quelli che dopo averti sgommato di sangue ti lasciano il biglietto con su scritto: congratulazioni, hai appena incontrato il west ham united.
consiglio letterario:
Congratulazioni - Cass Pennant
Gli strani hooligans della porta accanto. Da un libro scritto in prima persona che racconta l'epopea di uno dei gruppi di tifosi piu' violenti del calcio inglese anni ottanta, ci si aspetterebbe storie di razzismo, di legami con la criminalita' (argomenti d'attualita' oggi in Italia) e magari di droga e alcool (come in "Trainspotting"). Niente di tutto questo. O almeno molto poco. "Congratulazioni. Hai appena incontrato la I.C.F." (Baldini Castoldi Dalai editore, 16,20 euro) e' il titolo un po' criptico del bel libro di Cass Pennent, omaccione nero grande e grosso che in quegli anni era uno dei capi della "banda dell'Intercity", tifosi del West Ham, squadra del popolare East End End londinese. Il nomignolo della banda deriva dal mezzo di spostamento utilizzato, i treni intercity appunto, con cui questo gruppo scorrazzava in giro per l'Inghilterra a caccia di scontri con le tifoserie piu' accese (ma questo particolare fu inventato prima dai giornali e poi adottato realmente) venivano lasciati in ricordo biglietti da visita che "rivendicavano" le azioni. La particolarita' dell'I.C.F., sta proprio nel fatto che i suoi membri non facevano parte di gang malavitose, ma conducevano vite all'apparenza normali ed anzi con il passare degli anni molti di loro si sono affermati lavorativamente, diventando chi direttore di una casa discografica, chi dirigente di una casa d'abbigliamento, chi produttore cinematografico. Tranquilli giovanotti della working class londinese che hanno passato la loro giovinezza in modo tranquillo se non fosse per le giornate in cui era prevista una partita della loro squadra del cuore, quella con i colori "blu e vinaccia" degli "hammers".
Il racconto parte dalla fine degli anni '60 quando le lotte intestine all'interno della tifoseria del West Ham, nella quale abbondavano gli skinhead, convinsero un gruppo di giovani a formare una banda autonoma, basandola sul "carattere", sul fatto che non fosse riconoscibile nell'abbigliamento ("vestivano tutti casual" e non si interessavano di politica) per costruire una banda i cui membri "sono storie che camminano". Dopo le prime "operazioni" il gruppo inizia a diventare conosciuto, al punto tale da poter vendere il proprio simbolo (due martelli incrociati) e il celeberrimo "biglietto da visita" ad una sterlina in modo da potersi pagare le trasferte. Oltre alla "casa" del West Ham (lo stadio Upton park) erano infatti le stazioni e gli stadi di altre squadre (Arsenal, Liverpool, Millwall, Birmingham) ad essere i teatri preferiti delle risse della I.C.F. La loro specialita' era infatti quella di materializzarsi proprio al centro della tribuna occupata dai tifosi avversari per poi farsi riconoscere e scatenare la reazione dei padroni di casa e dei poliziotti. Nel lungo curriculum di misfatti che vanta la I.C.F., spiccano l'uccisione di un tifoso dell'Arsenal, un'invasione di campo a Birmingham, la devastazione di numerose stazioni ferroviarie e la di parecchi stadi nella "perfida Albione" che ne hanno fatto una leggenda con tanti tentativi (falliti) di imitazione.
Il tutto viene raccontato in modo partecipato, senza alcuna abiura di sorta. Il canto del cigno della banda fu la famosa rissa sul traghetto verso l'Olanda con i tifosi del Manchester Unidet il 7 agosto 1986. Quattordici contro centoquaranta, i componenti della I.C.F. ebbero la meglio, mandando all'ospedale molti degli avversari, costringendo il capitano del traghetto a tornare in Inghilterra, Margaret Thatcher a rimangiarsi le parole sui successi del suo governo contro la violenza negli stadi e la Uefa a prolungare l'embargo dei club inglesi in Europa da 5 a 6 anni.
La banda era gia' in fase calante. Pochi mesi prima la tragedia dell'Heysel con i 38 morti italiani schiacciati sotto la furia della carica dei tifosi del Liverpool fu una tappa importante. Davanti al televisore Cass Pennant rimase inorridito, e penso' che se ci fosse stata la sua squadra a giocare quella finale, ci sarebbe potuto benissimo essere lui a caricare, deciso a fare la sua parte fino all'inferno.
Cosi' si arrivo' alla "fine dell'avventura" di un gruppo di giovani per i quali "la violenza negli stadi era stata una droga che per noi era diventata uno stile di vita". I quegli anni i "colori delle squadre non erano piu' importanti" ed entrarono in gioco le "armi da fuoco" al posto dei coltelli. Smessi i panni del tifoso, Pennant ha passato il guado diventando in qualche modo aiutante del governo nel piano che ha debellato il problema della violenza dagli stadi inglesi negli anni '90. Ci sarebbe da imparare dalle sue parole e dalle motivazioni che Pennant individua come "decisive" per "la fine di quell'epoca" senza voler apparire "l'ennesimo sociologo", "ma uno che sa quello che ha fatto".
In rigoroso ordine di pubblicazione: "l'introduzione di nuovi stadi con posti a sedere dappertutto", "maggiore potere alla polizia", l'obbligo di prenotare il posto" almeno il giorno prima, "gli interessi alternativi dei tifosi stessi" a cominciare "dal fenomeno dei rave". Chissa' se qualcuno anche in Italia pensera' di contattare i tifosi per cercare di risolvere il problema?
"mi avvalgo della facoltà di non rispondere e poi fatti i cazzi tuoi"
