Nick: Ming Oggetto: La città dolente Data: 2/11/2006 13.52.2 Visite: 48
Axel Munthe, scritto durante l'epidemia di colera del 1885 "Accanto al letto erano state poste due candele accese, e accanto a lei giaceva la bambina su un mucchio di stracci dentro a un cesto da pescatori. Era ancora viva, ma la vavama, che sedeva lì sgranando il rosario, sapeva come me che stava morendo, se di fame o di colera, era difficile dirlo. Mandai la vecchia a cercare del latte, ma tornò senza averne trovato. Mentre mi sforzavo di far capire alla vecchia nonna come io sempre più pensassi alla doppia diagnosi di colera e di fame - dall'aspetto della poveretta si capiva come sapesse bene il significato della parola fame -, entrò nella stanza Annarella. Guardò la creatura per un momento, mormorando "Poverina! Poverina!" poi la prese su dal cesto e con un gesto superbo che non dimenticherò mai si aprì la logora giacchetta e si portò la bambina al seno. In quello stesso momento suo marito entrò nella stanza; è stato timoniere e non c'è molto di cui abbia paura, ma del colera, sì, ne aveva, ed era venuto a portar via la moglie dalla casa infetta. Quando la vide con la bambina al seno impallidì; sapeva che era a rischio non solo la sua vita, ma anche quella del proprio figlio, sano, ma non disse niente, si fece solo in silenzio il segno della croce. Se mi ricordo bene, anche il dottore se lo fece." Sentimenti, orrore, miseria e coraggio. La miscela non è cambiata di molto.. |