Nick: Bardamu Oggetto: re:opus dei..... Data: 14/6/2007 11.29.2 Visite: 21
Flavio Carboni ex impiegato della Pubblica Istruzione e imprenditore discografico, che si era improvvisato speculatore edilizio e aveva perciò bisogno urgente di denaro liquido e li chiede alla banda della magliana ed a Pippo Calò, che così iniziano ad investire in Sardegna. La mafia a Roma cominciò a investire nelle costruzioni e tutto andava per il meglio. L’ingresso di Carboni nel giro si era rivelato un ottimo affare: il faccendiere sardo era in buoni rapporti con alti prelati in Vaticano ed esponenti democristiani come Benito Cazora , Clelio Darida e Mauro Bubbico. Il vero asso nella manica di Carboni era un altro: vantava di essere socio d’affari del finanziere italosvizzero Fiorenzo Ravello (alias Florens Ravello Ley) , gestore di grandi ed oscuri patrimoni, coinvolto anche nello scandalo Italcasse. Carboni si assicurò in questo modo la considerazione di Balducci e per tramite suo anche del potente Calò. Ma tutto questo spiega, almeno in parte, come sia potuto accadere che un personaggio modesto come il "cravattaio" sia riuscito a diventare , nel volgere di pochi anni, un importante collettore di capitali: << Il tramite di un mondo imprenditoriale romano, ancora ufficialmente legale, e una malavita organizzata interessata a investire quanto lucrato illegalmente>>, come scriveva il giudice Lupacchini nella sua ordinanza. Ma fu proprio a causa delle strette relazioni tra la società di cui Balducci era prestanome e quelle di Ravello Ley, che le indagini sull’Italcasse s’intrecciarono con l’inchiesta sulla Banda della Magliana. Quando Di Cristina fu ucciso, nell’estate del 1980, addosso al cadavere del boss nisseno furono trovati due assegni di cinque milioni , emessi dalla SIR di Nino Rovelli e girati alla Sofint, società che faceva capo a Carboni,Balducci,e Florent Ravello Ley e dietro cui si celava come socio "occulto" Pippo Calò. Gli assegni facevano parte di un’operazione legata all’acquisto di un terreno sulla Costa Smeralda, cui era interessato il giovane Paolo Berlusconi, ma rientravano anche in quella vicenda di "Assegni del Presidente" di cui Mino Pecorelli, la sera in cui fu ucciso si apprestava a pubblicare la seconda puntata. I magistrati romani, nel chiedere l’autorizzazione a procedere contro Andreotti, hanno sottolineato che il giornalista aveva scoperto come<> http://www.fisicamente.net/index-878.htm http://www.rifondazione-cinecitta.org/banda-magliana.html |