Nick: Zanardi Oggetto: re:Ma voi Data: 5/8/2007 13.19.19 Visite: 80
Mi hanno sempre affascinato le nuvole. Da bambino le guardavo mentre assumevano forme sempre più diverse. Aspettavo, aspettavo ed aspettavo per ore, per vedere che forma assumevano. Le nuvole si muovevano, si spostavano si trasformavano e diventavano una volta Gatto Silvestro e una volta Bip Bip, quella specie struzzo americano che correva inseguito da Willy il Coyote. Poche volte le nuvole diventavano Speedy Gonzales. Non lo so perché queste nuvole diventavano soltanto pochissime volte Speedy Gonzales. Ti veniva voglia di toccarle e modellarle le nuvole che si trasformavano, ma non era possibile perché mica potevi volare. Perché solo se sei nel cielo puoi toccare le nuvole. E non potevi neppure allungare le braccia per toccarle, neppure con un enorme sforzo. Neppure Barbapapà e Reed Richards dei Fantastici Quattro che potevano allungarsi a dismisura potevano toccare le nuvole. Che poi chissà se a Barbapapà e Reed Richards dei Fantastici Quattro che potevano allungarsi a dismisura interessasse toccare le nuvole. Non lo so se a loro interessava. Credo di no comunque. Nel senso che a loro non interessava. Primo a Barbapapà non interessava perché aveva sei figli e si sa chi ha i figli mica può pensare a fare cose tipo toccare le nuvole eccetera. Secondo Reed Richards che poi si faceva chiamare Mister Fantastic neppure era interessato a toccare le nuvole, perché era più impegnato a combattere coi cattivi della Marvel a salvare il mondo sui fumetti. Quindi a loro non interessava toccare le nuvole. A me si. Ma era impossibile. Poi ho capito che però potevi entrarci dentro, alle nuvole. Bastava pagare minimo duecentomilalire e salire su un aereo. Non le toccavi sicuramente le nuvole, ma almeno ci volavi dentro. La prima volta che presi l’aereo avevo diciassette anni e dovevo andare in vacanza in Spagna. A Barcellona. Avevo paura ed ero imbranato. Molto. Molto sia paura che imbranato. Avevo non tanto paura di morire, quanto di dover sapere di morire. Vi spiego: se mi piglia un infarto al massimo sento un dolore per un secondo, massimo due secondi, tre và, se proprio vogliamo esagerare, e poi sono morto stecchito. Non che la cosa mi faccia piacere, però tutti dobbiamo morire e allora meglio morire senza dolore, eh. Perché poi, se ci pensi bene, quando muori e non senti dolore o, nei casi peggiori, senti dolore per un secondo, massimo due secondi, tre và, se proprio vogliamo esagerare, mica lo sai che muori. Non te ne accorgi neppure. E quindi che te ne fotte se muori, tanto neppure senti nulla. In questo modo la morte non è un’inculata. Tanto la morte comunque arriva, eh. Però immagina sull’aereo che tu stai a diecimila metri d’altezza e c’è un’avaria all’aereo e l’aereo deve cadere. Ti vengono i brividi a sapere che devi sapere di dover morire ed aspettare di dover morire, perché quando cade un aereo e tu ci sei sopra all’aereo tu muori e basta. E ti vengono i brividi a sapere che devi aspettare almeno sessanta secondi, se sei fortunato, prima di morire. Che fai in quei sessanta secondi? Come gridi? Come ti disperi? Che faccio in quei sessanta secondi che poi sono sessanta se stai a diecimila metri di altezza. Se stai più in altro di secondi sono più di sessanta. Che faccio in quei sessanta e più secondi, prima di morire? Non ti può venire un infarto in quei sessanta secondi prima dell’impatto finale che ti fa venire un dolore per un secondo, massimo due secondi, tre và, se proprio vogliamo esagerare, e poi sei morto stecchito? Niente di tutto questo, in alta quota mi hanno detto che non ti viene mai o quasi mai l’infarto. Devo morire ed aspettare. Puoi gridare, disperarti, fare tutto quello che vuoi ma devi morire ed aspettare di morire. Ma dove sta scritto che io per morire devo sapere di morire e attendere sessanta secondi, se ti va bene? Ma Siamo pazzi? A volte sì, siamo pazzi, visto che prendiamo l’aereo. Ecco, siamo pazzi e anche un po’ coglioni, anche perché questo tipo di morte è un’inculata. Anche io fui pazzo e coglione visto che a diciassette anni per andare a Barcellona presi un aereo. E pagai pure trecentomilalire per salire sull’aereo, fare il pazzo coglione ed andare a Barcellona. Nell’aeroporto non sapevo neppure quando e come si facesse un check-in e così mi misi dietro a William, un mio amico e copiai tutto quello che diceva e faceva lui. Una volta salito sull’aereo mi dissero che ero un imbranato cafone. Perché? Perché infilai il tagliandino del biglietto nello spazio tra il sedile e il poggiatesta che stava davanti a me. Cioè, quando io prendevo l’autobus per Napoli, partendo da Avellino, dopo aver obliterato il biglietto, lo infilavo, il biglietto, nello spazio tra il sedile e il poggiatesta che stava davanti a me, perché nonostante il biglietto l’avessi pagato e obliterato, poteva comunque sempre salire il Controllore che ti chiedeva "Biglietto, prego". E se tu non avevi il biglietto che avevi pagato ed obliterato, il Controllore ti faceva la multa di venticinquemilalire. E il biglietto di lire ne costava tremila. Conveniva farsi fare la multa per una disattenzione? No che non conveniva. E allora io, per non farmi fare una multa eventuale da un Controllore eventuale che poteva salire sull’Autobus, presi quest’abitudine di infilare il biglietto pagato ed obliterato nello spazio tra il sedile e il poggiatesta che stava davanti a me. La stessa cosa feci quando presi per la prima volta l’Aereo per andare a Barcellona. Infilai il tagliandino del biglietto comprato, controllato all’imbarco e vistato sulla porta dell’aereo, nello spazio tra il sedile e il poggiatesta che stava davanti a me. Perché se per il biglietto dell’autobus che costava tremila lire, se il Controllore saliva e non te lo trovava, ti faceva una multa da venticinquemilalire, quanto ti sarebbe costata una multa sull’aereo? Il biglietto dell’aereo lo avevo pagato trecentomilalire e se passava una Hostess o uno Steward e mi diceva "Biglietto, prego!" e io avevo perso il biglietto, quanto avrei dovuto pagare di multa? Un milione e mezzo minimo! E allora addio vacanza a Barcellona, eh. Che poi non ce l’avevo neppure un milione e mezzo per quella vacanza. Avevo un milione. E le altre cinquecentomilalire, se mi facevano la multa, avrei dovuto chiederle a mio padre. E chi se lo voleva sentire, madonna. Allora meglio stare attento e infilare il tagliandino del biglietto comprato, controllato all’imbarco e vistato sulla porta dell’aereo, nello spazio tra il sedile e il poggiatesta che stava davanti a me. I miei amici che poi neppure loro avevano preso mai un aereo mi presero in giro e ridendo dissero che ero un Campagnolo. Vabbè non ti curar’ di loro ma guarda e passa, pensai. Che lo avevo sentita a scuola ‘sta frase ma non mi ricordavo chi l’avesse detta. Però sapevo che era una frase azzeccatissima in quell’occasione e la pensai. Comunque poco prima che l’aereo partisse, quand’ero seduto sulla mia poltroncina, dall’altoparlante una voce disse "Allacciate le cinture di sicurezza". Io pensai: "Voce dell’altoparlante, che sono imbranato ed è la prima volta che prendo l’aereo lo so, ma il fatto che dovevo allacciarmi le cinture di sicurezza già lo sapevo da sempre e ti ho anticipato. Anche perché mi sto cagando sotto da quando ci sono salito su quest’aereo di merda, eh". Poi l’Hostess passò per vedere se le avevamo tutti allacciate le cinture di sicurezza. Tutti nel senso tutti i passeggeri dell’aereo. A me la strinse un po’ di più perché disse che era allacciata larga. E quando me la strinse mi tocco il cazzo e mi arrapati Ci pensai per cinque secondi al massimo che mi ero arrapato, poi la paura della partenza dell’aereo prese il sopravvento. Poi l’Hostess si allontanò e si posizionò all’inizio del corridoio dell’aereo. E cominciò a fare gesti tipo quelli che si fanno con i sordomuti e a proferire delle frasi. Disse: "Allacciate le cinture di sicurezza…" E io pensai: "Ma allora sei scema? Già l’ha detto la voce dell’altoparlante ‘sta cosa delle cinture di sicurezza, quindi che lo ripeti a fare? E poi me l’hai stretta tu, dieci secondi fa la cintura di sicurezza che mi hai pure toccato il cazzo e mi sono arrapato, non ti ricordi?" L’Hostess faceva sempre questi gesti, queste mosse con le braccia e con le mani e proseguì: "Posizionare lo schienale in orizzontale. Chiudere i tavolinetti. Su questo volo non è consentito fumare. Le uscite d'emergenza sono ubicate ai lati dell’aereo. In caso di pericolo un percorso d'emergenza si illuminerà per terra. In caso di bisogno le maschere dell'aria si renderanno disponibili automaticamente." "Oooooooooooooh non andare troppo veloce che già sto nel panico per Dio santo!". Pensai. "Io ero intento a vedere le illuminazioni per terra in caso di pericolo d’emergenza, per fuggire verso le uscite di emergenza, che cazzo corri a fare con quelle parole, cara la mia Hostess? Che hai detto dopo". Questo lo pensai, ma non dissi nulla. Alzai solo la mano e dissi: "Signorina, sono rimasto indietro, non ho capito la cosa delle mascherine dell’aria, può ripetere che mi sono distratto?" La Signorina Hostess mi guardò quasi schifata. Qualcuno sorrideva. "Sorridete in faccia al cazzo, io mi sto fottendo dalla paura e questa corre con le frasi sulla sicurezza e sull’emergenza e io non ho capito nulla! Che c’è da sorridere?". Pensai. La Signorina Hostess continuò con le frasi sulla sicurezza e sull’emergenza: "Il salvagente si trova sotto la vostra poltrona, allacciatelo saldamente infilandovelo su per il collo e allacciate le cinturine. Poi tirate le due cordicelle per gonfiarlo. In caso di guasto alle cordicelle, gonfiatelo con la bocca, attraverso l’apposito tubicino". "Ohhhhhhhhhh ma sei una troia eh! Vai piano cazzo che sono rimasto indietro. Sono rimasto al salvagente che stava sotto la poltrona e che sto guardando e non lo trovo, mannaggia l’Incoronata di Puglia. Cosa cazzo hai detto dopo che non si capisce nulla perchè vai troppo veloce?" Queste cose le pensai e non le dissi. Alzai solo educatamente il braccio e dissi: "Signorina può andare piano? Io stavo vedendo dove sta ‘sto salvagente sotto la poltroncina ma non lo trovo". L’Hostess non mi cagò, i miei amici ridevano e i passeggeri, ma solo alcuni sorridevano. "Andatevene a fanculo". Pensai. L’Hostess continuò. "In caso di avaria tirate le mascherine per l’ossigeno e respirate piano. Questo è il volo n.25 per Barcellona. Sono le ore 11,30, la temperatura esterna è di gradi 27, quella interna è gradi 20. L'orario previsto d'arrivo è per le ore 12,45.La ringraziamo per aver volato con noi, augurandoci di rivedervi presto sui nostri aerei vi auguriamo una buona permanenza." Io pensai: "A parte che io sono rimasto indietro alle mascherine per l’ossigeno e non ho capito una mischia perché come al solito, cara troia, vai troppo veloce con queste fra sette, che cazzi mi ringrazi a fare? E che mi auguri a fare di riviaggiare con te? Ma chi ti vuole vedere più. Ma sei scema? Sarei veramente un coglione al quadrato a rivolare sul tuo aereo". Poi l’Hostess si avvicinò e mi disse che le istruzioni per le emergenze erano descritte, con disegni appositi, su un depliant posto sotto la poltroncina. Presi il depliant, mi allarmai per le figure disegnate e lo posai quasi immediatamente. Pensai: "Ma siete scemi? Uno già quando sta su un aereo si caga sotto, che in caso di avaria dell’aereo a diecimila metri sai che devi sapere di dover morire ed aspettare di dover morire, perché quando cade un aereo e tu ci sei sopra all’aereo tu muori e basta, è proprio necessario dire tutte queste cose della mascherina dell’ossigeno, del salvagente, nel caso in cui l’aereo cada in mare, delle uscite di sicurezza, del percorso illuminato, eccetera eccetera? Sono cose allarmanti che seminano panico, porco Giuda! E’ necessario seminare tutto ‘sto panico che già uno si sta cagando addosso?. Non dissi nulla. Durante l’ora di volo, vidi che i passeggeri, quando uno, quando un altro, chiamavano l’Hostess. Chi per un caffè, chi per un giornale, eccetera. E l’Hostess era gentile. Pure io presi a chiamare l’Hostess. Tanto era gentile. La chiamai una quindicina di volte in un’ora. Una volta la chiamai per un caffè. Poi per il giornale. Poi perché mi faceva male il rene e avevo paura che mi venisse una colica renale. Poi perché l’aereo si muoveva e avevo paura e chiesi perché l’aereo si muovesse. Poi per una Coca Cola. Poi per chiedere dove stava il bagno che mi scappava da cagare. Però non dissi che dovevo cagare e chiesi solo del bagno. Poi per chiedere dove stava il bagno che dovevo fare pipì. Poi per chiedere se c’era uno spazio sull’aereo dove potevo fumarmi una sigaretta che ero nervoso. Niente spazi per una sigaretta.. Poi per dire che non mi sentivo bene e mi mancava l’aria. E così via. Le altre cose che le chiesi non me le ricordo. Comunque chiesi altre sei o sette cose. L’Aereo arrivò a Barcellona. La Hostess si mise all’ingresso dell’aereo e prese a salutare gentilmente tutti i passeggeri che scendevano. Scese William e lo salutò dicendo Buongiorno. Scese Diego e lo salutò dicendo Buongiorno. Scese Giancarlo e lo salutò dicendo Buongiorno. Scese Alfredo e lo salutò dicendo Buongiorno. Scesi io e salutai io a lei dicendo Buongiorno. Lei non mi rispose proprio. Mi guardò con sufficienza. Maleducata. Quando ritornammo in Italia, e riprendemmo l’aereo, prima di salire sull’aereo presi un sonnifero e mi feci due canne. Dormii per tutto il viaggio. E non so se l’Hostess che stava sull’aereo del ritorno era la stessa Hostess maleducata e frettolosa che stava sull’aereo dell’andata. Quella che cioè mi aveva stretto la cintura e toccato il cazzo e mi aveva fatto arrapate. Quella che cioè io interrompevo perché rimanevo indietro a seguire le sue frasi dette in maniera troppo veloce. Quella che cioè io chiamai una quindicina di volte sull’aereo dell’andata. Quella che cioè quando scesi dall’aereo, una volta arrivati a Barcellona, e io salutai lei dicendo Buongiorno. Quella che cioè non rispose al mio Buongiorno e mi guardò con sufficienza. Adesso prendo spesso l’aereo. Il tagliandino del biglietto non lo infilo più nello spazio tra la poltrona e il poggiatesta che stanno davanti a me. Quando l’Hostess parla e fa i gesti con le mani spiegando frettolosamente le istruzioni per i casi di emergenza, non la cago neppure di striscio. Le Istruzioni per l’emergenza sul depliant sotto la poltrona? Non le leggo. Mi cago sotto? Sempre. Posso morire? Sì. Ma pazienza. In ogni caso mi faccio tre volte il segno della croce e poi mi gratto i coglioni. Tutti abbiamo una parte femminile, è vero. La mia è lesbica. |