Nick: HermannSimon Oggetto: re:L'uomo che non c'er Data: 5/11/2007 23.12.22 Visite: 43
Toh, scavando negli archivi ho trovato un commentino scritto appena uscito dalla sala (avevo appena 19 anni, eh!):
Con un raffinato bianco e nero Joel Coen omaggia il classico noir hollywoodiano degli anni ' 40 - ' 50 (citazioni dunque di "La fiamma del peccato","La donna del ritratto","Viale del tramonto","La morte corre sul fiume" ecc.). Un omaggio che sembra prima dire qual' è il "vero" cinema (i vecchi noir...),e poi che in fondo anche un genere mitico può essere rinnovato. Nella piccola cittadina Californiana in cui la storia è ambientata sembra non esserci felicità,ma solo tranquillità (?). Un uomo che non ha vere emozioni,la sua vita è il suo lavoro e poco altro. Un barbiere che dice (frase memorabile):"i capelli sono parte di noi,noi gettiamo via i capelli,quindi gettiamo parte di noi". Tutto è sconsolato,freddo,triste. Un nucleo di mondo a parte,che è poi il mondo di tutti. Un omicidio non calcolato,un viaggio in un incubo affrontato dal protagonista con indifferenza,uno sbocco invano (tramite le divine musiche di Beethoven e la ragazzina che sembra almeno in un primo momento una figura quasi angelica),l' ipocrisia della massa,i sentimenti aboliti,sensi di alienazione. La morte in uno stanzone surrealmente tutto bianco:raggiungere la morte,dunque finalmente la felicità e "il sorriso che non è mai esistito"? Film manieristico? In un certo modo si,ma questo è lo stile che ha deciso di adoperare Coen.Infatti "L' uomo che non c' era" è anche una lezione di regia...con la telecamera che scorre lentamente da una stanza all' altra,da un corpo all' altro,da una pettinatura all' altra,da uno sguardo di pietra ad uno "inutilmente" luminoso.Una macchina da presa distaccata da ciò che narra. Billy Bob Thornton è meraviglioso:è uno spettro di ghiaccio che aleggia da una scena all' altra con la sua sigaretta e la sua "estraneità",senza emozioni.Nel mondo in cui vive le emozioni "non esistono".
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