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Nick: oh_raiss
Oggetto: che chiacchiera che tieni
Data: 7/8/2008 13.7.59
Visite: 86

è stato detto:
...ed i suoi operatori/operatrici .. Allora stamane mi sveglio tutta calmina e bellina.. mi dico sono di riposo..quindi mi preparo na bella lista di cosucce arretrate da dover fare! Mi viene la brillante idea di telefonare alla telecom 187 xchè da mesi che ho problemi con il modem(vecchiotto tra l'altro)e varie cos di linea e scollegamenti vari.. Bene..dopo soli 4 min.di attesa.. Mi risponde na signorina di nome nn so che..(io poi vorrei capire cazzo dicono a fare il loro nome..ki ti sap..ke stamm facenn amicizia via telecom-.-')bahh.. Cmq..inizio ad esporre il problema..che era urgente cambiarmi il modem xkè mi dava problemi..di linea etc.. e quella con tt calma pox..si mette a parlare con n'altra.. Si sentono strani rumori..manco a dire.. "mi scusi n'attimo etc etc".. Dopo 3 minuti di rumori e bisbiglii mi dice che devo scrivere na lettera alla telecom e rimandare indietro il modem vecchio..andare alla posta e poi a finale mandare un fax al numero... ed intestarlo ad ASTI che si trova in Piemonte:°°° (era del NORD..ha sentito il mio accento napoletano.. embhè tu mi precisi che asti si trova in piemonte...?? cose dell'altro mondo..-.-':°°°°) La cosa che più mi ha sconcertato.. io ti dico che è URGENTE..e tu mi dici: scriva..poi se è fortunata e tt va bene.. il modem nuovo le arriva entro OTTOBRE:°°°°°°° Se nn era urgenteeeeeee...questa mi faceva prima skiattare la lineaaa Decido DOPO ALTRI 4 MINUTI DI ATTESA..DI RIKIAMARE.. MI RISPONDE UN OMETTO TUTTO GENTILE..CHE MI DICE DI FARE ALTRA PROCEDURA.. FINALE: IO capisco che stiamo in estate..cos caldo..cos esaurimento cos persone che non sanno fà nu cazz cos' ma cazzo spendiamo tanti soldi/tasse/fatture/bollette e ke sfaccimm..pigliate nu personale ALTI LIVELLI eeeh x favoreeee.. NO signorineee senza CEREVELLA..AHAHAAHAUH 

Dante si rivolge quindi a Virgilio e non è ben chiaro perché senta il bisogno di ricordargli che lui riesce sempre in tutto tranne che contri diavoli davanti alla porta del basso Inferno. L'episodio del Canto VIII viene forse ripreso per il suo significato allegorico, come la ragione (simboleggiata dal poeta latino) non possa comunque vincere i peccati di malizia senza l'aiuto divino (infatti nel canto appare il messo celeste). L'Alighieri gli chiede chi sia quella grande figura (grande nel fisico o grande di animo?) che pare non si curi dell'incendio e sta sdraiata sprezzante e torvo come se la pioggia non lo martorizzasse. L'uso di diversi "pare" ha fatto pensare ad alcuni commentatori che l'atteggiamento di Capaneo fosse una sorta di messinscena, anche se forse Dante ha solo voluto manifestare la sua sorpesa di fronte a questa "grande" persona.


E quest'uomo sdraiato, accortosi che si parlava di lui, grida: (parafrasi) "Io sono da morto quello che ero da vivo (un bestemmiatore). Giove può stancare quanto vuole il suo fabbro dal quale prese il fulmine che mi schiantò; e può stancare anche tutti i ciclopi suoi aiutanti, turno per turno nella nera fucina dell'Etna (qui è usato il nome antico, "Mongibello"), intimando -Oh buon Vulcano aiuta, aiuta!-, come fece nella battaglia di Flegra (contro i giganti), saettandomi con tutta la sua forza per quanto vuole: da me non potrebbe avere vendetta" (vv. 51-61).


Questo anatema gridato senza fiato è colmo di ira contro la divinità, peccato per il quale viene punito Capaneo (il suo nome ci verrà rivelato nel verso successivo), uno dei sette re che assediarono Tebe e che, come racconta Stazio nella Tebaide, dopo la vittoria si innalzò sulle mura della città sconfitta urlando bestemmie contro dio finché Zeus non lo fulminò con una saetta. Nel suo grido di vendetta contro Dio egli stimola Giove a lanciargli ora quanti fulmini voglia, ma niente potrà piegare il suo spirito ribelle.


É da notare come il dio pagano qui sia usato come schermo del vero Dio, per cui le imprecazioni lanciate contro di esso sono punite al pari di quelle verso il Dio cristiano. Dante dopotutto non avrebbe mai potuto mettere nero su bianco una vera bestemmia o imprecazione contro il suo Dio.


Virgilio, dopo aver sentito l'imprecazione, si rivolge allora furente contro il dannato: (parafrasi) "Capaneo, la tua punizione sta proprio nella tua superbia implacabile e nella tua continua rabbia che sono adeguate al tuo peccato" (vv. 63-66). Intende cioè che Dio non si vuole vendicare obbligandolo a sottomettersi, né procurandogli pene fisiche, ma la sua tortura sta proprio nella sua superbia eterna e nella sua rabbia impotente, dovuta alla ripetizione continua del suo peccato. Virgilio ribadisce questo anche con Dante, al quale si rivolge con fare più sereno ("con miglior labbia") e gli spiega la storia dei sette re di Tebe e il come il disprezzo di Capaneo sia un degno ornamento del suo cuore (malvagio).


La bestemmia per Dante quindi, esemplificata magistralmente dall'episodio, non consiste nell'accidentale imprecazione, ma in un disprezzo intimo della divinità e nel misconoscimento della sua superiorità. Non ha niente a che fare quindi con l'ateismo, perché chi lancia un'ingiuria ammette implicitamente l'esistenza dell'ingiuriato (e poi gli atei o epicurei sono trattati nel Canto X).


Il ruscello di sangue - vv. 73-93 [modifica]


Virgilio allora intima a Dante di seguirlo, facendo ben attenzione a non toccare la sabbia con i piedi, ma a rimanere sul ciglio del bosco. Arrivano quindi dove sgorga ("spiccia fuor de la selva") un "picciol fiumicello" rosso di sangue, che raccapriccia Dante al ricordo dei dannati nel Flegetonte di due cerchi fa. Si tratta infatti dello stesso fiume, come spiegherà Virgilio da poco.. Intanto Dante lo paragona al Bulicame, una sorgente calda nei pressi di Viterbo, le cui acque vengono divise in canaletti nelle abitazioni di donne del luogo. Esistono due lezioni su queste figure: la più diffusa è quella di "peccatrici" cioè meretrici, ma alcuni sostengono anche "pectatrici" cioè addette le lavoranti addette alla pettinatura della lana. Alcuni versi prima la parola bulicame era stata usata anche come sostantivo generico, intendendo il fiume bollente.


Analogamente al fiumicello incanalato quindi Dante nota la presenza di argini in pietra (verranno decritti con due similitudini nel prossimo canto), e Virgilio gli fa notare come sia cosa mirabile che le fiamme si spengano a contatto con i vapori del fiume. Dante però sembra non capire (non capisce che si tratta dell'emissione del Flegetonte o non capisce cosa ci sia di così stupefacente da meritare il richiamo di Virgilio?). Il "duca" allora inizia una lunga spiegazione allegorica sul cosiddetto "Veglio di Creta".




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