Nick: Rambone Oggetto: re:L'incapacità di osare Data: 19/1/2009 11.49.38 Visite: 96
Leggo da molto tempo le fanfare che vi auto-suonate ogni volta che parlate di pallone, quindi parto con una premessa: sostanzialmente il calcio è uno di quegli argomenti nel quale ognuno può riuscire a dire almeno una cosa giusta; mai sentito qualcuno sparare tutte cazzate né tantomeno qualcuno dire solo cose giuste. Detto questo, cercherò la brevità. Lo scontro "ideologico" fra i due schieramenti pro e contro Reja, affossa radici sin dal primo giorno di venuta del tecnico. Senza fare panegirici che potrebbero risultare ampliativi ma superflui, credo ci si debba rendere conto di una cosa, tanto ovvio quanto però da esprimere con estrema serenità: è vero che Reja non ha mai dato un progetto tattico a questa squadra. O meglio. Se progetto tattico c'è stato, questo si è esaurito l'anno scorso. Andando però nello specifico, portandosi sotto il braccio quelle misere conoscenze tecnico tattiche, acquisite da me come da chiunque, guardando in media 4 5 partite a settimana, ci si accorge facilmente di quanto questo napoli sia privo di qualsiasi schema; calci di fermo tutti, il non possesso di palla, lo schema, l'atteggiamento in trasferta, sono tutte cose queste in cui oggettivamente il napoli è sempre mancato. Ora, attribuire la ghigliottina al mister ad ogni sconfitta, è uterino, semplicistico e dirò persino "normale", specie si è Tifosi accaniti, passionali e presenti allo stadio. Il giocatore, quando forte lo si è riconosciuto senza dubbio, viene un po' protetto dalla sua presenza in vivo, e quindi... Reja che ci ha sempre detto: questa squadra deve fraseggiare, deve sfuttare le ripartenze...questa squadra è giovane, i giovani sono inesperti, mancano di carattere.. ma cos'è che non ci ha mai detto e ci potrà mai dire? Vorrei fare un ragionamento che è talmente semplice che potrebbe addrittura essere completamente esatto. Mi sono provato ad immedesimare in un ragazzino di vent'anni. Non sono un vizioso. Non bevo troppo, non scopo troppo, non tiro troppa cocaina.. lavoro. Mi alleno molto, da sempre... mi dicono sin da piccolo che ho grosse capacità. Che calcio bene, che ho progressione, scatto, ma io me ne accorgo... Ascolto tutti, perché capisco che tutti ne sanno più di me, intorno. Ora. Arrivo in Italia, dapprima in una piccola squadra in piccola città, e poi il salto, a pié pari, grande squadra, grande città. Mantengo il mio profilo, comincio a sentire cifre dei guadagni che prima sentivo Tv, ma non sognavo, non si sognano certe cose, ma sorrido al pensiero. Ascolto ancora quelli intorno a me. Ne sanno comunque più di me. E dicono che tra poco farò la stella, ne ho il potenziale, magari vincerò la Champions a Dio piacendo, mi comprerò una villa a Formentera, mi piacciono le belle cose, ma non sono schiavo di nulla. Ascolto ancora quelli che penso ne sappiano più di me. Come questo mister. coi capelli bianchi. mi dice di dover diventare bravo pure in copertura...ma io devo segnare. Quando vedo la porta non capisco più niente.. cazzo, m'inserisco alla grande, lo dicono tutti, ho piedi buoni, so scambiare in velocità.. devo saper coprire. Un grande giocatore dev'essere completo, su questo ci credo. Ma se copro mi perdo cazzo, divento poco lucido, ma poi non lo so fare.. ho dei limiti forse, li devo accettare. Devo parlarne con qualcuno..io non so difendere. Non è vero che s'impara, o forse sì, ma a scapito del resto...Va bene papà, farò come dice il mister... Ritengo che le colpe si debbano dare agli allenatori, perché in fondo questi qui, questi idoli, questi parafulmini, questi ragazzi, sono proprio come noi. Ribelli sì, ma desiderosi di seguire, di farsi dirigere... quanti di noi vorrebbero aver avuto qualcuno che gli dicesse cosa fare... loro ce l'hanno, e lo seguono. Se siamo SICURI del talento di questi ragazzi (della gran parte), dobbiamo chiederci del perché. Il perché di quest'anno, che nonostante i punti in più, ha dato partite meno belle dell'altro. Penso alla Juve, dominata l'altr'anno con due rigori, battuta questo... ai punti. L'anno scorso erano cavalli selvaggi (citando McCarthy), i campi praterie... poi gli hanno detto di essere cavalli di razza. E allora hanno pensato loro e chi gli è intorno, di dover seguire un istruttore, uno che ti insegni a trottare ma anche il dressage, magari. E allora seguiamolo, si son detti. Personalità? Non ve n'è un'unica.. ci sono tante personalità quante i giocatori in campo. C'è però una direzione. E quella hanno bisogno che gli venga data. Senza la retorica del "ringraziamo Reja, ma deve andarsene", dico semplicemente che si è esaurito un Ciclo. Fatto di sacrificio e di grandi vittorie, di qualche grande partita, e alcuni tonfi incredibili.. La sintesi è positiva, non c'è dubbio. Mister Reja sarà un ricordo prezioso per gli anni a venire. Ma è tempo di cambiare. Ora lo pensano pure i cavalli. Che tra l'essere selvaggi e il diventare di razza, ora non sono né l'una né l'altra cosa. (purtroppo niente brevità) |