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Oggetto: OLIVER STONE
Data: 22/10/2004 14.10.0
Visite: 53

Dal 52º Festival Internazionale di San Sebastián, in corso di svolgimento, spicca la figura di Oliver Stone;
il noto regista, che sta finendo il montaggio di un kolossal su Alessandro Magno a cui lavora da tre annni, si è recato a Parigi per presentare il documentario "Looking for Fidel" (Cercando Fidel).

In questo documentario, Stone si interessa alle misure adottate a Cuba nel 2003, dopo la sequenza di sequestri di imbarcazioni ed aerei veromilmente facenti parte di un piano di destabilizzazione.
Stone è apparso alla conferenza stampa stanco, per le ore trascorse al montaggio del kossal, ma anche concitato,, emotivamente coinvolto parlando di Cuba e dei due documentari che ha girato in quel Paese.

Il primo, "Maggiore", qui è già stato visto nell’ultimo Festival del Nuovo Cinema Latinoamericano, e non in terra nordamericana perchè come dice Stone:"..la censura negli Stati Uniti è arrivata a livelli insostenibili." Una censura che critica "la seduzione" esercitata da Fidel nei confronti di un regista di solito duro e critico come Oliver Stone, oltre che per la sua posizione verso la politica di Bush ".. che ha incendiato il mondo".
Dalle più di quaranta pagine della conferenza di Stone a San Sebastián, ho tentato di estrarre le dichiarazioni piu significative.

Quando è stato chiesto ad Oliver Stone se ha dopo aver girato i due lungometraggi avesse cambiato la sua opinione su Cuba e Fidel Castro, ha risposto:

"..mi sono trovato a Cuba in una situazione di apertura e libertà che non ho trovato in nessun altro paese della zona, né nei Caraibi né in America Centrale. Sono stato con molti leader a Panama, El Salvador, Nicaragua e non ho mai visto l’affetto spontaneo percepibile addirittura per la strada, come quello che ho visto a Cuba verso Fidel."

I giornalisti insistono: Quelle passeggiate e bagni di folla non sembravano montati ad arte?

E Stone risponde: "Erano del tutto spontanei. Ci sono state visite ad ospedali, forse lì avrebbero potuto sapere che saremmo andati, ma ho visto i visi della gente e niente era finto. Dirigo gli attori e so quando la gente finge, e quando no. Castro mi chiedeva dove volevo andare, e la gente, spontaneamente si avvicinava. In che paese del mondo potrebbe succedere?"
"Ammiro Fidel, perché è un sopravvissuto; è sopravvissuto a vari presidenti nordamericani che hanno cercato di eliminarlo, ed anche per la sua fede in sé stesso e la sua onestà".
" E’ uno dei pochi presidenti al modo che all’estero non ha neanche cinque dollari, e ha portato il suo paese ad un livello di educazione di massa molto alto."

Segue un’altra domanda: "Lei si immagina George Bush, Tony Blair o qualunque altro leader mondiale accettare di sottoporsi al duro interrogatorio a cui lei ha sottomesso Castro in "Looking for Fidel"?:

"No, non me l'immagino."

E delle elezioni nordamericane che cosa ne pensa?

La risposta arriva con le dita incrociate: "Quando perse Gore, cioè, quando strapparono la vittoria a Gore, io intuivo che sarebbe successo qualcosa di molto grave. Il danno è già stato fatto. Prego perché non capiti di nuovo. George Bush passerà alla storia come uno dei peggiori presidenti."

Da dove viene la forza della lobby anticastrista degli Stati Uniti?

Per incominciare, dal fatto che Bush abbia vinto le elezioni del 2000 con gli imbroglii delle cedole farfalla.
La destra è uguale da tutte le parti, a Cuba come nel Viet Nam. È come un polipo i cui tentacoli raggiungono tutto. Controlla Internet, le stazioni radiofoniche e di televisione, i giornali. E soprattutto, è perfettamente organizzata. Domina l’arte della pubblicità negativa e può distruggere l'immagine di chi considera suo nemico. Non appena vedono qualcosa che a loro non piace, ti screditano con una campagna di posta elettronica, commenti, articoli. Negli Stati Uniti si pratica la censura. E la cosa più triste di tutto è che le elezioni di novembre possono decidersi un’altra volta in Florida, e l’ultradestra di quello stato, compresi gli anticastristi, possono manipolarle di nuovo. E’ gente cieca, immersa nel suo proamericanismo, disposta ad invadere qualunque paese e ad abbattere aeroplani se è necessario. Il mio primo film su Castro, "Maggiore", sembrò loro odioso, e lo hanno stroncato ancora prima che uscisse. Gli fece paura. "

E il Viet Nam?

"Quando andai in Viet Nam non mi rendevo conto di ciò che gli Stati Uniti erano nella vita del mondo.
Il mio paese è un complesso industriale militare enorme che include risorse petrolifere e risorse energetiche. È un enorme predatore, ed è cresciuto sempre di più da quando io ero bambino. È come un incubo di Kafka."

Sulla cosiddetta lotta degli Stati Uniti contro il terrorismo:

"Dicono che lottano contro il terrorismo, ma in realtà lo finanziano."
E porta ad esempio l’attentato del 1976 contro un aeroplano della compagnia "Cubana de Aviacion", condotto da Luis Posada Carriles grazie al finanziamento degli Stati Uniti, che è in fuga proprio grazie a quel denaro.

Circa la questione della cosiddetta dissidenza:

"Allora io mi chiedo: che spazio hanno i dissidenti politici in Guatemala, o in El Salvador, dove ti tagliano la lingua se protesti e gli arcivescovi vengono ammazzati, o in altri paesi latinoamericani dove gli Stati Uniti hanno silurato la democrazia ed imposto giunte militari serve dei loro interessi? Guardiamo le cose dal punto di vista di Fidel Castro. Che cosa succederbbe se aprisse le porte? Che il giorno dopo arriverebbe la CIA. E via a pubblicare giornali, controllare la televisione, comprando la gente a suon di dollari e cercando di disfarsi di lui con le stesse tattiche grossolane che utilizza nel resto del pianeta, in America Centrale, in Afghanistan o nel golfo Persico. Lo dice anche Fidel nel film, Washington accetta solo la resa incondizionata dei suoi nemici. È terribile."

A proposito del’embargo:

"È ridicolo pretendere che una piccola isola dei Caraibi costituisca una minaccia di sicurezza per i giganteschi Stati Uniti. L’attuale Presidente non ha scrupoli, e se per guadagnare le elezioni in Florida deve sfruttare la minaccia cubana non tarderà a farlo. Non mi sorprenderei se ad ottobre capitasse qualcosa di inaspettato.
Quella del mio paese è sempre di più una cultura violenta e negativa che non porta da nessuna parte. A Bush non gli è mai interessato il consenso. Nel 2000, dietro lo schermo del conservatore compassionevole si nascondeva un radicale pericoloso con un’agenda nascosta, come disgraziatamente abbiamo potuto comprovare... È una vergogna ed una tragedia. Il mondo sarebbe oggi completamente diverso se a Gore non avessero rubato le elezioni. Ciò che fa Bush è gettare legna sul fuoco dei problemi. È un schiavo ed un fantoccio delle grandi compagnie petrolifere e delle industrie d’armi che l’hanno messo lì di propsito"

Oggi le cose vanno così, si comincia a parlare di cinema, e si finisce col parlare di temi globali, del mondo trasformato in un fiammifero vicino a un barile di polvere da sparo .


www.prensalatina.com.mx/



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