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Oggetto: la repubblica-cronache
Data: 11/11/2004 10.16.5
Visite: 46

Una generazione bruciata: in migliaia fanno uso di droga

E magari diventano assassini per procurarsela.
Quei ragazzi di Napoli perduti per la roba.
Nei quartieri dove si muore per una parola di troppo

di GIUSEPPE D'AVANZO

Scampia: dopo un omicidio

Pa' rrobb/ pa' robb s'arrobb/ pa' robb se fann e scipp/ pa' robb se mettono e mane/ dint'a borsa 'e' na mamma per vere' e apparà 'na cosa e' spicc/ pà robb/ se stà dint' e impicc'...
("Per la roba/ per la roba si ruba/ per la roba si fanno gli scippi/per la roba si infilano le mani nella borsa di una mamma per cercare di mettere insieme qualche spicciolo/ per la roba si finisce nei guai")
Rap Napoletano

NAPOLI - Della rrobb, di questa "merda" nessuno parla e vuole parlare. Si fa finta di niente. Si tira diritto. La si nasconde "come se fosse una psoriasi sotto la camicia". Meglio la camorra, gli omicidi di camorra. Meglio quelli - i morti ammazzati schiacciati nel portabagagli dell'auto, i capuzzielli emergenti, i capetti declinanti, i quartieri occupati, i blitz, la paura, gli agenti segreti e le videocamere, il ministro che arriva in città - per dare un'immagine di normalità. Sì, normalità. Di che cosa volete scandalizzarvi? Di un centinaio di piccoli gangster ammazzati in undici mesi in una città che ha contato anche 258 morti in un anno (1991)?

Napoli afflitta dal crimine organizzato, dalla guerra di bande è una Napoli che non sorprende, che non avvilisce o inquieta. E' una città "normale" agli occhi del Paese, come è normale, abitudine addirittura il crimine nella sua storia disgraziatissima. Meno normale è la Napoli cinica, disperata, senza futuro che, a occhi chiusi, sta bruciando una dopo l'altra le sue giovani generazioni - i figli, da queste parti, non erano piezz' 'e core? - e le sacrifica e le distrugge manco fosse una favela brasiliana.


Ma non è una favela, è un'area metropolitana di tre milioni di abitanti che ogni giorno vede in interi quartieri, Scampia, Secondigliano, Melito, Mugnano, Piscinola, San Giovanni a Teduccio, i vicoli dei Quartieri Spagnoli, di Montecalvario nel centro storico, migliaia di ragazzi (i più giovani hanno appena tredici anni) fare uso di droga come in altre città i loro coetanei bevono Coca Cola e mangiano hamburger.

Sono decine di migliaia di ragazzi che abitualmente - più volte la settimana, tutti i giorni o soltanto nei week end per iniziare - fanno uso di droghe. Il 58,4 di loro, tra i 15 e i 24 anni, non ha lavoro e non ne avrà mai uno regolare. Che se lo scordassero. Vivono di televisione, di playstation e noia. Vivono con l'ossessione dei soldi. Soldi. Soldi. Soldi. Non chiedono altro. Non vogliono altro. I punti Snai per le scommesse sono affollate di giovani come in nessuna altra città italiana. La bolletta, il cedolino della scommessa, è l'unica speranza che si concedono nella vita. La scommessa azzeccata può cambiare la loro vita. Ci credono per qualche ora. Lo credono eccitati come se davvero il miracolo dovesse accadere. Il tempo di sapere che hanno perduto ancora, come sempre. Allora non resta che "l'altra cosa". Quella non costa cara e non delude.

Quindici euro, soltanto quindici euro per una pallina di cocaina da tre decimi (ce ne sono da sette decimi e da un grammo) tagliata con il mannitolo (un diuretico) e procaina (anestico) più anfetamine e psicoformarci variamente e sciaguratamente miscelate.

Costa da quindici a venticinque euro 'a buttiglietta. Cocaina base non cloridata, bicarbonato di sodio, acidi (soprattutto Lsd). Si fa così. Si svuota per un terzo un bottiglietta di acqua minerale. La si "tappa" con carta stagnola. La carta stagnola ha al centro un piccolo foro. Si sistema qui la pallina di droga. Si accende. Si fuma. "Vai subito fuori di testa".


Il Corbet (o Korbet) costa da dieci a venti euro. E' lo scarto della raffinazione dell'eroina tagliato con sostanze tossiche. Può essere polvere bianca o una pallina colore marrone. La si scalda sulla carta stagnola del pacchetto di sigarette. Si inalano i fumi. Cobret, Cobra, "per via che l'effetto è un morso di serpente".

"L'assunzione di questa roba - spiega lo scrittore Maurizio Braucci (Mare guasto; Una barca di uomini perfetti) - la sua qualità pessima, la tenera età di chi l'assume provoca attacchi di isteria, livelli di delirio imprevedibili, inspiegabili e danni psicopatologici sui sistemi neuro-endocrini di giovani ancora in via di sviluppo".

Accadono cose da pazzi a Napoli. Puoi morire per niente, per un nulla. Per un'ombra che passa dinanzi agli occhi di un adolescente "strafatto", avvelenato. Può ammazzarti perché ha pensato che tu guardassi la sua ragazza. Può accoltellarti perché nel traffico hai sfiorato il suo scooter. Può spararti perché semplicemente la tua faccia non gli piace. Perché hai detto la parola sbagliata. Perché non hai detto una parola quando dovevi dirla. Perché gli va di farlo. Perché vuole liberarsi di quel risentimento e rancore che gli brucia nel petto. "Bande di quartiere spesso motorizzate - racconta Braucci - si abbandonano ad aggressioni gratuite. Non sempre vogliono rapinarti. Magari ti schiaffeggiano soltanto passandoti accanto o ti lanciano addosso qualcosa o peggio ti circondano e ti picchiano. Qualche volta ti accoltellano".

Sono così le notti di Napoli. Scooter impazziti. Ragazzi in preda a delirio di onnipotenza. O alla disperata ricerca di denaro. Quel fumo tossico che li ha esaltati si spegne presto e ne vogliono ancora. Hanno allora bisogno di soldi. Mica di tanto. Dieci euro. Quindici. Possono rapinare anche un bambino e frugargli le tasche per un foglietto da cinque euro. O possono schiacciare in un angolo una donna incinta e strapparle il telefono cellulare. E' sufficiente un cellulare in una piazza di spaccio per farsi un'altra fumata, un'altra bottiglietta, un altro Corbet. "Portare Rolex a San Gennaro" è scritto su muro a Porta San Gennaro. Vuol dire che lo spacciatore c'è ed è pronto a ricettare quel che hai rubato per darti ancora la roba.

Non dovete pensare che la disperazione sia di alcuni, dei più sfortunati o dei più fragili. A Napoli, in quest'abisso senza luce, è l'intera generazione, dai quindici ai trent'anni, dei quartieri disperati del centro storico e della periferia. La sua lenta e violenta estinzione si consuma in silenzio in una città che se ne vergogna, che si protegge, che si muove lungo percorsi protetti e, se vive in vie a rischio o in quartieri pericolosi, tira avanti i suoi giorni come in una prigione abitata da matti e da assassini.

"Io sono nato da queste parti, a Piscinola, là dietro quel muro di palazzoni - dice, mentre giriamo in auto nel niente di Scampia, Peppe Lanzetta autore di Figli di un Bronx minore, di Un Messico napoletano, di Tropico di Napoli - Nessuno è mai stato ricco da queste parti, alla vita siamo sempre stati aggrappati con le unghie e con i morsi. La domenica mattina però, quando quella vita di merda ti lasciava tirare il fiato per qualche ora, potevi vedere un padre felice giocare con il figlio che sorrideva. Oggi vedo in certe domeniche questi giovani zombie che vanno avanti e indietro, ingrigiti e brutti. Non hanno mai avuto un'occasione, una mamma che ha risposto, un padre che si è fatto trovare, un maestro che è stato ad ascoltare, un maledetto che gli ha offerto un lavoro. Attendono soltanto che si faccia l'ora. L'ora per andare a prendere la roba. Li vedi in fila sull'asse mediano. In fila. Uno dietro l'altro. Comprano l'eroina e se la fanno lì sul ciglio della strada. Uno dietro l'altro. Uno dopo l'altro. Tra di loro c'è sempre il povero cristo che non ha una lira per comprare e si guadagna il buco della giornata trovando le vene difficili in braccia già morte. Non sono in grado di dirlo in un altro modo: quella disperazione non ha più rimedio, non ha lenimento. Come se fosse una malattia allo stato terminale. Si mangia le loro vite e le case e le strade e i loro amici. Chi può scappa, fugge dalla malattia. Va a lavorare a Reggio Emilia, a Vignola vicino a Modena - lì il lavoro c'è - per salvarsi. Ma quanti si salvano? Sono sempre un parte infinitesima di chi resta qui a morire fottuto dalla cocaina da cucinare, dalla televisione, dalla camorra che se li prende prima della morte per fargli fare un giro di giostra e poi scaricarli con un buco in testa in una discarica. Non è che l'altra città, l'altra Napoli li tratti meglio. Vuoi un esempio? L'assessorato che si occupa delle periferie ha anche la responsabilità dei cimiteri. Assessorato ai cimiteri e alle periferie. Un programma. I morti di ieri. I morti di domani".

Scampia è un niente stasera, è un vuoto. Due volanti della polizia all'inizio del largo viale che conduce alle Vele non hanno anima viva da fermare e controllare. Non passa un'auto. Non ci sono i giovani e occasionali "tossici" che gli spacciatori della camorra tengono in fila a suon di mazze ferrate. Non c'è un passante. Anzi ce n'è uno. E' una vecchina. Due bambini - avranno dieci anni - si affacciano da un muro e le tirano delle pietre e ridono. Si nascondono. La vecchina affretta il passo e quelli appaiono sul muro più avanti e le tirano ancora addosso delle pietre. Non c'è nessuno che possa aiutarla. Nessuno vorrà aiutarla. Nessuno potrà aiutarla.

"A Napoli era d'abitudine - spiega Marco Rossi Doria, "maestro di strada" - "togliere l'occasione" come si diceva "per evitare le tarantelle", trovare il modo per sciogliere i conflitti per non provocarne di più gravi e dolorosi. A volte era sufficiente uno schiaffo o l'offerta di un caffè per "togliere l'occasione". Era un modo della comunità di difendere se stessa e restare unita. Oggi nessuno azzarda un gesto di pacificazione. Qui tutti sanno che la coca "cucinata", il Corbet possono trasformare chiunque in un assassino e il più banale degli screzi o dei dissidi nella ragione per una coltellata o una pistolettata".

La vecchina è riuscita ad allontanarsi, finalmente. I due bambini ora si lanciano le pietre tra di loro.


(11 novembre 2004)



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