«La politica non ci tiri per la giacca: la priorità dev' essere il Paese reale» |
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Ma l' opposizione: i suoi sono i nostri allarmi. La maggioranza: Viale dell' Astronomia ingenerosa |
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VIALE DELL' ASTRONOMIA |
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Polato Raffaella |
L' opposizione che subito, ogni volta, ci salta sopra: «Gli allarmi di Confindustria sono i nostri allarmi». Fette della maggioranza che, puntuali, attaccano immediate: «Viale dell' Astronomia è ingenerosa. E fa politica». Ma in mezzo, a farsi tirare per la giacca in un balletto che qualcuno lo ha sentito definire «stucchevole», il diretto interessato non ha nessuna voglia di stare. Dunque per prima cosa ripete: «Dicono che è cominciata la campagna elettorale...». Pausa. «Però il nostro dovere resta portare all' attenzione di tutti i problemi del Paese». E il punto sta esattamente qui. «Non c' entrano destra e sinistra: c' entra il Paese». È girandolo palmo a palmo che Luca Cordero di Montezemolo è diventato presidente degli imprenditori. Continua a girarlo ora e continua a toccare con mano, al Nord e al Sud, nelle province ricche e nelle altre solitamente dimenticate, quello che le analisi del centro studi fotografano nei loro rapporti. E, ripete spesso ai suoi, «non c' è termometro più sensibile», è viaggiando per l' Italia e tra le sue aziende che saltano fuori «il senso delle difficoltà vere e del rischio reale: come corressimo su un piano inclinato». Gli allarmi nascono lì. Dalle grandi industrie ma più ancora - ed è la ragione per cui non va a segno la frecciata di Antonio Marzano: «L' Italia va come va la Fiat» - dalle piccole e medie imprese. «Non le tengo più», aveva confessato un mese fa, quando a Finanziaria ancora «aperta» aveva chiesto interventi sull' Irap per ridare impulso a investimenti e produzione. Poi quegli interventi si sono annacquati e ora è Andrea Pininfarina, uno dei vice di Montezemolo, a ripetere una cosa che per gli industriali è ovvia: «Il governo non sembra aver accolto il nostro invito per una politica di sviluppo». Con il che sottolineando, certo, il pericolo di una frattura sempre più forte tra le aziende e quell' esecutivo che gli imprenditori avevano votato. Ma attenzione. L' accusa al governo è di non affrontare i problemi, di «lasciare tutto fermo, persino il collegato alla Finanziaria», mentre il Paese avrebbe bisogno di un colpo d' ala. Non è un' accusa di «ogni colpa». Ed è Montezemolo, anche stavolta, a ripeterlo: «Non ricordo un insieme di parametri così negativi dal dopoguerra», ma nessuno può dirsi senza macchia, perché «sono problemi strutturali che vengono da lontano». E «anche noi abbiamo il dovere di affrontare la situazione con tutte le nostre forze». Poi, chiaro, al governo si torna comunque. Con sollecitazioni («Come faremmo con qualunque esecutivo») a «decisioni e fatti concreti» perché «è questo il compito della politica». Ma, in Confindustria, ce n' è anche per l' opposizione. Le analisi coincidono, come anche ieri hanno ripetuto dal centrosinistra e dalla stessa Cgil? Bene, dicono molti imprenditori ricordando gli inviti al sindacato di Alberto Bombassei, altro vice di Montezemolo, respinti al mittente: «Allora perché, in presenza di richieste salariali ora non sostenibili, e che per di più rischiano di lasciar sopravvivere solo chi può portare le produzioni all' estero, non si fa una moral suasion e non si spiega che è il momento di cercare nuovi accordi?». Anche questo fa parte, insistono gli industriali, del «piano inclinato». Anche questo è malessere. Reale. E che si somma ad altri malesseri, in un meccanismo di ritardi e contraddizioni accumulati «in anni se non in decenni», ma ora arrivati al pettine tutti insieme. L' elenco? In un' Europa già schiacciata dal «drammatico problema di un euro che sta massacrando le imprese», come ha denunciato Montezemolo una settimana fa, l' Italia è fanalino di coda in troppi indicatori: «Da 15 anni - ricorda il leader di Confindustria - la crescita diminuisce. La produttività è ai livelli più bassi del continente, idem gli investimenti pubblici e privati, la produzione è stagnante, il costo del lavoro resta il più elevato, la burocrazia e la giustizia amministrativa hanno tempi estenuanti». Il tutto, tra l' altro, mentre a Bruxelles sono arrivati i Paesi dell' Est: «E qualcuno ci spieghi - chiedono gli imprenditori - perché uno straniero dovrebbe venire a investire nel Mezzogiorno anziché andare in Polonia». Raffaella Polato