Nick: insize Oggetto: B A L Data: 8/1/2005 14.33.18 Visite: 59
Scontri a Livorno: danni e 30 feriti Gli ultrà si scontrano: feriti, danni e cariche. La maxicancellata non basta e per la prima volta è battaglia tra i tifosi. Colpiti con coltelli dagli interisti funzionario di polizia e capitano dei carabinieri. Gli incidenti sono avvenuti in via degli Oleandri, via Machiavelli e via dei Pensieri. La rabbia diventa guerriglia quando ancora in campo giocano, dopo l’invasione solitaria e il secondo rigore, quando mezzo stadio grida al furto e gli ultrà escono fuori. La prima carica, i primi feriti (dieci medicati al pronto soccorso, una ventina i contusi) l’assaggio di quello che sarà dopo. Dalla curva Nord escono una ventina di ultrà vanno all’assalto della polizia che cerca di presidiare l’ingresso principale di piazzale Montello. Sono in pochi, un ragazzo raccoglie da terra una bicicletta legata a un palo di ferro e la scaraventa contro il capo della Digos, Ermelinda Trotta. Ha una sospetta frattura. Gli scontri vanno avanti per dieci minuti, da dentro allo stadio arrivano i rinforzi dei carabinieri in assetto antiguerriglia: sparano i lacrimogeni, il gruppo viene disperso, la maggior parte torna dentro la curva, ma il servizio d’ordine ai cancelli ormai è saltato. Da questo momento in poi sarà un continuo lancio di oggetti, con le due tifoserie che, caso più unico che raro, riescono a entrare in contatto e se le danno di santa ragione per almeno cinque minuti, finchè gli interisti non corrono via, dentro ai pullman. Gradinata occupata. Passano sì e no dieci minuti dalla fine della partita. Gli ultrà del Livorno, più di cento, si radunano. Ragazzi, tra i 15 e i 25 anni, salvo eccezioni. Chiudono i cappucci, c’è chi si maschera il volto con una sciarpa. Il primo assalto è alla gradinata, entrano nello stadio, cercano il contatto, ma ci sono le reti divisorie. Ci sono i poliziotti del reparto mobile, pochi anche loro per disperdere il gruppo di persone. Alzano gli scudi contro le prime pietre. Cancelli aggirati. Poco possono i poliziotti, figuriamoci le cancellate, le gabbie che sbarrano la via dei Pensieri. Gli ultrà passano da via Allende e arrivano in via Machiavelli, una traversa di via dei Pensieri dove sono parcheggiati i pullman e le auto di chi è arrivato da Milano. Nel parcheggio davanti al vecchio palazzetto, in un angolo, è fermo un camioncino, forse di proprietà di una ditta edile. Dentro ci sono macerie, massi, spranghe di ferro. Viene raccolto tutto, il pianale dietro è aperto. La guerriglia. Via Machiavelli. Qui ci saranno gli scontri più violenti. La carica degli ultrà parte appena passa il primo furgone diretto a Milano. Furgoni da nove, dieci posti. Ne fermano cinque, quelli dell’Inter scendono. Per cinque minuti se le danno di santa ragione, diversi interisti impugnano coltelli, i livornesi rispondono con le spranghe e la fibbia delle cinture dei pantaloni. Vanno avanti per minuti interminabili. Poi gli interisti scappano, mentre arrivano i rinforzi del reparto mobile della polizia. Due accoltellati. Si faranno medicare il capo di gabinetto della questura, Paolo Rossi, e il capitano dei carabinieri, Oreste Gargano. Sono stati feriti da un gruppo di ultrà dell’Inter con coltelli piccoli, temperini legati sulle aste delle bandiere, ma devono farsi medicare su un’ambulanza. Il capitano Gargano viene portato al pronto soccorso, Rossi si fa cucire sul posto e resta a guidare il servizio insieme al questore, Antonino Puglisi. In via Machiavelli non è finita, dopo lo scontro con gli altri ultrà, i livornesi cercano ancora di sfondare il cordone. Vengono esplosi ancora lacrimogeni, ma c’è vento, l’area è grande, hanno un’efficacia debole. Ma soprattutto i cento ultrà non mollano, la rabbia non è passata nonostante gli scontri, nonostante qualcuno sia ferito. Via degli Oleandri. Ancora una traversa di via dei Pensieri, la seconda. Ormai siamo a un passo dal lungomare. E’ qui che si spostano gli ultrà. Fanno tutta via Machiavelli, fino alla rotatoria davanti alla Circoscrizione, poi corrono all’incrocio. In strada scendono le persone che abitano nei condomini che sono lì intorno, hanno le auto parcheggiate. Qualcuno riesce a spostarla. Nel frattempo c’è chi prende i cassonetti per sbarrare la strada ai pullman che se ne vanno. Ne incendiano diversi. Arrivano anche i vigili del fuoco, insieme alla polizia, costretta a saltare di strada in strada, a bloccare gli agguati. Sono già passate le 19 quando si buttano via i passamontagna. Ognuno torna a casa sui motori. La rabbia è passata, restano feriti e danni, soprattutto alle auto in sosta, gente che un tranquillo giorno di Befana, lontano quasi due chilometri dallo stadio, e se ne va a dormire col pensiero sui soldi da sborsare al carrozziere. Il bilancio. Pesante, una decina i feriti, ma il numero è destinato a crescere. I poliziotti si sono fatti medicare in serata al pronto soccorso. I più gravi sono Trotta, Gargano e Rossi. Diversi i contusi. In tutto si parla di trenta persone. Ci saranno polemiche, strascichi, proteste. E’ l’ennesima giornata di violenza dopo una partita. E purtroppo a niente sono servite le sbarre e le gabbie preparate per il match con la Lazio, quello considerato a maggiore rischio. Anche se ormai quasi ogni partita si porta appresso scontri.
|