Nick: ilBuio Oggetto: la mia maturità Data: 18/6/2005 1.32.34 Visite: 57
i Presidenti delle commissioni di maturità sono una specie rara. Si racconta, ma nessuno ne ha prove, che in un vecchio scantinato del ministero della pubblica istruzione (nessun errore sull'insegna in marmo è scritto ancora così) li conservino in naftalina e li tirino fuori solo a fine d'anno scolastico. nel lontano 1990 feci anch'io la maturità. Allora tutti i membri della commissione erano esterni, compreso il Presidente. C'era un solo "membro interno" (inquietante termine che spaventava le ragazzine timorate dell'epoca). Il mio Presidente era un uomo dell'ottocento. Un omone di un metro e novanta, età imprecisabile oltre la sessantina, completamente calvo, con due baffoni a manubrio bianchi. Siciliano. E fascista. Vestì, per tutto il periodo dell'esame, varie sahariane cachi (o forse era sempre la stessa). non parlava. Urlava. All'orale portavo italiano e latino e lui mi chiese... un filosofo moderno (Kant) e il paradigma di un paio di verbi... greci (ghignomai e un altro che non mi sovviene) Alla fine dell'esame mi disse che avevo una mentalità giuridica (sarà stato perchè protestai, non mi ricordo per cosa, durante la dettatura dei temi). E in questo non sbagliava, ma all'epoca mi sembrò una fregnaccia. Il tema di italiano aveva una traccia che diceva pressapoco "visto che è caduto il muro di berlino, che l'urss non fa più paura, ci attende un periodo di pace e serenità. Ne convenite?" Io non ne convenni. E dissi che finito il conflitto "freddo" tra est e ovest, sarebbe senz'altro scoppiata una forma di conflitto "più caldo" tra i poveri del mondo e la sola superpotenza. Al presidente dovette sembrare una fregnaccia.
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