Nick: Viol4 Oggetto: re:un po' di turbamento Data: 9/7/2003 14.48.49 Visite: 29
"le due sorella iraniane avevano corso il rischio, perchè la vita x essere vissuta richiede un minimo di requisiti, primo dei quali è l'individualità del proprio corpo.... il mondo si è commosso come spesso accade quando la scelta non ha soluzioni intermedie, ma gioca sul registro del tuoo/nulla, dove il tutto è la vita e il nulla non è solo la morte, ma quella non-vita che si profila all'orizzonte quando la condizione fisica chiude ogni progetto, preclude ogni amore, spegne qualsiasi futuro. ..... è una storia che ci dice che per gli uomini la vita non è un semplice percorso biologico da difendere a ogni costo, perchè la vita è vita e va cmq difesa. No. La vita è vita se è la "mia" vita, se ha almeno quella caratteristica che Husserl indicava nella "Mietà".... penso che quando i cristiani parlano di "anima" si riferiscano alla vita che ciascun individuo progetta e costruisce aldilà e oltre la sua vicenda biologica, per cui quando sento che la vita va difesa a tutti i costi qualunque sia la sua espressione, avverto una sorta di rinnegamento dell'anima, un misconoscimento di tutti quei valori esistenziali che la parola "anima" porta con sè. e questi sono che la vita che mi riguarda e mi coinvolge non è quella biologica che ricevo, ma quella personale che costruisco e in cui mi identifico. Solo specchiandomi in questa seconda vita posso chiamarmi per nome e riconoscermi e pormi in relazione agli altri....... l'intervento chirurgico non ha avuto successo. La biologia ha dettato la sua legge, corredata come sempre dal suo tratto di inesorabilità. Ma non c'è in quella morte, seguita dall'insuccesso dell'intervento, un'esigenza di vita, un tentativo di oltrepassare l'inesorabilità della natura? e non è proprio l'uomo il tentativo di oltrepassamento di questa inesorabilità? E non è proprio la parola "anima" a indicare il senso sotteso a questo tentativo? Io credo di sì" Umberto Galimberti - "La Repubblica"
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