Nick: ADP Oggetto: Epilogo - L'uomo, il piccone, e la roccia. Data: 31/1/2004 10.48.18 Visite: 465
Epilogo - L'uomo, il piccone, e la roccia "Non è più vero niente! E io voglio vedere, voglio sentire, sentire almeno una cosa, almeno una cosa sola che sia vera, vera, in me!" (Luigi Pirandello, Ciascuno a suo modo, I) "Vuoi che facciamo l’amore, che ti spieghi perché ho ammazzato Monica e perché non ho ammazzato te o vuoi che ci facciamo una tazza di latte?" "E tu, vuoi che sia sincero o che assecondi la sceneggiata?" "Beh, io non credo che tu possa in alcun modo assecondare la sceneggiata, vorresti farmi intendere che sai…?" "No, e tu? Tu cosa sai? Cosa credi di sapere?" "Io so per quale motivo è successo tutto quello che è successo. E nella posizione in cui ti trovi sarebbe già tanto per te venirne a conoscenza" "Tutto ciò che vorrei, adesso, è uscire da qui". L’immagine si sfoca, per un attimo i due assistono al contrarsi e ritorcersi di tutto. Chiara: cos’è stato? Cazzo, che sta succedendo? Vittorio: niente, credo che non sia mai successo niente. Chiara: ma dove… Dio mio, come siamo finiti qui dentro?! Vittorio: nel teatro? Chiara, io credo che tu, come me e gli altri… Chiara: e chi sono quelli?! Vittorioooo!! Dio mio, Dio mio, Dio mio, Vittorio ti prego, dimmi qualcosa, che cazzo sta succedendo… Il pubblico, in sala, sarà accolto da… Niente pubblico in sala Niente teatro La camera da letto di Chiara riappare, ma Vittorio non c’è, soltanto lei è in piedi al centro della stanza. Tank! Tank! Tank! Tank! Ferro nella roccia, qualcuno vuole uscire da qualcosa. Tank! Tank! Tank! Chi vuole uscire da cosa? La roccia è dura, durissima, ma ancora più dura è la presa di coscienza che la roccia esiste. E ancora giù di piccone. Tank! Tank! Tank! Tank! Chiara veste in un altro modo, e i suoi capelli sono leggermente più corti. Si avvia verso la porta d’ingresso, è impaurita. "Vittorio, Cristo santo, ma che ti viene in mente?! Che ci fai in casa mia?! Ma poi che cazzo.. che cazzo fai con un piccone… [Tank! Tank! Tank!] Ma Cristo, t’ha dato di volta il cervello?! Ora dovrò far rimettere la porta… ehi, cazzo, rispondimi!! Pazzo di merda! Rispondimiiiii!!!" Vittorio lentamente poggia il piccone al muro. Si volta, osserva Chiara. "Di’ un po’, cosa vedi intorno a te? Dove credi di essere in questo momento?" "Senti, tu mi hai rotto il cazzo, sei pazzo, ora vattene prima che chiami… prima che… Vattene adesso! Oraa!!" "Certo, me ne sto andando. Sto facendo di tutto per andarmene, non ti preoccupare, dopo che mi avrai risposto, me ne andrò, lo giuro. Però adesso calmati e rispondimi. Cosa vedi intorno a te?" "Vedo la mia casa mezza sfasciata, figlio di puttana, cosa dovrei vedere?!" "Niente, giusto la tua casa. Sì, la tua casa è ciò che dovresti vedere." L’uomo, che non è più Vittorio, e che non è mai stato Vittorio, prende il piccone, lo alza in alto, e sotto gli occhi increduli della donna, le vibra un colpo al centro del cranio. Thum! Il corpo casca per terra, lo sguardo della donna è quello di un bambino incredulo. L’uomo estrae il piccone dal cranio, e ricomincia, sicuro di non aver ucciso niente. Tank! Tank! Tank! Tre colpi, e si volta di nuovo. Chiara è lì in piedi. "Vittorio, Cristo santo, ma che ti viene in mente?! Che ci fai in casa mia?! Ma poi che cazzo.. che cazzo fai con un piccone… Ma Cristo, t’ha dato di volta il cervello?! Ora dovrò far rimettere la porta… ehi, rispondimi, t’ho detto di rispondermi!!!" Un uomo è molto triste, perché sa che ha amato il nulla, e che il nulla ha amato lui. Delle lacrime gli scendono sul viso, mentre ricomincia a dar colpi nella roccia. La donna gli tira la camicia, cerca di fermarlo, grida, ma tutto ciò è una scena sorda. Lui continua imperterrito a colpire la roccia. E piange, in silenzio. Solitudine e tristezza di un uomo che aveva creduto di essere. Di essere tutto, di essere amato, di essere odiato, preoccupato. Di essere. Consapevolezza di star dicendo addio a qualcosa che non è mai stato, e un cuore che si frantuma nonostante tutto. Andrea, bambino mio. Mente malata quella che crede che il niente possa generare qualcosa. [dolore…] Pierluigi, ricercatore, farmacista, perito assicurativo, boh. Traditore, questo è certo, figlio di puttana traditore. Rapito da qualcuno, non rapito, sogno, realtà. Monica, babysitter dai mille volti, tutti finiti sotto il tiro di una pistola. Tutt’e mille, con un solo proiettile. Roba da film western. E quell’altro lì, Antonio, pagato come comparsa e poi mandato a calci nel culo. I dodici, astuti e sottili ricattatori, nonché ladri di autoradio. Sara, e Chiara. La verità è che sei solo, Vittorio, prendi un fazzoletto, asciugati le lacrime. [no, ti piacerebbe, la verità è che non sei…non sei…non sei] Tank! Tank! Tank! Il prossimo colpo di piccone, sarebbe stato per lui, se soltanto avesse ritenuto la cosa possibile. Ma niente dipendeva da lui. Un colpo di piccone non l’avrebbe tirato fuori da lì. Da quel posto… un limbo, a metà tra immaginazione e realtà. Salto improvviso, cambio di sfondo, tutto si tinge di un color pesca molto tenue. Il piccone non c’è più, non c’è più niente, soltanto un uomo, che qualcuno ha chiamato Vittorio, e una donna, convinta di chiamarsi Chiara. Si trovano l’uno di fronte all’altra, sospesi nel colore, pesca. L’uomo è sulla destra, la donna sulla sinistra. Chiara vede ancora la casa, noi vediamo ciò che vede l’uomo. Pesca, uno sfondo color pesca. "Chiara, ascoltami bene, lo so che.." "Vittorio, ma ti rendi conto che…" "Sì, mi rendo conto. Aspetta, lasciami dire una cosa, ti prego, dopodiché finirà tutto questo… tutte queste cose che non riesci a capire.." "L’unica cosa che non riesco a capire è che cazzo ci fai con un piccone in mano, a sfondarmi la porta di casa e a piangere come un dannato" "Va bene, adesso però ascoltami. Vedi Chiara, tutto ciò che ti circonda è… non è quello che tu dovresti vedere, voglio dire che, anche io, tu… Se solo fosse stato più convinto, se solo avesse creduto davvero che io e te, e gli altri, potessimo esistere…" "Ma che cazzo dici, Vittorio, che cazzo stai dicendo…" Lei non vede ciò che vedi tu, creatura mal riuscita, partorita da una mente incerta. Non lo vede, non lo sente. Per lei tu sei un pazzo, non arriverà mai a giustificare tutto ciò. Qualcuno s’è burlato di te, del tuo destino. Ti ha immaginato, certo, ma non ha mai creduto realmente in te, nella tua esistenza. Ti ha creato, ma non completamente, e tuttavia tu sei nato. Saluta la tua donna, dille che l’ami, smetti di piangere, vai via come un signore. Lei resterà lì, domani sarà impegnata in rapimenti, omicidi, scoperte sensazionali, e forsa avrà un altro uomo. Probabilmente lo amerà, come ha amato te, forse anche di più. Non puoi portarla con te, questo lo sai. E allora lasciala in pace, resta da solo a dannarti nel tuo limbo. "Chiara, Chiara. Va bene. Sono molto triste, nervoso, non ci sto con la testa, come puoi vedere, eheheh. Forse sono pazzo, ma credo di no. E’ soltanto un momento di nervosismo, nulla più. La verità è che devo andar via per un bel po’, parto, e questo mi rende pazzo, dovrò lasciare tutto, tu capisci..? Tutto, per un bel po’…" "Ah. E ti sembra il caso di… cioè tu mi stai dicendo che mi hai sfondato la porta perché sei nervoso?!Tu devi partire e quindi mi spatasci la casa al suolo?! Ti rendi conto di quello che dici?" "Lo so, lo so. Tu credi che io sia pazzo. Guarda, avrai una porta nuova prima di quanto tu non possa immaginare. Non so che dirti, accetta le mie scuse, perdonami se non altro perché sto andando via. Vorrei… Vorrei salutarti. Vorrei che tu, almeno per adesso, non fossi arrabbiata con me. Puoi farlo questo? Te lo chiedo per piacere." "...ci proverò, ma tu almeno dimmi dove andrai, per quale motivo…" "Ora non c’è tempo, purtroppo. Domani. Certo. Domani ti chiamerò, ti chiamerò e ti spiegherò tutto. Puoi attendere fino a domani?" "Posso aspettare, però… Dio, che situazione, mi ci fai trovare dentro così, all’improvviso. Pare di essere un personaggio di una soap" "Ti capisco benissimo. Sei dolce, anche quando ti arrabbi. Anzi, forse è proprio quando ti arrabbi che sei dolce." Si baciano. L’uomo avverte il contatto con qualcosa che, sebbene non esista, gli sta sfasciando il cuore. Le tocca i capelli, tra un po’, probabilmente, cambieranno. Che idiota, innamorarsi di qualcosa che... bah. Si gira. Cerca di convincersi che quella che ha davanti è una porta, la porta della casa di Chiara. Allunga la mano per girare la maniglia, la apre, esce. [vorrebbe prestarmi le Sue pistole per un viaggio che intendo fare? Addio, stia bene!]* Il personaggio, l’uomo, si convince di non esistere. Tutto diventa nero, buio profondo. Un tizio dai contorni sfocati, con un enorme dolore. E la speranza che qualcuno, un giorno, creda davvero nella sua esistenza, sappia dirgli chi è, dove vive, cosa deve fare. Perché altrimenti sarà perso nel limbo, per sempre, creato a metà. Delle pagine sparse su un tavolo di legno quadrato. Osserviamo mentre, su ogni pagina, delle lettere si stingono. Dalla cucina vengono dei rumori, qualcuno prepara qualcosa, fischietta, e pensa che tra un po’, se ne avrà voglia, scriverà un altro capitolo del suo romanzo. "Magari provo a farlo pubblicare" pensa. "Teatro non va, no. Come sceneggiatura non va. Romanzo, è l’unica cosa". Un barattolo cade, l’uomo che cucina è impacciato. Continuiamo ad osservare come, su ogni pagina, lentamente spariscono delle lettere. Domani Chiara avrà a che fare con dei crudeli malviventi, Andrea scoprirà che il suo vero padre è un altro, qualcuno morirà, qualcun altro farà rivelazioni strepitose. C’è un uomo nel buio, che pensa alla sua donna, e si chiede se la rivedrà mai. Tutto è scomparso, tutto, ma l’amore per la donna resta, unica cosa vera. L’uomo che si chiamava Vittorio s’interroga sul perché, in un mondo cancellato, l’unica cosa a sopravvivere sia l’amore per una donna che qualcuno ha creato per lui. Non avrà mai una risposta. In un altro mondo, c’è un tizio che cucina, e fischietta. E’ allegro, impacciato. Ed è innamorato. La sua donna si chiama Chiara. L’uomo che fischietta sente l’amore su di sé, cucinando, sente l’amore per la propria donna. Adesso vediamo un personaggio, la cui sorte è affidata alla mano, volubile, dei creatori di personaggi. Il suo nome era Vittorio, lo stesso nome che, poco a poco, scompare dalle pagine sul tavolo. *J.Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther, 1774
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