par lionel richie si tropp frisc ossaij ho avuto un colpo di fulmine per te....spero di essere corrisposto

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TOTOOOOO 5/3/2007 16:58:6 - 10284690

ancora che mi scrivi,ma che vuoi...
chi ti calcola ...accirt'.
stu cos' brutt'

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tuxiana 22/2/2007 12:16:47 - 10234523

Complimenti pe ri capelli...sono stupendi!

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Florisa 9/9/2006 15:07:5 - 9170287

artùùùùùùùùùù m par a guallr'.............-mi raccomando chiama le francesi!!!!!!!!!!!!!!!!

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OMERO1 29/11/2005 19:57:22 - 6975326

Ciao!

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*MaNuEla* 18/10/2005 20:48:10 - 6545800

che vai dicendo ne?????????????????????......................................................................

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OMERO1 17/10/2005 11:10:46 - 6529622

rikkion ti stai sentendo con lady ciocc----------tartufone tartufone ti devo sparare nelle gambe compà........e chai cos'!!!!!!!!.........................456.quattro_autobus_interno notte

Saliamo nell’accogliente e umidiccio ventre del 456. Siamo io e Gaetano. Prendiamo posto e, con abile gesto di mummificazione emotiva, tosto ci intoniamo all’ambiente circostante. Sono le 2 e 20 di notte.
Dopo poco sale un giovanissimo scudiero, trafelato e oppresso dai tanti chili di carne suina e, nondimeno, reso nobile e lancillotto dagli occhietti azzurri a forma di kinder cereali. Prende posto in fondo. E’ il Cevezone.
Tozzolèo Gaetano per fargli notare che il Cevezone è tra noi. “Ci sta il Cevezone” “Dove ?” “Là (cenno con la testa)”.
Non passa una manciata di secondi quando appare Marettiello, che l’emisfero boreale conosce come ‘o dromedario.
Egli, si sa, è un donchisciotte snello e nervoso. La barba è rada perché annoiata e poco invogliata a crescere dai tratti somatici del volto, dittatori superbi. Lo sguardo invece non è mai pigro, anzi, è in piena combustione. Il bianco degli occhi fatica da lustri ad essere veramente bianco, insidiato com’è dalla costellazione di venuzze che come piccoli fiumi Sarno mercurei, s’infiammano regolarmente in maniera grossa.
Gli zigomi martagliati non mancano all’appuntamento con la faccia. Le guance sono pronte a dilatarsi come vesciche di rospo, rendendo il complesso bassofacciale ancora più invitante per uno scrittore di libri gialli.
L’iride pulsa, cangia, si deprime a seconda del movimento delle maree, racconta da sola, nel suo icastico fervore drammaturgico, il degrado di periferia. Del resto è la stessa pupilla, centripeta per volontà evolutiva, che diventa nel nostro periferia dell’anima, deriva dei continenti, antispot dell’otto per mille.
Le mani gli sudano. Esse concentrano sul loro provato tessuto epiteliale i sapori di un vermiglio accecante, quasi simbolista, con piccanti ambizioni violacee. “Nelle mani di Marettiello” - ha detto una volta Kofi Annan – “si riassume la tragicità del conflitto araboisraeliano” (Reuters).
Quelle stesse mani – tra lo stupore mediocre degli astanti – brandiscono una spada.
Sì in effetti a dirla tutta non si tratta di una spada ma di un righello. Un righello di quelli che il professor Avallone di educazione tecnica indicava come indispensabile strumento didattico per ottenere una valida e regolamentare squadratura del foglio.
Un righello di 60 cm che è pur sempre una spada se donchisciotte così ha decretato.
Marettiello agita insomma questa spada-righello e, ottenebrato da una lunga terapia etilica di red bull corrette a rhum per dolci, trasforma il Cevezone che ha davanti in un Messer Cevezone, da sfidare a duello il più presto possibile. Per la strenua difesa dell’onore.
Alle parole “Cevezò difenditi” pronunciate con severo cipiglio dallo smilzo cavaliere e accade, che ci crediate o no, qualcosa di magico: i presenti, ibernati dai ghiacciai eterni dell’accidia, si scongelano per un attimo. L’attenzione di ognuno è polarizzata dall’agile e sbilenca silhouette di Marettiello.
Anche io e Gaetano, lo ammetto, restiamo soggiogati dal suo fascino magnetico. Lo spadaccino urla ancora il grido di battaglia “Cevezò in guardia”, agitando virulento lo strumento d’offesa, mentre tutti noi attendiamo la prossima mossa.
Incatramito nel suo sguardo vacuo, il Cevezone, per ora, rimane inerte.
Marettiello, dal canto suo, desideroso di ottenere soddisfazione ha evidentemente voglia di stuzzicare il pingue avversario.


Comincia ad assestare accurati colpetti di righello qua e là sul corpulento amico/nemico.
E’ una tortura cinese. Maretttielo colpisce sulla spalla, sotto la costola, sul mento, sull’avambraccio, sul ginocchio, a metà strada tra milza e pancreas, sfiorando il lobo sinistro, toccando il lobo destro. Va inoltre a tastare con reiterata sagacia tattica: struttura tricipitale, complesso addominale, stinco, rotula, perone, scapola, antiscapola, mandibola.
Leggermente infastidito da questa insistente tempesta nucleare di colpetti, Messer Cevezone finalmente reagisce ed intima al vigoroso offensore uno stentoreo: “Mario ‘à fernisc’ ” [cioè “Mario, mi duole ammettere che ora come ora tu stia esagerando, pertanto, converrai senza fallo con me che è ormai giunto il momento di calare il sipario su questa tua insulsa e ottusa opera d’offesa”. Ndr].
Niente. “Cevezò all’erta” è la subitanea e intrepida risposta della controparte. E giù altri colpetti.
La tensione inevitabilmente tende ad incrementare, alimentandosi delle scudisciate di righello del donchisciotte in giubbino ginz.
Io e Gaetano ci gustiamo la scena, con un sentimento discretamente oscillante tra il divertito e il Maurizio Costanzo show. Io ho anche il walkman nelle orecchie. Ascolto distratto “Gimme Love” di Marc Cerrone.
La faccenda cambia radicalmente quando accade l’imprevedibile.
Il Cevezone alla fine accetta la singolar tenzone e si munisce di regolare arma bianca. Egli sfodera un invidiabile multiuso svizzero, provvisto di apribottiglie, tagliaunghie e miniastuccio con pinzetta per i peli del naso. Ma preferisce utilizzare solo il coltellino.



Prima di partire all’attacco si riserva di lanciare la debita ultimatum: “Mario ‘a fernisc’ o si no t’appizz’” [sarebbe: “Mario mi duole ammettere che ora come ora tu stia esagerando, pertanto, converrai senza fallo con me che è giunto il momento di calare il sipario su questa tua insulsa ed ottusa opera d’offesa. Qualora però tu rimanga insensibile a tale estremo invito riconciliativo, mi troverò costretto a scomodare la lama per penetrarti da parte a parte le morbide carni”. Ndr].
Così si espresse il Cevezone, e la piccola platea già attendeva trepidante la risposta, con un lungo brivido che le correva dal midollo fino allo sdegno.
Marettiello respinge sprezzante l’ultimatum sputando a terra brandelli di saliva e red bull opportunamente mischiati. Il contratto di sangue è siglato. I due si sfidano. Sono le 2 e 25 minuti.
Come spettatori di una corrida piazzagaribaldese assistiamo al confronto, mantenendo pudico il nostro tifo segreto per l’uno o l’altro contendente.
Il Cevezone per la verità si dimostra ancora garantista e continua a ripetere il suo enigmatico monito – “Mario ‘a fernisce, si no t’appizz’”.
Donchisciotte non lo ascolta nemmeno, il suo fluttuante gladio di squallida vetroresina azzurrina fende l’aria creando suoni da hit parade. Io e Gaetano assorti, inutile dirlo, ci emozioniamo addosso.
La tenzone che più singolare non si può, si sposta a centropulmann.
Marettiello arretra i suoi passi di fronte alla sudicia lama che lo affronta. Ma la sua è pretattica, finalizzata al colpaccio.
Il Cevezone - accantonata ogni idea di risoluzione pacifica del


conflitto – affonda a vuoto alcuni fendenti ma, nella foga, non si accorge che lo scaltro avversario lo sta trascinando verso il baratro.
Nessuno ovviamente interviene, altrimenti io che scrivo. Il baratro di cui sopra ha la forma di due anonimi gradini quelli che agevolano l’uscita dei passeggeri dalla porta centrale.
Il Cevezone cade col suo viscido zampone in fallo. Ora è donchisciotte ad essere in vantaggio e con il righello impazzito scaglia colpi mortali contro la massa informe dell’avversario.
I duellanti sono ora proprio davanti a me e Gaetano. Noi lo osserviamo stimolati. Io personalmente li vedo nel pieno dell’azione quasi al rallenty, con quegli indolenziti colpi di scherma tra derelitti della notte che scintillano solo nella mia mente.
Poi, ritornati sulla piattaforma, la svolta.
Marettiello, per nulla intimorito dall’arma dell’avversario ben più micidiale rispetto al pur valido righello, assesta il pezzo decisivo.
Scaglia con inusitata veemenza l’arma impropria contro la mano che impugna il coltellino.
Il coltellino cade e il Cevezone - minimamente scosso – fa per raccoglierlo lestamente.
Ma donchisciotte è altrettanto veloce e come un fulmine che fa i rutti si avventa anch’egli sul gingillo svizzero .
Ne nasce un tiramolla che neanche Tom&Jerry.
[Soggettiva del Cevezone] Marettiello prevale ed è pronto al colpo finale. Con fermezza impugna fra le mani il righello alla stregua del più spietato shogun. E carica all’indietro.
Mentre fa questo si avvicina al Cevezone che, impaurito fa per coprirsi il volto con le braccia con un gesto d’istinto ferino.
Marettiello sta per schioccare la sua mannaia celeste,
meravigliosamente istoriata dalle lineette dei centimetri e dei millimetri. Catarsi.
Pronuncia lentamente queste testuali parole: “Cevezò, sei morto…” [dissolvenza in nero]

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OMERO1 17/10/2005 10:52:47 - 6529484

se non riesci a comunicare con una donna hai seri problemi fatti curare stupido

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sibilia 8/9/2005 21:52:55 - 6125835

atturo allora speramo bene x sta vacanza!!!!!!!!!!!!!!notte io vo a korkere............

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OMERO1 14/6/2005 00:41:46 - 5429417

atturooooooo .....vai ka s'pareaaaaaaaaa..........

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OMERO1 12/6/2005 21:57:3 - 5418387

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