Nick: P_Escobar Oggetto: PARLA BENE Data: 5/10/2003 5.54.21 Visite: 206
Dovete sapere che nella lista delle mie passioni ce ne sono tre che sovrastano tutte: i vecchi, la linguistica e la pioggia. Mentre scrivo fuori c'è una meravigliosa notte di pioggia e vento, le mie preferite, mentre l'altro giorno ho avuto la possibilità di soddisfare le restanti in un pomeriggio davvero indimenticabile (eheheheh). sono stato a un convegno sullo stato di salute del dialetto napoletano, età media dei presenti 60/65 anni con significativi picchi oltre i 70. nessuno litiga come i vecchi, bisogna dargliene atto e non c'è spettacolo che amo di più che vedere questi uomini fatti e strafatti di vita tornare teneramente bambini: mi apre il cuore. entro e scopro tristemente che non ci sarà l'illustre renato de falco, che suppongo abbiate visto qualche volta in TV nel programma alfabeto napoletano, un vero alfiere della lingua napoletana, uomo litigiosissimo e polemico, tratti caratteriali che ne fanno senza alcun dubbio il mio favorito. indisposto, è la motivazione ufficiale e la delusione mi fa immaginare improbabili retroscena di esclusione forzata o di sdegnato dissenso, trame e complotti che hanno impedito al nostro vecchierel canuto et bianco di venire a diffondere la sua vis polemica. Intuisco che il pomeriggio avrà altro percorso e con l'animo ormai rasserenato mi accomodo fra gli arzilli appassionati della materia. In sostanza c'è una legge in italia che tutela le minoranze lingustiche, questo significa che ci sono fondi per la ricerca per il ladino (con la d), per il sardo, per il siciliano, ecc. ecc. il napoletano non è incluso fra questi idiomi. La cosa chiaramente è assurda, visto il numero altissimo di gente che parla un dialetto di tipo genericamente campano, oltre che la lunga tradizione di musica, poesia e teatro nel dialetto più celebre d'Italia, 'o sole mio è forse il vero inno non ufficiale dell'italia a livello mondiale. i promotori del convegno (www.ilc.it) hanno così riunito un onorevole, un ricercatore universitario di grande talento, un magistrato (voce di cordova) che ha tradotto in napoletano pinocchio, il piccolo principe e un'altra cosa che non ricordo e una giornalista, per discutere dello stato di salute del napoletano e per stimolare un intervento legislativo che includa il nostro dialetto nel novero di quelli tutelati. Negli ultimi anni al nord la lega ha promosso molto lo studio, la ricerca e la valorizzazione del patrimonio lingustico genericamente padano. Ma la lega guarda la questione da destra, cioè pensa che la sua diversità sia superiore a quella degli altri. Lo sforzo dell'istituto linguistico campano è invece orientato in una direzione scientifica e culturale. Ovvero considerare il napoletano, la sua dignità e la sua specificità, come uno degli innumerevoli dialetti parlati nel nostro paese, non migliore degli altri, ma semplicemente diverso. L'Italia è il paese con il più alto numero di dialetti, in francia, germania, svezia, inghilterra, ovunque voi andiate dalla spagna ai confini con l'asia non troverete nessuna nazione nella quale, gli abitanti di una città e di una regione parlano in modo così smaccatamente diverso da quelli di un'altra. Da piccolo mia madre mi diceva parla bene, intendendo che non dovessi parlare napoletano, questo fino a 13 14 anni, però se a secondigliano da bambino avessi parlato italiano per strada non credo sarei qui a raccontarvelo. la necessità di salvare la pelle sia a casa che in strada mi ha quindi felicemente portato a una condizione di bilinguismo. Parlo correntemente il napoletano e non immaginate lo stupore che ho provato quando anni fa all'università, facendo l'esame di storia della lingua italiana ho scoperto che c'è un motivo per cui in napoletano dici puort e non porto, per e non piede e così via. Il napoletano ha una grammatica, ha delle regole, delle coniugazioni verbali, se ai bambini dialettofoni (che parlano in dialetto, perchè quello imparano a casa) la scuola insegnasse che il napoletano è una lingua e l'italiano un'altra, con ogni probabilità parlerebbero molto meglio la lingua nazionale. Senza dirgli parla bene, perchè il dialetto non è una degenerazione dell'italiano, ma semplicemente un dialetto che a differenza del toscano non ha "preso il potere", non è diventando quindi lingua nazionale. Per il resto non c'è nessuna differenza di complessità o dignità. Oggi parliamo tutti "toscano" perchè nel '300 Dante Petrarca e Boccaccio produssero delle opere in una lingua che il '500 e la crusca codificarono poi "a tavolino" come lingua nazionale. Se questi tre grandi autori fossero stati napoletani magari oggi in tutta italia si parlerebbe napoletano. Questo per dire che quella del fiorentino letterario è stata solo una delle possibili scelte fra una serie di idiomi sparsi su tutto il territorio nazionale, tutti di pari dignità lingusitica: dal bergamasco al calabrese. In Italia fino a 30/40 anni fa l'italiano non lo parlava quasi nessuno e chi lo parlava lo faceva molto male. pensate che il 70 % delle parole della divina commedia sono ancora in uso oggi, questo è indice di non evoluzione della lingua: nessuna la parlava, la lingua è restata statica. Se invece un inglese medio di oggi legge shakespeare non lo capisce, eppure è molto più recente di dante, questo perchè l'inglese è una lingua parlta realmente da secoli e quindi si è evoluta molto nei secoli (L'attuale YOU inglese che si sta orientando sempre più verso la forma semplificata U ai tempi di Shakespeare si scriveva THOU). Al convegno si è parlato anche della questione della scrittura, come tutti sapete il napoletano viene scritto in modo infedele rispetto a come è realmente parlato, ad esempio "me ne so ghiut a fa na cammenata" suona invece come "m n so gghiut a ffa na camm/nat", questo perchè i testi che hanno codificato in forma non ufficiale il napoletano scritto sono le commedie di de filippo, nelle quali c'è un napoletano fortemente italianizzato a differenza ad esempio delle poesie di Viviani, scritte in napoletano popolare. La questione della scrittura è fondamentale se la legge passa e il napoletano sarà essere materia d'insegnamento, così come cruciale è la questione della formazione dei docenti.
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