Nick: Bukowski7 Oggetto: IRA DI DIO (Monaco, 1972) Data: 9/2/2006 3.52.56 Visite: 218
(So che cadrà nel vuoto, questo scritto, ma magari qualcuno ha la voglia di capire determinate cose e la pazienza per farlo...) Giordania, 1970. E’ da li, che sostiene il Mossad ed il governo israeliano, partono la maggior parte degli attacchi palestinesi ad Israele. La tensione cresce giorno dopo giorno, la città di Amman in Giordania è l’epicentro di una serie di scontri che hanno lo scopo di attirare l’attenzione dei governi d’occidente sul "problema palestinese", definito poche settimane prima dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU (risoluzione num. 242 del 1970) "soltanto un problema di profughi". Il rifiuto del Piano Rogers (così venne chiamato –dal nome del Segretario di Stato americano di allora- il piano che prevedeva l’allontanamento dei palestinesi dalle loro legittime abitazioni in Giordania) portò ad una serie di scaramucce tra esercito israeliano e giordano da una parte, e rifugiati palestinesi dall’altra. Gli scontri durano dal 31 agosto al 16 settembre, e portarono alla quasi "conquista" della città di Amman da parte dell’ "esercito" palestinese. Nella notte tra il 16 ed il 17 settembre re Hussein di Giordania nomina un governo militare e scatena, all’alba del 17, un’offensiva a tutto campo contro le postazioni di profughi palestinesi. Sulle malandate case dei profughi si scantena l’inferno, con largo uso di proiettili al fosforo e al napalm (armi ancora oggi non dichiarate dall’esercito giordano –esattamente lo stesso tipo di armi che avrete spero visto usare nei bombardamenti da parte degli americani contro l’Iraq) mentre le unità corazzate dilagavano nelle via della città. La resistenza fu però superiore al previsto, i combattimenti continuarono per 12 giorni, finchè l’attenzione mondiale non si concentrò sul problema. L’incontro che ne derivò, al Cairo, tra Re Hussein ed Arafat, portavoce dei palestinesi, mise fine al bagno di sangue, ma sancì anche l’espulsione della Resistenza palestinese dalla Giordania. Le fonti parlano di più 20.000 morti (la cifra esatta non verrà mai comunicata dal governo israeliano), per lo più civili e profughi. "Settembre nero": così verrà sempre ricordato dai palestinesi quel mese di sangue. Monaco, 1972.
(immagine reale del 5 settembre 1972) Sono le quattro e trenta del mattino del 5 settembre 1972 quando un commando di "Settembre nero", guidato da Ali Hassam Salameh, detto "il principe rosso" (gruppo che doveva il suo nome ai massacri di palestinesi compiuti nel settembre di due anni prima in Giordania su ordine di Re Hussein) entra in azione all'interno del Villaggio olimpico di Monaco di Baviera. L’obiettivo sono gli alloggi che ospitavano gli atleti dello stato di Israele, il loro progetto è sequestrare gli israeliani per chiedere in cambio la liberazione di 200 "prigionieri politici" (così furono definiti) detenuti nelle prigioni tedesche e in quelle dello stato d’Israele. Il risultato immediato dell’azione fu il tragico bilancio si undici atleti israeliani, sette componenti del commando ed un poliziotto tedesco uccisi, al termine di un dramma che si svolse per più di venti ore in diretta, di fronte agli occhi del mondo intero. I risultati a lungo termine li stiamo vedendo ancora oggi. Dovevano essere le Olimpiadi della riconciliazione, il ritorno della festa dello sport internazionale in quella Germania che aveva regalato al mondo le immagini inquietanti dei Giochi berlinesi del 1936 (fissati per sempre nella memoria collettiva dal film propagandistico "Olimpia", di Leni Riefenstah) sorta di annuncio festoso della terribile macchina nazista che si sarebbe dispiegata pienamente di li a poco. E invece quelle che di Monaco sono passate alla storia come le Olimpiadi che hanno segnato il "debutto" mediatico del terrorismo globale. «Alcuni terroristi palestinesi, penetrati di nascosto all'interno del Villaggio olimpico, uccisero - in quello che sarebbe diventato famoso come il massacro di Monaco - undici atleti israeliani innocenti che partecipavano ai Giochi del 1972. Nei decenni successivi a quel terribile evento, mi sono spesso fermato a riflettere se la risposta israeliana - inviare me e quattro altri agenti in missione in Europa per dare la caccia agli undici individui che si diceva avessero progettato il massacro e ucciderli - fosse stata quella giusta. Sfortunatamente questo problema, come la nostra stessa missione, è molto ingarbugliato, e non è affatto semplice trovare una risposta». Con queste parole George Jonas, lo scrittore che ha raccolto la testimonianza di Avner, uno degli uomini cui il Mossad affidò la "missione" di eliminare i responsabili dell'attentato di Monaco, racconta in "Vendetta" (edito da Rizzoli) la genesi di quell’operazione (proprio dalle pagine di Jonas ha tratto ispirazione Spielberg per il suo film). Ma per riflettere sulla "vendetta" degli israeliani contro il gruppo palestinese di Settembre nero responsabile dell'attentato - anch'essa a sua volta anticipatrice dei cosiddetti "OMICIDI MIRATI" considerati oggi dal Mossad e da Tsahal come la risposta più efficace agli attentati kamikaze - si deve prima di tutto comprendere cosa rappresentarono davvero i tragici fatti di Monaco. Il giornalista britannico Simon Reeve che a quella vicenda ha dedicato un libro, "Un giorno in settembre", sottolinea ad esempio come «il ricordo dell'attacco di Settembre nero alle Olimpiadi di Monaco è vivo nella coscienza di molti. Al pari dell'assassinio del presidente Kennedy a Dallas, o della morte della principessa Diana in un incidente d'auto a Parigi, quello fu un evento di impatto globale. Sono in milioni a ricordare ancora lo shock che provarono davanti alle immagini del primo attacco terroristico della storia trasmesso dal vivo in televisione». Una nuova violenza che avrebbe, da allora in poi, sempre più frequentemente colpito i corpi e le vite, ma anche l'immaginario e le coscienze, insinuandosi nel nostro quotidiano, amplificato e diffuso dalle immagini della televisione, aveva fatto il suo debutto. A Monaco nel settembre del 1972 un nuovo tipo di terrorismo "postmoderno" aveva fatto la propria irruzione nel cuore del sistema mondiale. Ai fatti di Monaco seguirà la lunga rappresaglia israeliana, che colpirà soltanto due uomini di Settembre nero e un’infinità di uomini "scomodi" per il governo israeliani. La stagione di attentati e rappresaglie che oggi tristemente conosciamo era iniziata. Il nome di quell’operazione fu "IRA DI DIO" (Mivtzah Elohim). Tre giorni dopo l’attentato di Monaco furono colpite otto presunte basi dell’ OLP: sessantasei morti e centinaia di feriti. Solamente dopo i bombardamenti si venne a sapere che non si trattava di "villaggi di terroristi" ma di colonie di profughi. Meno di una settimana dopo il Primo ministro Golda Meir istituì il famigerato "Comitato X" (Kidon), con l’incarico non ufficiale di uccidere tutti coloro che figuravano in un’elenco di sospetti direttamente o indirettamente legati a Settembre Nero. Sospetto il fatto che dei dieci appartenenti al commando sette erano morti durante gli scontri con le forze dell’ordine tedesche, e tre erano stati catturati dagli stessi tedeschi. Pochi giorni dopo i tre sopravvissuti furono liberati senza alcuno sforzo di negoziazione da parte del governo tedesco in seguito al dirottamento di un volo della compagnia di bandiera tedesca. Su quel volo, si verrà a sapere poi, non c’erano passeggeri. Questo aumentò i sospetti di Israele nei confronti del governo tedeschi reo, secondo loro, di aver organizzato il dirottamento col solo scopo di liberare i prigionieri, per non dover affrontare un processo "scomodo". «La strage di Monaco - spiega uno dei maggiori storici israeliani, Benny Morris- segnò una svolta nella guerra di Israele contro il terrorismo palestinese. Golda Meir decise che era giunto il momento di una vendetta generale, non solo come tale ma come deterrente. (...) Il Primo ministro autorizzò il Mossad ad assassinare i capi di Settembre nero». Si trattava di azioni coperte, il cui esito fu spesso diverso dalle indicazioni iniziali e di cui lo stesso Morris precisa come sia «probabile che la piena verità sulle squadre israeliane di vendicatori non verrà mai a galla». Il Mossad e la CIA colpirono, in una serie di azioni non rivendicate, i familiari dei palestinesi di "Settembre nero", uccidendo le loro famiglie e privandoli di una casa, e colpirono inoltre persone da sempre dichiaratesi estranee all’accaduto, attivisti o semplici simpatizzanti, uomini di cultura che avrebbero potuto, col dialogo e non con le armi, portare l’opinione del mondo a riflettere su un problema davanti al quale si era sempre girata dall’altra parte (è opportuno ricordare che i rapporti tra Settembre Nero e l’OLP di Arafat non erano dei migliori da quando Ali Hassan Salameh aveva lasciato la "Forza 17", dal Mossad ritenuta la "guardia personale" di Arafat), "cogliendo la palla al balzo": l’opinione pubblica era ormai dalla parte degli israeliani. Loro erano i "cattivi", i "terroristi", loro che avevano osato interrompere le Olimpiadi, loro che avevano rapito e ucciso undici atleti israeliani ed un poliziotto tedesco. Tra gli altri, durante l’operazione "Ira di Dio" (diventata poi un vero e proprio metodo di rappresaglia che ancora oggi viene utilizzato dal Governo israeliano, anche se ovviamente in maniera non ufficiale) furono uccisi il cugino di Arafat, Wael Aadel Zwaiter, rappresentante di Al Fatah in Italia e Abu Yussuf (il terzo in comando di Al Fatah). (nella foto, Ali Hassan Salameh)
Nel film di Spielberg non si accenna ai veri modi in cui sono stati uccisi i palestinesi (fatta eccezione per "la bomba sotto al letto", espediente usato dal Commando X in tre occasioni) ne’ si accenna a tutti gli omicidi compiuti dal Commando, nemmeno a quello di un cameriere marocchino ucciso erroneamente in Norvegia perché somigliante a Ali Hassan Salameh, omicidio per il quale cinque dei sei membri del Commando furono arrestati e condannati a 22 anni di reclusione (venendo poi rilasciati "in circostanze misteriose" pochi mesi dopo…Nel 1996 il Governo israeliano, pur continuando a dichiararsi estraneo ai fatti, versò una lauta somma di denaro alla vedova del cameriere ucciso per errore). L’operazione "Ira di Dio" durò sei anni, durante i quali furono eliminati più di trecento uomini dal Governo israeliano ritenuti appartenenti ad Al Fatah, un civile, una donna ritenuta dal governo israeliano "un assassina a pagamento", ed un agente del KGB (la cifra, indicativa, tiene conto di tutti gli arabi -spesso civili, solo conoscenti dei veri bersagli, ma anche guardie del corpo- fatti saltare in aria o comunque uccisi insieme ai bersagli dell’operazione). Fu la morte di Ali Hassan Salameh, avvenuta a Beirut nel 1979 in seguito all’esplosione della sua autovettura, a porre fine al massacro "silenzioso". Dei tre uomini sopravvissuti all’atto terroristico di Monaco ne fu ucciso solo uno. Gli altri due uomini, sfuggiti alla vendetta sono Jemel Al-Gashey, tuttora nascosto in qualche stato africano dal quale pochi anni fa rilasciò un’intervista, e Mohammed Daoud Oudeh, attualmente residente con la moglie ad Amman, in Giordania, sopravvissuto a cinque colpi di proiettili sparatigli contro da distanza ravvicinata a Varsavia nel 1981. In un libro da lui scritto nel 1999, Daoud affermò che i fondi per l’operazione di Monaco furono raccolti da Mahoumud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, succeduto ad Arafat alla guida dell’Autorità Palestinese il 15 gennaio 2005, che –specifica Daoud- non era tuttavia a conoscenza dell’uso che ne sarebbe stato fatto. Resta, per dare il senso dell'epoca e di quanto accadde a Monaco - prima che la vendetta israeliana fosse messa in atto - da citare l'annuncio che fu pubblicato esattamente una settimana dopo i fatti delle Olimpiadi, sul giornale di Beirut Al Sayad e che attribuito ai capi di Settembre nero, suonava come una esplicita rivendicazione dell'attentato: «A nostro giudizio, e alla luce dei risultati, abbiamo ottenuto uno dei maggiori successi del commando di azione palestinese. Una bomba nella Casa Bianca, una mina in Vaticano, la morte di Mao Tse-tung, un terremoto a Parigi, non sarebbero risuonati nella coscienza di ogni persona al mondo come l'operazione di Monaco. Le Olimpiadi destano l'interesse e l'attenzione della gente più di ogni altro evento. Da un punto di vista meramente propagandistico, la scelta dei Giochi Olimpici è stata coronata da un successo del cento per cento. E' stato come dipingere il nome della Palestina su di una montagna visibile dai quattro angoli della Terra». Una valanga di proteste ha soffocato il film. Spielberg ha dichiarato di aver ricevuto numerose minacce di morte durante le riprese. Il Mossad, pur continuando a dichiararsi estraneo a quanto accaduto, ha sottolineato ogni singola imprecisione del film di Spielberg, sottolineando che nessun agente del Mossad e del Kidon ha mai dichiarato di aver avuto dubbi o ripensamenti morali su ciò che stava compiendo. Continuando a smontare il castello di carta del film di Spielberg, il Mossad ha dichiarato che a differenza di quanto dichiarato da Jonas, non vi era una squadra fissa, ma i membri del Kidon cambiavano di missione in missione, e che "è assolutamente impensabile che un Primo Ministro convochi un agente sul campo per chiedergli personalmente di portare a termine una missione". "Vendetta" è il titolo che Spielberg aveva originariamente destinato al film. "Vendetta" è anche il titolo del libro di Gorge Jonas sull’operazione "Ira di Dio". Zvi Zamir, capo del Mossad all’epoca dei fatti, ha criticato fortemente la scelta di Spielberg di rifarsi ad un libro che il Governo israeliano ha definito "frutto della fervida immaginazione di uno scrittore". "Vendetta" è solo una parola. Questi, invece, sono i fatti. "Se mi amate, dovreste uccidervi tutti" (Spider Jerusalem) "Noi/ generazione post BR figli della bomba/ voi/ generazione di PR figli della bamba... |