Nick: lordvin Oggetto: LE PROPOSTE DI BERLUSCONI E... Data: 28/2/2006 16.48.50 Visite: 280
le chiacchiere di PRODI
Berlusconi rende noto il proprio programma, essenziale, concreto e soprattutto attuabile. Dieci punti snelli che toccano temi strategici, che variano dalle politiche per la famiglia e gli anziani a quelle fiscali, energetiche e sanitarie. Dieci obiettivi che tengono conto delle reali esigenze della gente e che, con intelligenza, prospettano soluzioni percorribili con effetti immediati così come nel lungo termine.
Tra le tante inconcludenti parole fatte dalla nostrana sinistra sulle politiche del Welfare per la famiglia e per gli anziani, l'ultima stoccata, quella decisiva l'ha messa a segno Berlusconi con il suo costruttivo pragmatismo. Le proposte del Presidente del Consiglio in proposito sono solo due, ma in grado di aiutare sensibilmente i pensionati italiani. La prima segue la direttrice già assunta dall'attuale Governo per aumentare ulteriormente le pensioni minime ad 800 euro. La seconda vuole consentire agli anziani, anche ai meno abbienti, di vivere dignitosamente l'ultima fase della propria vita, consentendo loro, dopo tanti sacrifici, di poter soddisfare i propri hobby ed interessi. Questo grazie all'introduzione di una carta d'oro che permetterà spostamenti, ingressi nei cinema, nei musei o negli stadi gratuiti.
Mentre Berlusconi continua a segnare punti a proprio favore, un Prodi spaventato come un ragazzino che tenta di rimandare un esame per il quale è consapevole di non essere pronto, prova a posticipare i momenti previsti di confronto con il leader indiscusso della Casa delle Libertà, Silvio Berlusconi. Per trovare giustificazioni infantilmente si appiglia ai fumetti e lamenta la mancanza di volontà di Berlusconi a fissare regole concordate. Con un atteggiamento che non trova precedenti in un esponente politico, come ad invocare pietà, Prodi cerca dunque di celarsi ai cittadini, rifugiandosi dietro brevi ed equivoche battute. L'invocazione alla serietà ormai è divenuta una costante. Dovrebbero scriverlo sui manifesti elettorali: «Prodi, un uomo serio». Certo non così si è dimostrato nel suo passato, di cui a parlare purtroppo sono i fatti e le conseguenze negative. Perché è vero che lui una sfida con Berlusconi l'ha già vinta, ma al contempo ne ha persa una ben più importante con gli elettori e la sua stessa parte politica, tradendo la loro fiducia, con gravi ripercussioni che ancora oggi incidono perniciosamente sulla vita dei cittadini.
A cominciare dalla drastica riduzione del potere d'acquisto, che ha notevolmente impoverito le famiglie italiane, dettata dalla incondizionata accettazione di parametri di cambio per nulla vantaggiosi per il nostro Paese, cui Prodi non tentò neppure di opporsi. E sempre a quell'atavico terrore del Professore, «non perdiamo il Treno per l'Europa», quel treno che pare sia servito a portare esclusivamente lui sullo scranno più alto della Commissione di Bruxelles, con conseguenze nefaste, che in quel caso hanno penalizzato non solo l'Italia, di cui Prodi dando un'alta prova di patriottismo non ha mai preso le difese, ma tutti gli Stati europei; bene, a quel terrore va ricollegato anche l'Irap, il tributo di cui sempre il Professore aveva promesso la restituzione agli italiani. Promessa, come tutti ben sanno, assolutamente disattesa, senza neppure un accenno di scuse per quello che lui, Prodi, definiva «un piccolo sacrificio per entrare in Europa».
Per proseguire, quindi, col precariato, cui Prodi col suo fedele ministro del Lavoro Treu diede una grande spinta, inventandosi e legalizzando, nel vergognoso silenzio dei sindacati, tipologie contrattuali che hanno azzerato oltre un secolo di lotte dei lavoratori per la conquista di diritti minimi e innegabili in una società civile, come quello alla salute, alle ferie, alla pensione o alla maternità. Figure lavorative per cui è spettato poi al Governo Berlusconi correre ai ripari, trasformando i famigerati Cococo in contratti di lavoro a progetto, con la garanzia per il lavoratori che, se il progetto non risulta essere effettivo, il loro contratto, con l'intervento degli ispettori del lavoro (reintegrati dall'attuale Governo, dopo che le sinistre avevano pensato di smantellarne l'intero apparato), potrà essere immediatamente trasformato in uno a tempo indeterminato.
Per poi soffermarci sull'incapacità dimostrata dal Governo Prodi e i successivi D'Alema e Amato, di procedere a quelle riforme strutturali di lungo respiro di cui il Paese abbisognava. Prova eclatante fu il flop della Commissione Bicamerale D'Alema, poi rimediato in extremis nel 2001 dalla maggioranza Amato con modifiche, in larga parte, devastanti per il testo costituzionale, che hanno incontrato la critica anche di molti politici di sinistra, costretti in merito ad un goffo mea culpa.
Il consiglio al Professore è dunque quello di smetterla di scappare, tanto prima o poi con Berlusconi dovrà confrontarsi. In secondo luogo di non rievocare il proprio passato perché, ad iniziare dalla sua esperienza all'Iri per giungere a quella di statista, è solo compromettente per la sua nuova immagine improvvisata di politico serio. enzuccio ò student |