Nick: ADP Oggetto: Sul Libro A Più Mani Data: 20/11/2003 15.2.9 Visite: 417
Avrei voluto postarlo nel forum apposito, ma credo di non avere l'autorizzazione per farlo, quindi lo lascio qui. Resta inteso che è riferito a coloro che prendono parte all'operazione "Libro a più mani". Sto evitando di lasciare molti commenti, relativamente agli scritti postati, perché nutro molte perplessità. Non riguardo alla qualità dei singoli pezzi, ma piuttosto riguardo alla organicità dell'opera. Io ho inteso la cosa in questo modo: si scrive un pezzo, cercando di rendere piacevole la lettura del libro agli eventuali fruitori dell'opera, ma soprattutto cercando di fare in modo da creare un qualcosa che si possa ben "impastare" con il lavoro precedente, e quello futuro. Si tratta non solo di maturità, ma anche di premura, di rispetto nei confronti degli altri. Di maturità perché risulta evidente come un lavoro frammentario, disgregato, risulti poco piacevole al lettore. Di rispetto perché c'è da sacrificare il proprio ego per rendere omogeneo il proprio lavoro con quello degli altri, e mettere gli altri in condizione di poter fare bene a loro volta. Si era partiti con l'idea di scrivere un libro a più mani, un'unica narrazione che abbracciasse la poetica di tutti. Non mi sembra che qualcuno abbia mai parlato di una raccolta di racconti. Se in un gruppo di jazz, ognuno si producesse in assoli senza prestare orecchio a ciò che suonano gli altri, sapete cosa ne verrebbe fuori? Qualcosa di assolutamente inascoltabile. La prima cosa che ti insegnano, è ad amalgamarti col resto del gruppo. A creare quelli che si chiamano "ambienti". Invece, ciò che vedo, è una sorta di teatrino buffo, in cui ognuno gioca a fare il primo attore, cercando di imporre il proprio stile, tracciando linee nette di separazione con il pezzo precedente. Quello che ne verrà fuori, se si continuerà su questa linea, sarà una sorta di varietà, un "Buona domenica" letterario, costruito stracciando pagine a casaccio da libri appartenenti a stili e generi totalmente diversi tra loro. Tutto l'impegno si riversa nel fatto di primeggiare, di mettersi in mostra, e questo, un po' mi fa sorridere, un po' mi fa rabbia. Concludo dicendo che tutto quello che ho scritto, naturalmente, pertiene alla mia concezione di libro, e più in generale di arte. Quindi, non è assolutamente un parere dato dall'alto di una condizione che agli effetti pratici non sussite. Se avessi iniziato a leggere il libro in questione, l'avrei abbandonato probabilmente dopo la quarta pagina. Questo, come ho già detto, in linea col mio gusto. E proprio perché trovo che in tutto ciò ci sia molto poco di godibile (tranne rare eccezioni, come il capitolo di Corum), medito sulla possibilità di tirarmene fuori. Di sicuro altre persone vorrebbero concludere il libro, e nel caso l'andazzo continui ad essere lo stesso, beh, che si preparino a prendere il mio posto. Non gradirei scrivere la fine di un racconto del quale non ricordo neanche la collocazione temporale e situazionale dei personaggi. Saluti, Stefano. |