Nick: K|NT4RO Oggetto: NAKED LUNCH Data: 4/12/2003 14.21.35 Visite: 113
E' in edicola con repubblica un libro che mi ha colpito davvero molto,uno dei capisaldi della beat generation insieme a On the Road di Kerouac Borroughs: Pasto nudo Nel 1962, mentre gli americani stavano decidendo se invadere o meno Cuba, mentre Kennedy imboccava il tunnel che avrebbe condotto al suo proprio omicidio, negli Stati Uniti usciva finalmente un libro leggendario, pubblicato tre anni prima a Parigi (dalla leggendaria Olympia Press) e scritto tra il '54 e il '57 in una stanza di hotel a Tangeri, in Marocco. Si trattava di Naked Lunch, uno dei capolavori che la letteratura americana del Ventesimo Secolo ha regalato al mondo. L'autore, Bill Burroughs, uxoricida, eroinomane, eminenza grigia e impazzita della nascente galassia beat, teorico del cut-up, era ben più che un drop out: era un drop out importante, una deità grafitica e aurea ai cui piedi, adoranti, adepti del calibro di Allen Ginsberg strisciavano supplicando oracoli. È grazie ad Allen Ginsberg se possiamo leggere Pasto Nudo: andò a recuperare il detritico Burroughs di persona, mise in ordine le pagine, tagliuzzò un po' dappertutto, si impegnò a fare vedere la luce editoriale a quel prodigioso manoscritto. Cosa dire di quel libro, entrando dentro il suo corpo denso e labirintico, e ignorando l'aspetto di impressionante impatto sociale che la bibbia di Burroughs ebbe in tempi di fuoriuscita della letteratura nel mondo? Si può dire che si tratta di una continua osmosi tra delirio e realtà, un incubo lucido e tossico: di una tossicità destinata a intaccare vene ben più profonde di quelle che veicolano la sostanza ematica. Oggetti che parlano in forma totemica e sapienziale, la Sostanza che allucina espandendo la coscienza, profezie intorno alla paranoia quale categoria cognitiva ed emotiva pronta alla ribalta nell'immediato futuro, paradossi spaziotemporali e figurazioni in forma di allegoria, buchi neri della mente che corrispondono a buchi neri della letteratura (è da questa faglia che Burroughs sprigiona le fantasmagorie della sua tecnica stilistica di taglia e incolla, il celeberrimo "cut-up"), torpore e torbidezza, sesso e psiche, dipendenza e alienazione, spazi liberi e spazi schiavi, prosodie poetiche e prosaicità rozze, alchimie contaminanti tra cultura fumettistica e fantascientifica e altoletteraria, Blake e Swift e Poe e De Sade abbacinati dalla luce della leggendaria Interzona, crepe nella storia della letteratura che filtrano le immagini future di tutto il Postmoderno US a partire da Pynchon. E cos'altro? Molto di più, in realtà. Un'eversione che, da estetica, si fa immediatamente politica senza sfiorare nemmeno da lontano il rischio dell'estetismo vitalista di marca fascista, una sospensione dell'istituzione che, in parallelo, ricorda da vicino le incursioni LSD di Jünger in Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza, per il medesimo furore che fa da bastione alla metastasi alienativa del Leviatano. E poi: la storia della narrativa anticipata di un ventennio. William Burroughs stende, con Pasto Nudo, una mappa dei compossibili esplosi dal nostro presente, in forma di libro sacro e stravolto. In Italia, il destino editoriale del capolavoro di Burroughs risentì dei soliti, ciechi e pruriginosi tentennamenti editoriali che a tutt'oggi dominano la nostra scena intellettuale. La traduzione, cofirmata da quel genio che è Gorlier, fu sottoposta a un significativo "cut-up": quello esercitato dalla censura. Mondadori non se la sentì di pubblicare il vangelo beat. Dopo anni di presenza carsica e sotterranea, il testo esce adesso da Adelphi, coperto dalla solita e polverosa pàtina che non ce la fa più a nascondere il giochetto di rialzare la cultura supposta bassa alle alte sfere. La traduzione è eccezionale: la firma Franca Cavagnoli, già meritoria traduttrice di Bellow, della Kinkaid, della Gordimer. Dopo mezzo secolo, mentre i ciechi imperversano dando consigli al guidatore, bisogna urlarlo: non era pazzo Burroughs; è pazzo chi non legge il suo delirio. Che dire,leggetelo,è stupendo...
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