Nick: Franti Oggetto: Un Gioiello da Riscoprire Data: 4/4/2006 11.39.2 Visite: 223
Kruder & Dorfmeiter - The K&D Session The K&D Session è un disco del 1998. Atmosfere così seducentemente cullanti, sensualmente avvolgenti e creativamente accattivanti non se ne erano mai sentite prima dell’uscita di questa "confezione famiglia" di raffinatezze downbeat a cui neanche la technocrate K7 aveva saputo dire di no. Peter Kruder e Richard Dorfmeister, col loro sobrio charme mitteleuropeo (sia a livello di immagine che di "sound appeal"), elargivano in questo doppio Cd oltre 120 minuti di insuperabile lavorìo al mixing desk che all’epoca si rivelava in grado di offuscare per un breve istante anche alcune tra le più brillanti proposte del pianeta, provenissero da oriente come Dj Krush oppure da occidente come Dj Shadow. Trovatosi a coabitare l’improvvisamente affollato condominio del cosiddetto "trip hop" (ricordo addirittura riviste creare in tutta fretta sezioni e rubriche ‘downtempo’ poi prontamente dismesse), il duo austriaco, col suo uso ossessivo di ritmi ad esiguo numero di bpm, non poteva però in alcun modo confondersi tra la folla. Kruder & Dorfmeister sono esistiti fin dall’inizio più come "formula" che come musicisti in senso stretto e le K& D Session ne sono l’esempio più disarmante. Realizzate seguendo procedure demiurgiche eterogenee (dall’utilizzo di sequencer e campionatori alla pratica di suonare strumenti sopra i brani da trasfigurare), le Sessions riescono nel miracolo di far convivere nel percorso sonoro materiali differenti o addirittura opposti senza creare alcuna sensazione di spaesamento. La "terapia rivitalizzante" K&D viene applicata a tutto: da David Holmes ai Sofa Surfers, da Count Basic ai Lamb, plasmando con disinvoltura tanto i lineamenti di Aphrodelics quanto quelli dei Depeche Mode all’insegna di una piacevolezza electro-soft che potrebbe perdurare all’infinito (sfido chiunque a trovare un altro pacchetto di più di due ore di musica che scivola via tutto d’un fiato come fa il disco in questione). Basta giungere al terzo brano del primo Cd per capire che si è alle prese con qualcosa di unico: perentori rintocchi di basso sintetico che ritorneranno dovunque, bossanova, sensuali vocals acid jazz, strumenti a fiato e sublime arte combinatoria non abbandonerano mai più il resto del disco, tra i cui episodi brillano per lucentezza ed eleganza Speechless degli Aphrodelics, Useless dei Depeche Mode o Gotta Jazz di Count Basic. Più immerso in un dolce torpore il secondo Cd, pieno di stupende pieces dub-rallentate come Gone di David Holmes in apertura, lievi ed evanescenti sospensioni come quelle degli unici due frammenti firmati Kruder & Dorfmeister, deforma(n)ti affreschi reggae/hip hop come quelli di Knowtoryous o Rockers HiFi. Niente di più sbagliato come in questo caso comunque scegliere brani esemplificativi: l’opera in questione si lascia ascoltare dall’inizio alla fine senza mai vivere di rendita e i due manipolatori si mostrano proprio per quello che sono: autentici re mida dell’arte del remix. La maestria insita nel loro dna electro è stata d’altronde prontamente notata da un miriade di artisti improvvisamente ansiosi di sottoporsi al trattamento K&D, il che ha procurato ai due Djs un pingue carnet di impegni che perdura ancora oggi. Impossibile non fregiarsi di gioielli come questo. Ps. - Recensione non mia Nick: OCUSUTORE Oggetto: preferisco la mafia Data: 1/4/2006 21.15.51 diamo giustizia a chi il suo unico problema era quello di ammazzare il tempo prima dei cartoni animati. |