Nick: K|NT4RO Oggetto: Black Friars Bridge Data: 10/12/2003 19.17.24 Visite: 100
Odette Morris accusata di spergiuro e ostacolo della giustizia Inglese, 42 anni, è parente di Flavio Carboni Caso Calvi, arrestata per falso la teste chiave del delitto Roberto Calvi LONDRA - Novità sulla morte del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il ponte dei Blackfriars, nella capitale britannica, alle 7 e 30 del 18 giugno 1982. La polizia inglese ha arrestato una donna, Odette Morris, sospettata di spergiuro e di avere sviato il corso della giustizia. La quarantaduenne londinese è parente di Flavio Carboni ed è il teste chiave che ha fornito l'alibi al faccendiere. Secondo gli accertamenti la donna avrebbe fornito una falsa testimonianza davanti al Coroner dando un alibi a Flavio Carboni, l'uomo d'affari su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio dei pm Maria Monteleone e Luca Tescaroli per omicidio volontario premeditato in relazione alla morte di Roberto Calvi. La Morris dovrà rispondere di spergiuro e di ostacolo alla giustizia. La donna è cittadina inglese e sarà dunque giudicata a Londra, tuttavia sarà un teste anche per i magistrati della Procura di Roma. Calvi era stato trovato impiccato sotto il ponte sul Tamigi nel giugno del 1982 con mattoni nelle tasche e 15 mila sterline in contanti. Una prima inchiesta aveva stabilito che si trattava di suicidio ed una seconda aveva lasciato il verdetto aperto. Nel settembre scorso, dopo oltre vent'anni, la polizia della City di Londra aveva riaperto le indagini per omicidio. Fin da allora gli agenti londinesi hanno lavorato in stretto contatto con gli investigatori italiani. Quello di oggi è il primo arresto nell'ambito dell'inchiesta. Sono state fatte nuove analisi e verifiche investigative anche sugli occhiali di Calvi e sul denaro trovato addosso al banchiere. - Pubblicità - La City of London Police ha anche individuato una barca, la 'Ram Rod', che sarebbe stata utilizzata dagli assassini per trasportare il corpo del banchiere dal cantiere al ponte dei Frati Neri. (9 dicembre 2003) Fonte:www.repubblica.it
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