PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO
Una dei più importanti eventi a Procida è La processione del Venerdì Santo detta dei "Misteri", così come vengono chiamate le strutture plastiche raffiguranti scene della vita e della morte di Gesù, portate a braccia per le strade dell'isola di Procida.
Sul far dell'alba, ancora buio, accompagnati in sottofondo dal suono straziante della tromba e dal battere del tamburo che fa "a chiammata", i ragazzi portano i loro "Misteri" a Terra Murata, costruiti e addobbati nei cortili e nei portoni del centro storico nei mesi che precedono il Venerdì Santo.
Alle prime luci del giorno salgono a Terra Murata anche "il Cristo Morto" e "l'Addolorata", si finisce di inchiodare, di urlare, di addobbare, terminano tutti i preparativi e si comprende che è giunto il momento di raccogliersi in silenzio e partire con la processione; è Venerdì Santo.
La processione è aperta da un trombettiere e da alcuni suonatori di tamburo, che danno il ritmo lento e cadenzato della marcia funebre.
Seguono poi i "Misteri", per ultimi quelli che rappresentano la Resurrezione di Gesù. Ai Misteri seguono le "Statue" sempre portate a braccia da due o quattro giovani. Ai lati del corteo sfilano due ali di confratelli, ciascuno avente in braccio un "angioletto a lutto" per la circostanza, bambini piccolissimi vestiti con abitini neri bordati d'oro.
In una atmosfera carica di grande suggestione e in un emozionante silenzio, la statua dell'Addolorata e quella del Cristo Morto ricoperto da un velo nero ricamato, portate a spalla dai confratelli della congrega dei Turchini, chiudono il lungo corteo.
Nessun'altra processione desta la stessa intensità emotiva del Venerdì Santo.
Notizie storiche..
L'origine della processione è da porsi fra la fine del sec.XVI e il sec.XVII.
Le caratteristiche con le quali la processione è stata osservata fanno pensare immediatamente a quelle importate dalla Spagna a Napoli nel sec.XVI e poi propagate dai gesuiti. L'impiego della tromba e del tamburo, di elementi sontuosamente barocchi, di catene e flagelli, tutto rimanda alle descrizioni fatte dagli scrittori napoletani del Cinquecento e del Seicento nelle processioni pasquali dette appunto processioni degli spagnoli.
Da "CHI E' DEVOTO" di R. De Simone, M. Jodice.












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