Nick: MARCO [out] Oggetto: IMPORTANTE LEGGETE Data: 23/4/2006 15.1.27 Visite: 206
Taranto, condannato a 21 anni per l'omicidio di due ragazzi. Già scontata tre quarti della pena. A uccidere era stato un altro. Innocente per 16 anni in carcere. TARANTO - "Prima di entrare in udienza mi facevo il segno della croce e mi ripetevo: "Questa volta capiranno che sono innocente". L'ho fatto per 16 anni. Ma ogni volta, anche se le prove erano a mio favore, i giudici del tribunale di Taranto le ignoravano. Non si schiodavano dalla loro teoria a senso unico: ero io l'assassino, il colpevole. Alla fine continuavo a farmi il segno della croce, ma non credevo più di riuscire a dimostrare la mia innocenza". Oggi Domenico Morrone ha 42 anni. Un terzo della sua vita l'ha spesa dietro le sbarre. Ingiustamente. Lo avevano arrestato nel 1991 e condannato a 21 anni, perché, secondo l'accusa, aveva ucciso a colpi di pistola due ragazzini davanti a una scuola media di Taranto. Non era vero. E la verità è saltata fuori solo oggi. Grazie alle confessioni di due pentiti e ad una revisione del processo, la corte d'appello di Lecce l'ha assolto. "Formula piena", gioisce lui. "Per non aver commesso il fatto" specifica l'avvocato Maria Riccio, del foro di Genova. Per il carcere ingiusto, ora, chiederà allo Stato un risarcimento tra gli 8 e i 12 milioni. Il tribunale gli ha dato ragione due giorni fa, ma Morrone è tornato libero solo ieri. "Venerdì, per l'ultima volta, sono stato contento di dormire in carcere con i miei amici, detenuti e poliziotti - dice Morrone - uomini che hanno capito la mia storia e mi hanno aiutato ad avere coraggio. Volevo festeggiare con loro. Avremmo voluto brindare a champagne, ma non è possibile portare alcolici in cella, così abbiamo brindato con il pensiero e con gli sguardi". Secondo i giudici Morrone aveva ucciso per vendetta. Dopo un litigio con i ragazzi, l'allora ventisettenne fu ferito alle gambe. E per vendicarsi del litigio e del ferimento li aveva ammazzati. "La sua unica colpa - dice l'avvocato Riccio - è stata di essere un uomo onesto: sgridava spesso i ragazzini, perché rubavano i motorini. Era un po' come la voce della loro coscienza e per questo loro lo odiavano e in ospedale i parenti delle vittime indicarono subito lui come il colpevole". Ma a uccidere era stato un altro. "Da ragazzo non ho mai preso nemmeno una multa. Il mio sogno era aprire una pescheria". Oggi fa l'operatore ecologico (tre anni fa ha ottenuto la semilibertà) a 600 euro al mese e si prende cura della madre ammalata. "La verità era sotto gli occhi di tutti - ripete - ma nessuno la voleva vedere. Oggi sono libero e sono felice. Però non è una felicità piena. Continuo a chiedermi perché nessuno mi ha mai creduto? Era tanto difficile ammettere di aver sbagliato? Mi hanno umiliato. Perché?". Per due volte la Cassazione ha rinviato il processo alla corte di appello, perché Morrone aveva un alibi credibile, ma i giudici pugliesi hanno confermato la condanna. "Siamo riusciti a ottenere la revisione del processo perché abbiamo provato che l'assassino era un altro - spiegano l'avvocato Maria Riccio e il collega Claudio Defilippi - Due pentiti hanno rivelato che ad uccidere i ragazzi era stato un ragazzo del clan, Antonio Boccuni, per vendicare lo scippo che la madre aveva subito la mattina del delitto". Boccuni è già in carcere: condannato all'ergastolo per altri delitti. PENSATE SE STA COSA FOSSE SUCCESSA NELLO STATO DEL TEXAS IN AMERICA. PROBABILMENTE GIA SAREBBE STATO GIUSTIZIATO. PRIMA DI IMPLORARE LA PENA DI MORTE PENSATE. PENSATE. PENSATE.
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