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Nick:
rockgirl
Oggetto:
Via del Campo
Data:
24/4/2006 21.47.45
Visite:
74
Su ogni canzone di De Andrè, se ne potrebbe costruire un'altra infinita o un romanzo sconfinato.
ma sapete
adesso sono a casa.
alice se ne è andata.
abbiamo passato la mattina a prendere roba dai cassetti e dagli armadi, a raccogliere le foto dalla scrivania in camera. poi s'è messa tutto in due borsoni scuri, non ci siamo scambiate uno sguardo, non una parola: non c'era bisogno. sulla porta le ho dato un bacio sulla guancia; guardandola ho saputo che sarebbe tornata se e quando l'avesse voluto, sentito, potuto; non prima, non poi. forse la vedevo per l'ultima volta.
la prima volta che siamo così vicine, così uguali, e non riusciamo a stare insieme, forse non lo saremo mai più.
sono tornata in cucina e ho tirato due boccate all'acquapipa, ma non mi andava. ho smozzicato mezza partadella, e mi ha nauseato.
è così che sono tornate(...)
dove vado ci sei tu che dirigi le mie ossa nel vento della sera che mi dice cosa fare della mia vita senza senso priva di significato senza nemmeno l'ombra di un dubbio che ne faccia dire eccola la mia vita prendila è là se la vuoi se non hai la forza di prenderla non è tua non t'appartiene la tua vita ti aspetta la vita parola parole parole parole sempre parole niente vita niente morte nient amore niente odio basta parole basta scrivere basta tutto basta niente bla bla bla fffffff kjskjskjskjskjs vasssssssilllllliijjj kaaaaaaaaaandinsssssssskijjjjjjjj
scrittura automatica, si direbbe. ho premuto i tasti corrispondenti alle lettere e agli spazi necessari a registrare la scrittura grafica delle parole che affioravano liberamente alla superficie del mio io cosciente.
questo fenomeno è un già-stato, considerandolo quale effetto di un processo iniziato e conclusosi in un prima non meglio identificato. ma è anche un ancora-qui che persiste allo sguardo dell'osservatore. non mi avventuro a definire la sua presunta o meno persistenza ulteriore nel tempo a venire, la sua dimensione futura. questo, e ancor più la sua eventuale durata, fugge ed allarga troppo il discorso.
provo ad assumere la prospettiva impersonale di un incolore soggetto campione che incontri la pagina che stiamo esaminando. siamo finora riusciti a definire, quindi, l'elemento foglio con la relativa grafia stampatavi, e il secondo elemento dell'occhio che la scorre. le variabili a questo punto sono infinite, e tuttavia noi proviamo a darne una sintesi ordinata soddisfacente. l'incontro prevede per definizione l'esistenza contemporanea e contigua di due elementi; in questo caso, in più, non possiamo ignorarne un terzo, del resto oggetto principale del nostro interesse, e cioè: il prodotto dell'incontro.
li hai sentiti i ragionamenti, i discorsi, le parole? le parole sono le migliori intenzioni, le parole sono le migliori giustificazioni. intenzioni e giustificazioni non corrispondono alle cose. ...
- che importa la mia ragione? ha la mia ragione fame di sapere come il leone della sua preda? la mia ragione è povertà e sporcizia, e un miserabile benessere.
"ora però ricordo
e so
che siamo soli
questa brutta notte ricordo tutto
e so che siamo soli
io e alice
con le cose che sappiamo
e non posso farci niente."
la mia volpe ideale.
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