Nick: Franti Oggetto: Varanasilandingcollage Data: 4/5/2006 16.20.13 Visite: 271
Provateci voi ad arrivare in ufficio alle otto del mattino, con una nebbia fitta, una sigaretta in bocca che v'aumenta lo stimolo di cacare le uova al tegamino della sera prima, e questo ritornelo che esce dall'autoradio, a tutto volume, e ti rimbomba in testa. La prima cosa che ti capita è che entri in ufficio e dici "Buonasera". E tutti ti guardano in maniera strana, quasi a prenderti per il culo. La seconda cosa che fai è correre al cesso per cacare. Ma nel frattempo le quattro o cinque sigarette fumate in un’ora ti hanno intasato bronchi e polmoni e cominci a tossire. E così ti appoggi al lavabo e sembra tu debba sputare fuori pure l'ostia sacra della Prima Comunione. I colpi di tosse, nel frattempo, per poco non ti fanno cacare addosso. Devo chiamare Sergio per farmi acquistare dell'erba. Non fumo da dieci giorni e sembro un tossico in astinenza. Sergio, provvedi. Inutile parlare al telefono con messaggi in codice che sanno di pile di CD vergini. Il mio collega Fabio dietro di me sta litigando con la moglie. Al telefono. Non li sopporto. Litigano su ragionamenti del tipo: Fabio: "Voglio la pasta". Moglie: "Non la cucino" Fabio: "Perchè?" Moglie: "Perchè no" Fabio: "Cosa vuol dire perchè no?" Moglie: "Vuol dire perchè no" Fabio: "E ti pare una risposta?" Moglie: "Sì. E' una risposta" Fabio: "A me non sembra una risposta" Moglie: "E a me sì". "Ok, non fare la pasta" Moglie: "No, faccio la pasta" Fabio: "Ma come? Prima no e adesso sì?" Moglie: "Sì" Fabio: "E perchè prima no e adesso sì?" Moglie: "Perchè sì" Fabio: "E perchè sì ti sembra una risposta?" Moglie: "Sì è una risposta". Ma separatevi, no? Oggi andrò al Cimitero. Da solo, Da quando è morto mio padre non sono mai andato al cimitero. Prima della sua morte sì che ci andavo. A trovare mia madre. E i miei nonni. Ma da quando è morto mio padre, ossia da maggio, al cimitero non ci sono più andato. Mi faceva stare male. Oggi ci vado. Sento così. Spero che qualcuno non si incazzi. Compro dei ciclamini? Sì, compro dei ciclamini. Sento una confusione dentro la mia testa che sembra ci suonino gli Einsturzende Neubauten che fanno a gara con i CCCP e Amanda Lear che però non cantano "Tomorrow", bensi Trafitto", con i versi: "Trafitto sono, trapassato dal futuro, cerco una persona. Fragili desideri, a volte indispensabili, a volte no" Un genio 'sto cazzo di Lindo Ferretti. O uno che ci prende per il culo. Un pò come Johhny Rotten. Stanotte vado ad una festa. Fumerò. Spero. Non fumo da tanto. Berrò poco e ascolterò il casino della gente. Se incontrerò una ragazza mora, con i capelli ricci e con le tette piccole e la pelle profumata di sandalo, la fermerò e le chiederò se crede ai colpi di fulmine. Poi le dirò una frase fatta del tipo "Sono il tuo angelo custode". Ma le darò l'opportunità di accorgersi che non sono un angelo, perchè non ho le ali e che la sto prendendo per il culo. Così le canterò a squarciagola quella canzone dei P.I.L. che fa: "This Is Not A Love Song" Cambio Programma. Non vado più alla festa. Mi scoccio. Sono le diciannove e finalmente esco da quest’ufficio di merda. Sono stanco stasera e voglia di cucinarmi qualcosa pari a zero. Però ho fame. Non ho pranzato. Vado a cena da zia Maria anche perché è necessario che io la saluti. Domani riparte per Brescia e per me è come una mamma. Tornerà per le vacanze d’agosto, credo. Mia zia ha sessantanove anni ed è strana. Ogni volta che scende da Brescia mi regala un pacco di profilattici perché "..sei un incosciente e possono servire. Si muore Piero, si muore!". Sono morto da tempo, zia. Uno zombie. Senza cuore e munito di cervello. Ancora funzionante. Qualcuno lo chiama istinto di sopravvivenza. O di conservazione. Ma forse questa è un’altra cosa. Fatto sta che qualcuno crede che io sia soltanto cinico. Bah, sarà. Mia zia è ancora convinta che non debba accettare caramelle dagli sconosciuti perché "…possono contenere droga e poi puoi diventare tossicodipendente e morire". Di nuovo, zia? Sono morto da tempo, zia. Uno zombie. Senza cuore e munito di cervello ancora funzionante. Qualcuno lo chiama istinto di sopravvivenza. Sopravvivere, si dice. O di conservazione. Ma forse questa è un’altra cosa. Fatto sta che qualcuno crede che io sia soltanto cinico. Bah, sarà. E poi, zia, ho più di trent’anni, fumo maria e qualche volta sniffo. Raramente, tranquilla. Ma davvero molto raramente. La coca la taglia Sergio. Con una lametta, su un contenitore di plastica per Compact Disc. Come la taglia lui nessuno. Bravo Sergio. E povera zia, se sapesse. Tranquilla zia, non diverrò mai un "dipendente", se non per questioni lavorative. Anzi, neppure per questioni lavorative. Non sopporto i cocainomani. Mi fanno schifo i drogati in genere. Drogati di sesso, di sostanze, di amore, di lavoro, di ballo, di politica, di amicizia. Non sopporto i dipendenti. Non sopporto l’abuso. Non sopporto neppure chi ha bisogno di me, figurati. In auto, nel tragitto per arrivare a casa di zia accendo l’autoradio. Viene fuori "In Your Room" dei Depeche Mode. In your room Where time stands still Or moves at your will Will you let the morning come soon Or will you leave me lying here In your favourite darkness Your favourite half-light Your favourite consciousness Your favourite slave Ci vorrebbe uno spino, adesso, con questo sound. Arriverei da zia in un secondo e poi partirei per Katmandu. Anzi no, per Varanasi. Ha un bel suono Varanasi. VA-RA-NA-SI. Ci troverei pure Ganesha. Nessuno sa chi sia Ganesha. Poveri voi. Niente spino. Accendo una Philip Morris Filter Kings e succhio una caramella al mentolo. Un orgasmo. Ti si aprono i polmoni. Divento triste all’improvviso. Non so perché. O forse sì. E’ colpa dei telefoni. Dei cellulari. Vedere certe persone che usano il cellulare mi fa ancora male. Per adesso. Landing. Arrivo da zia che mi saluta e mi mette fretta. Devo sedermi a tavola che mio zio, che è una specie di patriarca somigliante a Lino Banfi, ha fame. A tavola coniglio alla cacciatora. Cazzo, sembra un gatto. Ma mi tocca mangiarlo. Ho fame. "Zia ‘sto coniglio è solo ossa, cazzo! Ho dato un paio di morsi a questo pezzo e ho trovato solo ossa e pochissima carne" "Eh..meglio non ti dica quale parte del coniglio hai mangiato.." No, dai. "Cioè? Quale parte?" "Sicuro di volerlo sapere?". "Sì". "Parte della testa….non ci pensare è nutriente….". "Ah…" Cazzo, ho morso e mangiato le guance del coniglio. Mi viene da vomitare ma trattengo. Mangio un pezzo di pane e poi nulla. A tavola c’è un silenzio strano. Tristezza. Non è tristezza. Sembra strafottenza. Ecco, in questo momento vorrei diventare un Velociraptor. Non per sbranare e mangiare qualcuna ma per correre via, velocissimo. Ci pensa mia zia. Ciak! Si rigira. "Piero, ma quando te la trovi una bella ragazza?" "Zia, fissa? Una ragazza fissa? Se fissa è una parola..Lo sai che nei rapporti non ci credo tanto. Poi chissà". "Tu la devi finire! Non sei più un ragazzino. Trova una brava ragazza di trent’anni e sposati. Quando me lo darai un nipote? Mi vuoi far prima morire?". Che due coglioni, penso. Ci penso io. "Zia, ho un debole per le ventenni…" "Ma lascia stare le ventenni, non sono per te!" "Ho in mente una ventenne, anzi una ventunenne che ha un nome da pornostar, che ne pensi?" "Che fai schifo! Mò pure le pornostar!" Si ferma due secondi. "Vabbè, che fa che ha un nome da pornostar. Fa niente. Tanto ha solo il nome da pornostar, no?" Vuole essere rassicurata al riguardo. "Anche il cognome, zia…" "Ah..anche il cognome? Vabbè…" Vuole essere rassicurata. Ancora. "E’ una brava ragazza almeno?". "Ma zia sto scherzando…E poi che cazzo ne so se è una brava ragazza o meno?" "E scherza sempre tu! Vuoi trovarti una brava ragazza che stai diventando vecchio? Cosa pensi? Che tu sia sempre giovane? E poi come che cazzo ne sai? Certe cose si vedono subito, eh!" E’ leggermente alterata, zia. Triste. Apprensiva. E leggermente alterata. Vado via. Zia mi abbraccia per salutarmi. Piange. Che due coglioni. "Zia…dai". "No, è che mi dispiace che tu rimanga solo. Sei troppo giovane per rimanere solo" "Zia, ma non avevi detto ero vecchio, ormai?". "Vabbè ma che c’entra…" Ripiange. "Mi dispiace tu rimanga solo, Piero" "Zia, dai. Abito da solo, a fasi alterne, da quando avevo diciott’anni. Possibile tu faccia sempre così?". "Sì ma tu non sai fare un sacco di cose, capito? E io mi preoccupo". Ha ragione. Zia ha ragione. Potenzialmente so fare un sacco di cose ma praticamente sono una frana. So cucinare ma chissà perché le mie uova al tegamino diventino sempre solo ed unicamente uova strapazzate. Uso il Pc da anni ma fare un copia&incolla è il massimo, per me. Mi drogo da quasi vent’anni e so sminuzzare la maria come nessuno, ma non so chiudere una canna. Non so fare un sacco di cose che potenzialmente so fare. Fanculo. Ho voglia di andare via. Zia piange ancora. "Zia….dai…" "Vabbè…". Vado via. Finalmente. In auto accendo l’autoradio e cambio Cd. Inserisco The Raven, un album doppio di Lou Reed. Lou Reed è un poeta. Acido come piace a me, ma è un poeta. Vado sulla traccia numero tredici. Il tredici non so se porti fortuna o sfiga. Cazzo me ne frega. Lou Reed rimane un poeta. Just a perfect day drink Sangria in the park And then later when it gets dark, we go home Just a perfect day feed animals in the zoo Then later a movie, too, and then home Oh, it's such a perfect day I'm glad I spend it with you Oh, such a perfect day You just keep me hanging on You just keep me hanging on Domani sarà un giorno perfetto? Lo spero. Ho le palle piene di questo periodo "Vado sotto casa della mia ragazza che nel frattempo è diventata la mia ex ragazza". Questa la spiego a me stesso. Io non ho una ragazza e non ho una ex ragazza, da tempo. Però il periodo "Vado sotto casa della mia ragazza che nel frattempo è diventata la mia ex ragazza" è un concetto universale ed identificativo si una situazione che ammorba. Per lo più. Quando una ragazza ti molla, all’inizio non cedi, non ci credi e la martelli con telefonate, sms, richieste patetiche eccetera. Lei semmai, nel frattempo, ha già qualcuno da scoparsi, ma tu niente, non demordi. La martelli con telefonate, sms, richieste patetiche eccetera. Poi, per una serie di circostanze smetti di martellare con telefonate, sms, richieste patetiche eccetera. C’est finì. E quando c’est finì e lei ti viene in mente non ti resta altro da fare che recarti irrazionalmente sotto casa sua, semmai, anzi sempre, in orari notturni. Guardare la finestra della sua camera per due minuti e andare via, tristissimo. In casi particolari, al massimo, scendi e avvicini la faccia al citofono, vicino ai tastini. Cerchi si sentire l’odore delle sue dita. Ovviamente non senti un cazzo e ti risiedi in auto, ancora col motore acceso. E riparti, con gli occhi gonfi e un amico dai pochi capelli rossi che ti guarda con comprensione. Come si fa a guardare con comprensione? Landing. Cambio il Cd. Metto su i Clash Volo. London calling to the faraway towns Now that war is declared-and battle come down London calling to the underworld Come out of the cupboard, all you boys and girls London calling, now don't look at us All that phoney Beatlemania has bitten the dust London calling, see we ain't got no swing 'Cept for the ring of that truncheon thing The ice age is coming, the sun is zooming in Engines stop running and the wheat is growing thin A nuclear error, but I have no fear London is drowning-and I live by the river Quest’autoradio è la mia salvezza. Penso al cielo grigio di Londra. Alla Manica che è proprio larga e ti impedisce d’arrivare e separa tutto. Chissà che ora sarà a Londra. E in Galles? Chissà che ora sarà in Galles. E in Scozia? Chissà che ora sarà in Scozia. Ma m’interessa l’ora di Londra. Chissà che ora sarà a Londra. E chissà se il cielo è ancora grigio. Il cielo è sempre più blu. Tranne a Londra, per i più. Per i più che vedono solo grigio. Ma il cielo è sempre più blu. Anche a Londra. London calling. London is drowning-and I live by the river Si balla. Tanto che si balla che non riesco manco a cantare. Neppure a pensare. Controllo sul display del cellulare e noto che m’è arrivato un sms. "Aspettami. Fidiamoci" Fidiamoci? Non l’ho capita. Ma hai solo ventun’anni. Va bene che ho un debole per le ventenni, ma sono solito giocarci e…nulla. Cioè non ci gioco, o meglio, sì dai, gioco. Ma non lo faccio di proposito. E non sono un professionista. Aspettami? Mi scoccia aspettare. Voglio tutto e subito. Sono prepotente ed arrogante. Lo so. Lo sanno tutti. Non aspetto. Comincio a correre come un Velociraptor e vengo a cercarti. E ti sbrano. Oppure t’aspetto. Ok, va bene, aspetto. Anzi, no. Se aspettassi finirà che ti prenderò a calci e pugni. Anche a testate. Sulla faccia. Forse non è proprio legale, sai, ma sei bella vestita di lividi. E con quella donna vestita di lividi farei l’amore in una stanza dalle pareti color carne. Su un letto col materasso ad acqua e le guardie del corpo fuori. Si balla. Tanto che si balla non m’accorgo neppure che il mio cazzo t’è entrato dentro. Landing. Brutta cosa aspettare. Aspettare è come non permettere ad una cosa vicina di essere quello che è. Una cosa vicina. E si sa come la penso. Le cose vicine sono sempre le più belle, c’è poco da fare. In Your Room. Perfect Day. London Calling. Ascolto tutto. Non penso più Landing. Ti sei sentita sola? Beh, pure io. Solo che per me la solitudine è speso libertà. E’ una conquista, non una piaga. Altre volte mi fa brutti scherzi. Oddio, non a me. Ma agli altri. Scusa ma capita. Due solitudini si attraggono. Tu chi sei? Se c’è un motivo trovalo con me. Mia: non odi tutto questo? Vincent: odio cosa? Mia: i silenzi che mettono a disagio...perche' sentiamo la necessita di chiaccherare di puttanate per sentirci piu' a nostro agio Vincent: non lo so... e' un'ottima domanda Mia: e' solo allora che sai d'aver trovato qualcuno speciale...quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento, e condividere il silenzio in santa pace Vincent: ma, non credo che siamo gia' arrivati a questo, ma non te la prendere, ci conosciamo appena... Mia: facciamo una cosa..io adesso vado in bagno a incipriarmi il naso..tu resti seduto e pensi a qualcosa da dire Ma che cazzo! Sento puzza di latte bollito. Io odio il latte. Lo schifo. Shifo i latticini. Sono insopportabile lo so. Se qualcuno mi invita a mangiare a casa sua e mi prepara una lasagna, dico No grazie mangiala tu e tutta la tua famiglia. Io, piuttosto che bere latte e mangiare lasagne, preferisco partire per Berlino pure se devo giocare a mosca cieca sul Muro. Anzi no, a mosca cieca non ci voglio giocare. Non ho fiato. Le Philip Morris Filter Kings mi hanno distrutto. Chissà fra quanto, la mia anima pelata, vedrà dall’alto, mio fratello piangente che apre un bigliettino bianco e bordato da un righetto nero, con sopra scritto: "Sentite condoglianze. Lo ricordo ancora con me, a Berlino. Firmato Sergio." Gioco spesso. Ho giocato. Anzi, abbiamo giocato a un gioco che so qual è e ho iniziato io. Abbiamo giocato e non ci è venuto bene. Adesso rivado a giocare. Da solo. Ho voglia di giocare. Mi piace giocare. Ma non ho un giocattolo. E non ce l’avevo. Piuttosto che non giocare, per mancanza del giocattolo, scelgo di giocare uguale. M’adatto. Scelgo di giocare lo stesso e gioco. Anche se col Nulla. Gioco col Nulla. Tanti auguri di buone feste a tutti, dal Centro del Nulla. Ps – Grazie al collage, alla ventunennecheeradilondon, allatrentennequasitoscana e alla sessantanovennebrescianasuomalgrado. Per l’ispirazione s’intende. Ho visto fefy nel bar di rimpetto ad Architettura che cantava (con un panzerotto fritto in mano) "Luglio, col bene che ti voglio vedrai non finirà. Lallallallàààààààààààààààààààààà". Poi ha detto al giovinotto del bar se gli andava di cantare con lei |